La Stampa
Mercoledì 4 Luglio 2001

Pronte 200 celle per i manifestanti
Per i processi precettati magistrati in tutta la Liguria
Fabio Pozzo
GENOVA Ogni parrocchia deve fare l’elemosina alla diocesi. Il vecchio adagio, pare strettamente ligure, è stato preso in parola e fatto proprio dal primo presidente della Corte d’appello di Genova, il quale, ipotizzando un surplus di arresti per il G8, e quindi un superlavoro togato, ha «precettato» un giudice in ciascun tribunale del distretto.
La lettera è giunta ieri mattina sulle scrivanie dei presidenti delle sedi che in burocratese-giudiziario si dicono periferiche. La giurisdizione della Corte d’appello di Genova abbraccia l’arco di Riviera che da Ventimiglia arriva a La Spezia, e sfora sino a comprendere anche Massa Carrara. Il Palazzo di Giustizia di Genova è la diocesi, sei sono le parrocchie. Dunque, almeno altrettanti sono i magistrati chiamati «alle armi».
La precettazione dei giudici fa il paio con la notizia secondo la quale quasi 200 detenuti saranno trasferiti dalle carceri genovesi. L’obiettivo è quello di liberarle per far fronte ad eventuali «emergenze». Il piano predisposto dal ministero della Giustizia e dal Dap prevede una «ipotesi di arresto» per 600 manifestanti.
Che l’atto di «precetto» dei giudici (e lo sgombero delle celle) sia permeato di pessimismo, quanto agli eventi prossimi del Summit, non c’è il minimo dubbio. Il primo presidente Mario Garavelli ha chiesto rinforzi espressamente per l’ufficio del giudice per le indagini preliminari. Servono, insomma, toghe di «prima linea», chiamate a convalidare fermi giudiziari e arresti. Di anti-giottini? Comunque un gran numero, se si ritiene necessario un potenziamento così deciso degli organici del Palazzo di Giustizia del capoluogo. «Non è corretto affermare che ci si sta preparando a convalidare un surplus di arresti e fermi; lo è dire che si sta ipotizzando di essere chiamati a farlo. E allora, per evitare di restare con gli organici scoperti di fronte all’emergenza, piuttosto che restare senza giudici...» è il ragionamento di un magistrato ligure che non ha piacere d’esser citato.
La lettera di Garavelli, nelle sedi periferiche, pare non sia stata graditissima. Innanzitutto per i toni.
I presidenti dei tribunali di Sanremo, Imperia, Savona, Chiavari, Spezia e Massa sono invitati a dichiarare la messa a disposizione di almeno un magistrato entro tre giorni, anzi subito. E sono comandanti a dare esecuzione all'input, che rientra nei poteri organizzativi del primo presidente della Corte distrettuale, «anche in mancanza di volontarietà». Vale a dire: fateci avere un giudice a Genova, per il periodo del G8, che vi piaccia o no.
Non è mancato dunque qualche «mugugno». I presidenti dei tribunali periferici erano già alle prese con il problema delle ferie tout court (sono state bloccate per gli interni genovesi dell’ufficio del gip?), e si erano dovuti far carico anche di quello degli spostamenti dei giudici durante i giorni del summit: tanti i magistrati pendolari, che abitano nel capoluogo e lavorano in altre sedi liguri, e che non è sicuro che potranno garantire la loro presenza in servizio. Adesso, s’è aggiunta la grana del «precetto», che risicherà ulteriormente gli organici.
Un problema, insomma. Anche perché chi può assicurare a priori che il superlavoro dei giudici sarà una peculiarità soltanto del Palazzo di Giustizia di Genova? A Savona, ad esempio, secondo il medico veterinario Paolo Pertino, portavoce della Rete Lilliput, transiteranno verso la Superba almeno quindicimila contestatori. Una parte sbarcherà via mare, dai traghetti, e si metterà in marcia in treno. «E non troverà subito la coincidenza...».