Manifesto 5 luglio 2001 Accordo
al vertice
ANDREA COLOMBO
Il governo canta vittoria, e ne ha tutte le ragioni. Anche l'opposizione
si dichiara soddisfatta, ma senza averne altrettanto buon diritto. L'accordo bi-partisan
al termine del dibattito sul G8 di Genova c'è stato, non con la formula piena del
documento unico ma con quella obliqua delle astensioni incrociate su mozioni molto simili,
entrambe approvate. Il tentativo di arrivare a un voto comune era proseguito ancora ieri
mattina. Il ministro degli Esteri Ruggiero si era detto favorevole a votare la mozione del
centro-sinistra purchè fosse eliminato il passaggio sulla Tobin Tax. Alla fine, le
tensioni interne all'Ulivo, l'opposizione dei Verdi, dei cossuttiani, di una parte dei Ds
e della Margherita, hanno consigliato di seguire la via più prudente, quella delle
astensioni concordate. "Un documento unico - commenta raggiante il sottosegretario
Buonaiuti - sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Ma siamo molto soddisfatti".
Per rendere possibile la doppia astensione, l'Ulivo ha accolto la richiesta di Ruggiero
eliminando dalla mozione Burlando il riferimento all'introduzione della Tobin Tax. La
tassa sulle transazioni finanziarie internazionali è diventata oggetto di due mozioni,
una del diessino Crucianelli l'altra del rifondatore Alfonso Gianni, ed è stata bocciata
di misura (11 voti). La maggioranza, a sua volta, ha accettato di togliere dal suo
documento una frase che poteva essere intesa come favorevole all'energia nucleare.
La Casa delle libertà ha inoltre permesso, con l'astensione, il passaggio della mozione
favorevole al protocollo di Kyoto presentata dal verde Valerio Calzolaio. In questo caso
il voto favorevole della maggioranza era sembrato possibile sino all'ultimo momento. Il
ministro dell'ambiente Matteoli, con un intervento in aula, si era espresso a favore
dell'intesa di Kyoto, subordinandola solo alla sua accettazione da parte "degli altri
paesi europei". Poi nella destra ha prevalso la decisione di uniformare anche il voto
sull'ambiente al gioco delle astensioni.
Il ministro degli Esteri ha tutti i motivi per rallegrarsi del voto di ieri. Quando
dichiara che "il governo va ora a Genova più forte, sia nei confronti degli altri
capi di stato che dei manifestanti", dice la pura verità. Quando sfida il Genoa
Social Forum ("Non potrà non riconoscere la grande unità tra la maggioranza delle
forze politiche"), mette all'incasso un successo politico senza ombre. Per
l'esecutivo la copertura offerta dall'opposizione con il voto di ieri è preziosa:
qualsiasi cosa succeda a Genova, la responsabilità non sarà del governo di centrodestra,
ma di tutte o quasi le forze politiche.
L'Ulivo, invece, deve scontare il clamoroso dissenso di 80 parlamentari che,
contravvenendo alla decisione ufficiale hanno bocciato la mozione del governo, nonché una
contrapposizione frontale con il Genoa Social Forum. Particolarmente pesante la situazione
nelle file diessine, dove il capogruppo Violante è stato bersagliato da critiche per aver
deciso l'astensione senza neppure riunire i deputati (proprio lui, che non esita a
convocare il gruppo per decisioni di importanza assai minore, notavano ieri i diessini
più avvelenati). Alcuni dei voti contrari più eccellenti, l'ex ministro Bersani e l'ex
capogruppo diessino Mussi, si sono poi giustificati parlando di un banale, ma non troppo
credibile, errore tecnico.
Sono crepe che non sembrano preoccupare il capogruppo. "Siamo stai noi - dichiara
Violante - a imporre il dibattito e alla fine si è convenuto sulle nostre posizioni. E'
un fatto importante, come lo è che il governo si presenti in una posizione unitaria sulla
scena internazionale". Decisamente più sfumata la posizione di Francesco Rutelli:
"I documenti si potevano preparare meglio. Lavorando per tempo, o si trova una chiara
convergenza o si trova una chiara divergenza. Comunque il voto è stato complessivamente
positivo".
L'area ulivista che ha maggiormente lavorato per la situazione bi-partisan, con i
dalemiani come Violante e Burlando in primissima fila, rivendica la sostanza delle mozioni
approvate. I documenti impegnano l'esecutivo a mettere in testa all'elenco delle priorità
internazionali la lotta alla povertà, all'Aids e alla malaria nonchè la cancellazione
del debito dei paesi poveri. La mozione Calzolaio è a sua volta un risultato molto
positivo.
Sul piano politico e concreto, però, il vantaggio è tutto a favore del governo e della
maggioranza. In cambio di una dichiarazione di intenti positiva ma generica, che non
impegna a niente e niente garantisce, Silvio Berlusconi ottiene il sostegno
dell'opposizione in quella che sarà la prima vera prova difficile del suo governo: il
braccio di ferro con i manifestanti di Genova. Quella città, chiede per lettera
Berlusconi al minstro della Difesa Martino, "deve diventare il luogo più sicuro
d'Italia". La stessa cosa esige poi da un altro ministro, quello degli Interni,
convocato d'urgenza per un colloquio a quattr'occhi subito dopo il voto. Ora, con il
beneplacito dell'opposizione, per Berlusconi e Scajola tutto è più facile.
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