La Stampa
Martedì 10 Luglio 2001
PROSSIMO VERTICE A BONN PER UN DIFFICILE
ACCORDO
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Si apre un altro fronte: lambiente
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Anche il Giappone rinnega il protocollo di
Kyoto
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BRUXELLES
AI disordini per il movimento antiglobalizzazione, adesso al G8 potrebbero aggiungersi le
«turbolenze» legate al clima. Nello stesso weekend in cui i grandi della terra saranno
in conclave a Genova, i ministri dell'Ambiente dei paesi firmatari del protocollo di Kyoto
si riuniranno a Bonn per riprendere i negoziati interrotti all'Aja in novembre. E non è
escluso che le scintille prodotte a Bonn per raggiungere un compromesso sulle riduzioni
dei gas a effetto serra, rimbalzino sul tavolo degli otto paesi più industrializzati del
mondo.
Dopo gli Stati Uniti ora anche il Giappone mette una seria ipoteca sul protocollo di
Kyoto. Troppo costosi per i nipponici i piani per ridurre del 7% entro il 2012 le
emissioni di gas a effetto serra secondo l'impegno preso dal Giappone a Kyoto e,
soprattutto, secondo le autorità giapponesi, «impossibile ratificare Kyoto se gli Usa ne
restano fuori». Questo è quanto emerso dall'ultima missione diplomatica dell'Unione
europea in Giappone, conclusasi ieri.
A niente valgono per il momento gli annunci perentori di Margot Wallström, commissaria Ue
per l'ambiente che ripete a oltranza «Kyoto non è morto» spiegando al governo
giapponese che «abbandonare il protocollo sul clima vuol dire tornare indietro di dieci
anni di negoziati». Per il Giappone ormai è una questione di delicate relazioni
diplomatiche. Non se la sente il primo ministro Junichiro Koizumi di voltare le spalle
all'alleato americano che, nelle ultime settimane ha intensificato le pressioni su Tokyo
perché raggiunga il gruppo dei paesi «umbrella» ostili al protocollo sul clima: Usa,
Canada, Australia e Nuova Zelanda.
Ma il Giappone si trova anche in una posizione delicata con l'Unione europea. Sostenitore
fin dall'inizio del Protocollo, il primo documento di diritto internazionale per
combattere i cambiamenti climatici, firmato proprio in una città giapponese, Tokyo
vorrebbe adesso ottenere, nei prossimi negoziati sul clima a Bonn, dei meccanismi più
flessibili per ridurre le emissioni di gas CO2. In novembre all'Aja, la delegazione
giapponese guidata dal ministro per l'Ambiente Yoriko Kawaguchi, rimase delusa dal
trattamento di favore con cui vennero trattati gli Stati Uniti contro al pesante fardello
imposto al Giappone. Agli Usa venne infatti permesso di usare l'assorbimento di carbonio
realizzato dalle foreste, fino al 50% delle azioni interne. Al Giappone restavano molti
investimenti da effettuare nell'industria, nonostante l'arcipelago nipponico sia ricoperto
per due terzi da foreste.
Adesso l'occasione è d'oro. L'Unione europea ha bisogno di 55 paesi che rappresentano 55%
delle emissioni totali per far esistere il protocollo di Kyoto. Oltre all'Europa intera,
compresi i paesi dell'Est, occorre almeno la ratifica della Russia e del Giappone. Ecco
l'arma in mano alle autorità nipponiche: o recuperate gli Stati Uniti, nostri alleati,
oppure ci concedete di più per fronteggiare la concorrenza americana.
Il Giappone spera così di adoperare maggiormente le sue foreste, i cosiddetti «bacini di
assorbimento» dei gas nocivi e, nello stesso tempo, sfruttare il mercato dei crediti,
acquistare il diritto di inquinare dai paesi in via di sviluppo, un grande business in
crescita. Proprio il Giappone, attraverso la compagnia di elettricità pubblica, la Tokyo
Electric Power Company, ha da poco investito in Tasmania per il disboscamento di una
foresta, sostituita in tempi record con una piantagione di eucalipti, piante a crescita
rapida che assorbono ingenti quantità di carbonio crescendo. Investire nei paesi poveri
per poi incrementare il mercato dei credits: ecco il piano giapponese per il Protocollo di
Kyoto.
Intanto a una settimana dall'inizio della riunione di Bonn, s'intensifica il pressing
diplomatico. Oggi il ministro britannico Trescott si reca a Tokyo, il cancelliere tedesco
Gerard Schröder si è intrattenuto nei giorni scorsi al telefono con il premier Koizumi e
la ministra per l'ambiente Kawaguchi volerà venerdì a Washington per parlare con
l'omologa americana, Christie Withman. Il 16 poi appuntamento a Bonn, per cominciare
l'ultima difesa del protocollo.
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