Il Manifesto 27 maggio 2001 "I
buoni e i cattivi? Non qui"
Molte e molto diverse le reazioni all'interno
del "Genoa social forum"
CINZIA GUBBINI
"Io sono perfettamente d'accordo con le
tute bianche". Come sempre Don Gallo - della comunità genevose di San Benedetto
al Porto - non ha peli sulla lingua. "In questi mesi penso di aver dato il mio
contributo all'elaborazione del controvertice - continua - le provocazioni sono state
tante. Quella dell'esercito è solo ultima, l'ennesima. Noi a Genova andiamo a dire no a
un sistema strutturalmente malvagio e profondamente iniquo. Io dico che chi contesta non
deve perdere la bussola, ma neanche chi sta organizzando il G8 la deve perdere. Noi siamo
l'anima del mondo, questo è un movimento che viene da lontano, con cui i potenti della
terra si devono misurare. E io dico che bisogna rispondere. Non è tra noi che devono fare
la conta dei buoni e dei cattivi".
Don Gallo riporta la metafora del Titanic", dove i potenti del G8 sono
"gli incoscienti che ballano in prima classe", mentre il cosiddetto popolo di
Seattle rappresenta i naufraghi. E chi, a Genova, tra i primi naufraghi di questa
terra, gli immigrati, è abituato a lavorare come Stefano Mezzadra dell'Associazione
Genova città aperta (quelli che, per dirne una, hanno stampato un bel "no"
in faccia al sistema che escludeva gli stranieri dai concorsi pubblici, vincendo una causa
legale importantissima), dice: "Io e tanti altri compagni parteciperemo con
determinazione al controvertice. La libertà di manifestare non può essere messa in
discussione". Anche perché gli immigrati di Genova stanno pagando sulla loro pelle,
da mesi, un clima di intimidazione che soltanto ora comincia a diventare un
"caso". "Contolli severissimi, più espulsioni - racconta Mezzadra - è
inevitabile che la chiusura adottata dalla questura in questi mesi si ripercuota sulla
determinazione della manifestazione".
Anche Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico della Lila, ricorda gli
interminabili muri opposti dal governo alle richieste di interlocuzione del Genoa
social forum: "Abbiamo chiesto una cittadella della solidarietà per discutere -
dice Agnoletto - abbiamo sottoposto le nostre proposte sui tragitti dei cortei. Lo stato
ci ha risposto prima con un silenzio assoluto, poi con le veline dei servizi segreti, poi
con un esercito di 18 mila uomini". Certo, per Agnoletto l'appello alla non-violenza
rimane essenziale, ma avverte che "una marea pacifica di uomini e donne travolgerà
le macchine da guerra". "Il Genoa social forum - spiega Agnoletto - si è
già munito di un gruppo di lavoro sulle forme di mobilitazione. Cingeremo d'assedio la
"zona rossa", ognuno con le sue forme, perché siamo un movimento dalle tante
sensibilità, ma ci legittimiamo a vicenda. Un movimento che ha una forza di crescita
esponenziale, abbiamo la possibilità di diventare culturalmente egemoni. Ci dobbiamo
misurare, ma dobbiamo essere noi a scegliere il terreno dello scontro". Chi insiste
sull'importanza della non violenza, e di una mobilitazione pacifica durante il G8 di
Genova, è la rete Lilliput: "Bisogna adottare un atteggiamento di
"cura" nei confronti delle diversità che si deve tradurre in contenuti,
obiettivi e azioni che devono coinvolgere il maggior numero possibile di persone. E' un
pensiero lontano anni luce dall'autoreferenzialità del gruppo organizzato e organicista,
gerarchico, patriarcale e belligerante". Aggiunge Fabio Lucchesi: "Nei tre
giorni del vertice è giusto che si contrappongano modi di vedere diversi. Ma non crediamo
che il problema sia di conquistare le zone rosse. Un governo che deve fare una zona rossa
intorno a sé è già delegittimato".
All'inizio di giugno il Genoa social forum ascolterà le conclusioni a cui sarà
giunto il gruppo di lavoro sulle forme di mobilitazione. Per opporsi, certo,
all'irresponsabile gestione del G8.
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