Corriere della sera 8 luglio 2001
Il ministro Ruggiero risponde alla suora anti G8

«LA VERA SOLIDARIETA’»

di RENATO RUGGIERO*

Gentile Suor Patrizia Pasini, Le scrivo questa lettera aperta anche come cattolico, educato dai Benedettini prima e dai Gesuiti dopo, per esprimere rispettosamente il mio dissenso a talune Sue affermazioni apparse ieri sul Corriere .
Non pretendo dare in alcun modo giudizi morali che a me non competono. Tanto più che la Sua vita di missionaria passata in Kenia, a insegnare nelle bidonville, merita soltanto ammirazione e rispetto. Ma l’Usmi (l’Unione superiore maggiori d’Italia) rappresenta oltre centomila religiose: in tali circostanze, e considerando il grande valore delle missionarie coinvolte, mi sembra difficile astenermi dal cercare di chiarire alcuni aspetti fondamentali della Sua intervista.
1) Non credo che vi siano divergenze di rilievo nella denuncia dei mali del mondo quali, per citarne alcuni, povertà assoluta, ingiustizie, intollerabili disparità, violazioni dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, sfruttamento dei bambini, corruzione e guerre. Viviamo in un mondo con problemi inaccettabili. Le divergenze iniziano quando dalla denuncia dei mali si passa alle misure per curarli.
2) L’obiettivo della lotta contro i mali del mondo non può essere la globalizzazione. Cerco di spiegare perché.
* Ministro degli Esteri italiano

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A partire dalla caduta del muro di Berlino, vi è stata una grande accelerazione sia nella riduzione degli ostacoli agli scambi internazionali, sia nel progresso tecnologico (in particolare per le telecomunicazioni, l’informatica e i trasporti). A causa della conseguente forte riduzione delle barriere, anche di tempo e di spazio, che dividevano gli Stati, le economie e i popoli, è aumentata di conseguenza l’interdipendenza delle nazioni.
Quello che succede in ogni parte del mondo produce conseguenze in tutte le altre parti. In altri termini i problemi del mondo tendono a globalizzarsi, a uscire dai confini dei singoli Stati. Ma la globalizzazione è la conseguenza della interdipendenza crescente la quale, a sua volta, dipende dalla caduta delle barriere tra i popoli. È questo quello che voi volete combattere con i digiuni e le preghiere?
3) Lei dice: faremo preghiere e digiuni. Anche con queste armi si combatte il G8. Le confesso, come cattolico, che queste parole pronunciate da Lei, per quel che Lei rappresenta, mi addolorano profondamente e mi lasciano sbalordito. Combattere il G8 significa combattere una riunione di otto capi di Stato o di governo dei Paesi più industrializzati, eletti democraticamente da centinaia di milioni di cittadini liberi, che incontreranno, nel primo giorno di riunione, anche cinque capi di Stato dei Paesi in via di sviluppo e, come nel caso del Bangladesh, di un Paese che rappresenta i 49 Stati meno avanzati del mondo. Alla riunione prenderà parte il segretario generale delle Nazioni unite in rappresentanza dei 187 Paesi membri nonché i responsabili delle principali Istituzioni internazionali ove siedono i Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo.
Il tema principale in discussione è la lotta contro la povertà, l’eliminazione delle barriere per l’importazione dei prodotti provenienti dai Paesi più poveri, l’annullamento del debito per i Paesi più poveri, la creazione di un fondo internazionale per combattere l’Aids e le altre malattie infettive. In tutti questi temi l’Italia è nel plotone di testa per quanto riguarda l’impegno e la realizzazione degli obiettivi. Inoltre, il vertice discuterà come realizzare politiche di sviluppo senza danneggiare l’ambiente. È tutto questo quello che Voi volete combattere con i digiuni e le preghiere?
Vi sono, indubbiamente, molte voci critiche sui processi che spingono il nostro mondo verso una sempre più stretta interdipendenza tra gli Stati, tra le economie, tra i popoli. Le voci che esprimono preoccupazioni o rifiuto di questi processi appaiono talvolta prevalere sui messaggi che indicano le opportunità da cogliere e le speranze da trasformare in realtà. È verso queste opportunità e queste speranze che bisogna, a mio parere, indirizzare tutti i nostri sforzi. Sarebbe bellissimo se anche Lei, con le altre Sorelle missionarie, con la Vostra grande autorità morale, voleste aggiungere la Vostra voce a questa scelta costruttiva. Perché non vi sono alternative razionali a quella che è la maggiore sfida del nostro tempo: il miglioramento della governabilità di questo mondo interdipendente, non il suo rifiuto.
Non vi possono essere dubbi sulla natura del dibattito in corso: la scelta che è davanti a noi è tra lavorare insieme, Nord e Sud, Paesi industrializzati e in via di sviluppo, istituzioni statali, Parlamenti nazionali e organizzazioni non governative democraticamente rappresentative della società civile, movimenti religiosi e forze laiche, per risolvere insieme i nostri problemi globali, povertà, malattie, ingiustizie, sfruttamento degli uomini e dei bambini - ed è questo l’impegno del governo italiano - o edificare di nuovo mura di protezione tra gli Stati; e in questo caso ritorneremo indietro nella Storia verso un mondo più diviso, non più unito, dove, invece di problemi globali, parleremo di problemi nazionali, dove la consapevolezza dei problemi tornerà a fermarsi alle frontiere di ciascuno degli Stati e la solidarietà non tenderà ad allargarsi, come oggi, fino ai confini del mondo, dove risorgeranno - entro quei confini - nazionalismo e razzismo. Quale è il mondo, gentile Suor Patrizia, che Le appare più consono al Vostro grande spirito evangelico?
Renato Ruggiero