Il Manifesto 30 maggio 2001

"100 mila vi sembran pochi?"
L'ANTIG8 "Noi siamo un popolo, e non un esercito, di sognatori". Per Massimiliano Morettini (Arci) "il vero irresponsabile è il governo"
A. MAS.

Aun mese e mezzo dal G8 di Genova, gli organizzatori del controvertice aspettano ancora
che vengano concessi loro gli spazi per le diverse iniziative, ma anche per accogliere le
migliaia di manifestanti che arriveranno da tutto il mondo. Ne parliamo con Massimiliano
Morettini dell'Arci di Genova.

L'unica certezza finora è che la città sarà blindata. E probabilmente non solo la cosiddetta
"zona rossa".

Il fatto che sia stata decisa una ulteriore militarizzazione di Genova secondo me significa
che gli organizzatori iniziano a sentire il fiato sul collo. Anche perché presumo che ci sia
stata una sottovalutazione della portata complessiva del movimento.

Sta dicendo che quando si è scelta Genova come sede del G8 non si è pensato a tutto
quello che poteva esserci attorno al vertice?

Esattamente. Anche perché da sei mesi stiamo dicendo che saremo in 100 mila, però in
questi mesi abbiamo ascoltato diverse dichiarazioni che facevano capire che nessuno
credeva a queste cifre. Invece sappiamo che, ad esempio, il Coordinamento sul debito
verrà con 15 mila persone, Attac Francia con 25 mila, c'è un coordinamento in Grecia che
arriverà con tre navi e abbiamo anche notizie di una mobilitazione in Italia come non
accadeva da anni.

Come pensate di gestire concretamente la sistemazione e l'accoglienza di queste persone?

Abbiamo fatto da tempo una serie di richieste al governo e agli enti locali che
riguardavano sia le manifestazioni che i piani di accoglienza. Ma il governo
irresponsabilmente non ci ha dato alcun tipo di risposta. Questo vorrà dire che, a meno di
blocchi, in città ci sarà un'invasione che, senza un adeguato piano di accoglienza,
esaspererà gli animi sia dei cittadini genovesi che dei manifestanti.

Il sindaco afferma di essere pronto a offrire degli spazi e a gestire l'accoglienza. Però
appena avrà il via libera dal nuovo governo.

Il Comune e la Provincia da tempo hanno dichiarato in modo aperto e ragionevole la
volontà di aprire una discussione intorno a queste cose. Ma il governo sta tardando a dare
le risposte.

E tratta la questione come un mero problema di ordine pubblico. Anzi, il tema della
violenza è uno degli argomenti agitati contro di voi.

Il documento di fondazione del Genoa social forum dichiara chiaramente il vincolo alla non
violenza. E' indubbio che ci sia una parte di soggetti collettivi e individuali che rifiutano la
non violenza, ma non fanno parte del nostro coordinamento e quindi saranno loro a
rispondere di quello che faranno. Su questo penso che si debba essere molto chiari, nel
senso che non può essere responsabilità nostra quella di chi vorrà venire a far violenza a
Genova. Questa sì che è una questione di ordine pubblico. Noi stiamo cercando da mesi di
costruire una serie di iniziative politiche, non riconosciamo nella maniera più assoluta ogni
azione che non sia pacifica. Ognuno di noi si rende conto che è un problema, ma 100 mila
persone non possono essere criminalizzate perché mille fanno altre cose rispetto a quelle
che noi abbiamo deciso di fare.

Però potrebbe accadere che la città sia resa totalmente inaccessibile a chi viene da fuori.

Noi intendiamo fare una grande festa che chiamiamo di liberazione, nel senso che
vorremmo pacificamente e festosamente segnare la "zona rossa" come la zona all'interno
della quale gli Otto decidono sulle spalle dei cittadini che stanno fuori. Se la "zona rossa"
si allargherà, nel senso che ci sarà un blocco della città o anche oltre, noi arriveremo fin
dove possiamo arrivare. Recentemente qualcuno ha detto che siamo un esercito di
sognatori, a me non piace la parola esercito, preferisco dire che saremo un popolo di
sognatori che segnerà la differenza tra i poteri forti e quelli dei cittadini.