Manifesto 1 luglio 2001 DIVINO
Verso il G8, cattolici antiliberisti
FILIPPO GENTILONI
Il popolo di Seattle è affollato di cattolici. Una realtà che è sotto
gli occhi di tutti, ma sulla quale vale la pena di riflettere. Una quantità di
associazioni, di sigle, di movimenti. Non soltanto qualche voce più o meno scontata, come
quelle, autorevolissime, di Padre Zanotelli dalle baracche del Kenia o di don Gallo dal
porto di Genova. Contro la globalizzazione e il G8 che ne celebrerà i fasti si sono mossi
un po' tutti, dalle Acli agli scout a Pax Cristi.
Famiglia cristiana, sempre bene informata, elenca le sigle religiose - cattoliche e
protestanti - contrarie alla globalizzazione. Non a caso, Comunione e liberazione è di
altro parere.
Come mai questa mobilitazione? Come mai questa dura opposizione alle mosse delle grandi
potenze e del grande capitale? Eppure nel passato, anche recente, il mondo cattolico era
rimasto silenzioso, o quasi, nei confronti dell'avanzata del grande capitale
internazionale, con le sue avanguardie di McDonald, Shell, Nike, Monsanto, CocaCola, ecc.
Le contestazioni erano rimaste emarginate, le preoccupazioni silenziose. Oggi non più.
Che cosa è successo?
Una prima risposta rinvia immediatamente al discorso delle alleanze. Fino a ieri la
battaglia contro la prepotenza del grande capitale era condotta - a ragione o a torto - in
nome della sinistra politica e questa - sempre a ragione o a torto - era egemonizzata dal
comunismo. Per i cattolici un alleato, a dir poco, scomodo. I gruppi del
"dissenso" - ricordate, fra gli altri, i "cristiani per il socialismo"
degli anni '70? - erano fortemente minoritari.
Negli ultimi anni la situazione è cambiata e non soltanto per la caduta dei muri.
L'alleato scomodo è finito nell'ombra o quasi. I cattolici "di sinistra" sono
tornati protagonisti. "Di sinistra": forse oggi li diremmo piuttosto
anticapitalisti o antiglobalizzazione, ma la sostanza della contestazione non è molto
diversa da quella che era minoritaria qualche decennio fa.
Nel frattempo la globalizzazione ha fatto passi avanti, dimostrando alla luce del sole
quanto sia potente e pericolosa. I poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più
ricchi. Una piccola parte di mondo affama tutto il resto, accrescendo lussi e guadagni. E
mettendo continuamente a rischio la pace. Non si può tacere. Né lo possono i cristiani
ricchi della loro ispirazione evangelica, per cui gli ultimi dovrebbero diventare primi.
Il G8 con la globalizzazione li vorrebbe sempre più ultimi, zitti e buoni.
Alla vigilia del summit di Genova un appello firmato da 42 organismi cattolici dice fra
l'altro: "Oggi nel mondo la dignità della vita umana è violata. Molti sono gli
ambiti in cui questo accade, dalla guerra alla povertà, dal sapere, privilegio di alcuni,
al potere, monopolio di pochi. ... Voi non siete il governo del mondo, ma le decisioni che
prendete hanno inevitabili ripercussioni su molti, anche al di fuori dei confini dei
nostri e vostri paesi".
E lo stesso cardinale di Genova, Tettamanzi: "Non è l'uomo per l'economia, ma è
l'economia per l'uomo. E rileviamo immediatamente come questo principio non è affatto
scontato, anzi sia in aperto conflitto tanto con il riduzionismo insito nelle grandi
ideologie sociali di ieri, quanto con la prepotenza liberistica di oggi".
Non tutto il cattolicesimo italiano è d'accordo con questa condanna della
"prepotenza liberistica", lo sappiamo. Ma è importante sottolineare che questa
ricco cattolicesimo antiliberista e anticapitalista (quindi più vicino al centrosinistra
che al centrodestra) è uscito dalle catacombe, nonostante il risultato elettorale del 13
maggio.
Bisognerà seguirne con attenzione gli sviluppi. E bisognerà anche che i cattolici
"di Seattle" non si contentino del loro essere "anti" e definiscano
meglio il loro essere "per" qualche opzione politica positiva.
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