Corriere della sera 27 giugno 2001
«Andremo
a Roma, ma non cè trattativa»
Il Genoa Social Forum: sì
al dialogo. «La polizia venga senza armi, avremo il nostro servizio dordine»
- MILANO - Loro ci saranno, per la prima volta. Le 750 organizzazioni che aderiscono al
Genoa Social Forum rispondono presente alla chiamata del governo. Anche le Tute bianche
hanno detto sì. Andranno, ascolteranno. In silenzio, però. «Questo incontro arriva
tardi, ma è importante, anche perché mancano soltanto tre settimane al vertice». Il
portavoce del Gsf Vittorio Agnoletto parla in una saletta della sua «Lila» (Lega
italiana per la lotta allAids), periferia milanese, la stazione di Rogoredo a pochi
metri di distanza. Una conferenza stampa convocata in tutta fretta, per far sapere che il
Gsf si siederà al tavolo con i ministri Ruggiero e Scajola. La possibilità del confronto
cè, dice Agnoletto. Ma lascia capire che non sarà facile arrivare ad un accordo:
«Ho detto confronto, e non trattativa, perché non si può trattare su diritti garantiti
dalla Costituzione».
Le premesse sono queste. Poi ci sono quelli che Agnoletto chiama «i problemi». Laccoglienza
dei centomila dimostranti che arriveranno a Genova, la loro possibilità di movimento, i
loro diritti. Le richieste del Gsf sono tre. Primo: «Riconoscimento del diritto al
dissenso, che deve avere come conseguenza diretta le frontiere aperte e nessuna
sospensione del trattato di Schengen». Secondo: «Stazioni di Genova aperte. Non quelle
periferiche, ma le due principali, Principe e Brignole. E inoltre, tutti i caselli
autostradali aperti». Terzo: «"Loro" ci dicono di volere il confronto sui
contenuti, e poi ci negano la cittadella, dove noi vorremmo fare i nostri incontri,
dibattiti, conferenze. Continuiamo a chiedere che ci venga concesso lo stadio Marassi».
Comunque vada, Agnoletto afferma che «non ci sarà nessuna violenza da parte nostra, ogni
incidente è un colpo alle nostre proposte». Ma poi aggiunge: «Noi non rispetteremo la
zona gialla (la fascia di città intorno alla zona rossa, nella quale è vietato
manifestare, ndr). E una trappola pericolosa, anche per la polizia. Così come è
stata concepita e strutturata, è destinata a diventare un campo di battaglia».
Dunque, le stazioni, Marassi e la zona gialla. I tre argomenti sui quali si giocano le
speranze di un G8 a bassa intensità. Difficile che il governo possa concedere tutto. E
necessario trovarsi a metà strada. E al di là delle parole ufficiali, lo sa anche
Agnoletto, che non chiude tutte le porte: «Diciamo che in attesa di sapere quali sono le
proposte ufficiali dellesecutivo, che a tuttoggi non ne ha formulata neppure
una, queste sono le nostre richieste. Quando le loro carte saranno sul tavolo, vedremo».
Agnoletto non lascia neppure finire la domanda su una possibile spaccatura del movimento:
«Allincontro di giovedì ci sarà anche un rappresentante delle Tute bianche». Si
chiama Chiara Cassurino, del centro sociale «Terra di nessuno» e dellassociazione
«Ya Basta». Una ragazza genovese, studentessa, sempre vestita di nero. Ha la parlantina
sciolta, e dice cose intelligenti. Ma davanti a Ruggiero e Scajola starà zitta. «Sarà
soltanto una testimone, non parlerà con il governo ma ascolterà», dice Luca Casarini,
portavoce delle Tute Bianche venete. Insomma, le Tute bianche ci saranno, ma non troppo.
«E continuiamo - conclude Casarini - a considerare valida la dichiarazione di guerra
emessa contro i potenti del G8 il giorno 26 maggio 2001». Equilibri delicati.
Alla principale richiesta del governo («Isolate i violenti»), Agnoletto risponde
fissando i paletti: «Noi non possiamo garantire per chi è fuori dal Gsf». Ma per la
giornata del 20 luglio, quella delle «piazze tematiche» intorno alle zone proibite, il
portavoce del Gsf annuncia la nascita di qualcosa che somiglia molto a un servizio dordine
«interno». «Organizzeremo la sicurezza per tutti, per proteggerci dalle provocazioni».
Ci sarà anche il confronto sui contenuti. Ma non con il ministro degli Esteri. Renato
Ruggiero non è considerato un interlocutore gradito, da queste parti. I suoi anni alla
guida del Wto pesano. Dice Agnoletto: «E responsabile delle attuali regole della
globalizzazione, e non può chiamarsi fuori invocando un confronto. Vuole parlare di Aids?
Fatti concreti, per favore. In sede di Wto schieri lItalia contro gli Usa, che
pretendono sanzioni contro il Brasile perché produce farmaci senza pagare royalties alle
multinazionali». Il Genoa Social Forum preferisce la proposta arrivata dal neopresidente
della Camera, Pierferdinando Casini: «Rispondiamo positivamente alla sua richiesta di
confronto, perché desideriamo che esso avvenga in una sede istituzionale come il
Parlamento». Agnoletto conclude con un appello ai media («Ignorate le veline dei servizi
segreti, creano solo tensione») e uno al governo: «Spero che rifletta su quanto avvenuto
in Svezia, e disarmi la polizia, perché nessuno deve rischiare la vita». Sulle parole
del portavoce del Gsf aleggiano le immagini di Goteborg. La grande paura, per tutti.
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Marco
Imarisio |
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