Milano, 26.6.2001


Appello del Partito Umanista
Protesta contro il G8: riportiamo al centro i contenuti e la non-violenza

Il movimento di protesta contro la politica neo liberista attuata dalle
8 maggiori potenze economiche del mondo (USA, Germania,
Giappone, Francia, Gran Bretagna, Canada, Italia, Russia), in
ossequio agli interessi finanziari e speculativi delle multinazionali e
del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e
dell'Organizzazione mondiale del commercio, si è sviluppato negli
ultimi anni unendo anime e filoni diversi.
I suoi contenuti (economia: abolizione del debito dei paesi poveri,
tassazione della speculazione finanziaria, abolizione dei paradisi
fiscali e del segreto bancario; ambiente: riduzione delle emissioni
"effetto serra", sviluppo energie rinnovabili e risparmio energetico;
lavoro: piena occupazione, diritti sindacali, abolizione delle nuove
"schiavitù", in particolare difesa dei minori; diritti umani: piena
attuazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, in
particolare riguardo a libertà politiche ed economiche, educazione,
salute diritto d'asilo per cause di guerra e povertà; abolizione della
povertà e della fame ecc.) rischiano però di venire oscurati da una
minoranza violenta, che monopolizza l'attenzione dei mass media
e trasmette un'immagine distorta della protesta.
Quello che viene genericamente definito "popolo di Seattle", invece,
ha un carattere fondamentalmente pacifista e non violento e
rivendica tra i suoi obiettivi ed aspirazioni una "società non
violenta", basata sul riconoscimento delle diversità come maggiore
ricchezza e contributo dei popoli e delle nazioni.
Da questa premessa e dalla necessità di costruire un vasto
movimento, a cui possano partecipare persone di tutti i tipi, dagli
anziani ai bambini, riteniamo doveroso ed imprescindibile
denunciare ogni forma di violenza e provocazione da parte delle
forze armate e di polizia, rivelatesi (vedi Goteborg) primi fautori del
disordine pubblico.
Denunciamo altresì ogni forma di manifestazione che assuma
carattere violento e condividiamo pienamente il giudizio espresso di
recente da Susan George:
"Indipendentemente dalle posizioni filosofiche sull'argomento . le
violenze fanno invariabilmente il gioco dell'avversario. Anche in caso
di provocazioni e quando la polizia è responsabile nell'aprire le
ostilità, come spesso avviene, ci si mette tutti nello stesso sacco. I
media evidentemente non parlano che di questo. Le idee, le ragioni
della nostra opposizione, le proposte vengono completamente
nascoste.
Lo Stato si definisce per il suo "monopolio della violenza legittima".
Chiunque pensi di poterlo affrontare e vincere su questo terreno non
ha fatto molta strada nell'analisi politica. Chiunque pensi che
rompere vetrine e poliziotti "minacci il capitalismo" non ha per
niente un pensiero politico.
Noi non possiamo costruire un movimento largo e popolare sulla
base di una cultura di giovani e persone che sono pronti a farsi
spaccare la faccia. Tutte le persone che hanno paura dei
lacrimogeni, della violenza - le persone della mia età, le famiglie
con bambini, le persone meno in forma fisicamente - si asterranno
e non verranno a nessuna nostra manifestazione.
Questo non è democratico. Francamente ne ho abbastanza di
questi gruppi che non ci sono mai per il lavoro preparatorio, che
non fanno mai nulla nella politica quotidiana ma che arrivano nelle
manifestazioni come fiori ("velenosi") per distruggere, quali che
siano gli accordi negoziati dagli altri.
In una parola, ne ho abbastanza di questi tirannelli e temo che se
si continua a lasciarli fare finiranno per distruggere il movimento, la
più bella speranza politica da trent'anni a questa parte. "

In questo contesto il Partito Umanista invita quanti si riconoscono
in queste posizioni a sottoscrivere questo appello e in particolare a:
1. Fare ogni sforzo perché la manifestazione di Genova sia
esplicitamente non violenta, numerosa, colorata, allegra, con
cartelli di denuncia e striscioni a tema, piena di musica, inviti alla
aggregazione, alla festa, al ballo di piazza (l'unità di misura è che vi
possano partecipare persone anziane e bambini piccolissimi).
2. Prendere pubblicamente le distanze, a partire da ora, da chi in
nome di un assurdo "attacco militare dimostrativo al G8" punta
semplicemente a un devastante assalto alle vetrine.
3. Dissociarsi esplicitamente da chi rivendica un ruolo di "poliziotto
armato del movimento" attraverso l'organizzazione di un presunto
"servizio d'ordine", ribadendo che i movimenti non-violenti (vedi Gay
Pride di Parigi, Berlino, Milano) pur portando in piazza centinaia di
migliaia di persone non hanno avuto bisogno di alcun "servizio
d'ordine" (più o meno armato).
4. Riguardo alla manifestazione a Genova, isolare e distanziarsi,
anche fisicamente, da chiunque cerchi di portare codici diversi da
quelli di una manifestazione pacifista e non violenta.