Corriere della sera 6 luglio 2001
L’INIZIATIVA

Civiltà Cattolica: concessioni politiche a chi manifesta

«Positiva l’apertura di Ruggiero, ma non basta» Globalizzazione: un manifesto in Parlamento

ROMA - Alla vigilia del raduno dei cattolici a Genova contro gli «effetti perversi» della globalizzazione continua il confronto sul G8 fuori e dentro il Parlamento. Ieri la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica è intervenuta sull’argomento per applaudire al dialogo avviato dal governo, ma anche per mettere in guardia da semplici operazioni di immagine: «L’apertura nei confronti dei gruppi che si oppongono alla globalizzazione, scelta dal ministro degli Esteri Renato Ruggiero, è indubbiamente positiva. Ma deve comportare concessioni politiche. Auspichiamo che i tentativi riescano a raggiungere l’obiettivo anche perché non è in gioco il governo, ma il ruolo e l’immagine del Paese, oltre che il futuro di milioni di persone nei Paesi poveri». E Ruggiero ieri ha incontrato il ministro degli Esteri britannico Jack Straw, sottolineando che proprio i Paesi più poveri della Terra sono nell’agenda del G8: «L’opinione pubblica mondiale deve sapere che a Genova i capi di Stato degli otto Grandi non decideranno per tutti gli altri». Tutta colpa di quella che il responsabile della Farnesina definisce «cattiva» comunicazione: «Non è accettabile che, mentre l’agenda dei Capi di Stato è tutta centrata sui problemi della povertà, della lotta contro l'Aids e della necessità di avere uno sviluppo sostenibile, si chieda dall’esterno che questi temi siano discussi».
Nel frattempo, tra Camera e Senato, crescono le adesioni dei parlamentari dell’Ulivo al manifesto cattolico per il G8: sono ormai cento. E si tratta non soltanto di ex dc come Nicola Mancino, Rosy Bindi e Giovanni Bianchi, ma anche di verdi come Paolo Cento e di diessini come Pietro Burlando, Livia Turco e Marco Minniti, oltre alla firma dell’ex segretario della Quercia Achille Occhetto. Armando Cossutta invece lancia un appello ai manifestanti: «Dissociatevi sin d’ora dalla violenza. Fatelo pubblicamente e in modo inequivocabile per prendere le distanze da azioni di gruppi irresponsabili». L’obiettivo è quello di «isolare e neutralizzare i provocatori». E anche il leader della Cgil Sergio Cofferati spiega la posizione del sindacato: «Tra noi e il popolo di Seattle esistono delle posizioni comuni, tanto che consegneremo un documento al Presidente del Consiglio sul rispetto dei diritti dei lavoratori nei Paesi più poveri. Ma nessuna forma di violenza potrà essere accettata».
Ma la mobilitazione parlamentare in vista del G8 non si ferma qui. Nasce anche un «Osservatorio istituzionale» con lo scopo di «garantire l’apertura delle frontiere e l’effettivo esercizio del diritto a manifestare». Ma anche con la preoccupazione di «portare all’interno del Parlamento l’agenda globale e assicurare la possibilità di espressione delle diverse opinioni sociali». Finora hanno aderito 68 parlamentari, tutti dell’opposizione, ma l’organismo è aperto anche agli eletti nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni nonché agli europarlamentari.
Va invece all’attacco Vittorio Sgarbi: «Segnalerò al presidente Ciampi e a Berlusconi il rischio che eventuali scontri di piazza possano provocare un vero e proprio genocidio monumentale». Il neosottosegretario ai Beni Culturali è infatti convinto che a rimetterci, oltre alle persone, possano essere, tra il 20 e il 22 luglio, i monumenti storici di Genova: «Si rischia di arrecare danni a un delicatissimo assetto storico-urbanistico». E non solo per eventuali scontri di piazza: «Temo che sofisticatissime strumentazioni di sicurezza possano comportare, e hanno già comportato, rotture di antiche mura: perché hanno scelto una città prestigiosa come Genova come piazza di guerra?».
R. Zuc.