Corriere della sera 16 giugno 2001
IL MINISTRO DELL’INTERNO

«Lasceremo manifestare chi vuol farlo civilmente»

«Valuteremo nell’interesse di tutti cosa può essere autorizzato e cosa no»

ROMA - «A chi volesse manifestare il dissenso in modo corretto, civile e sereno, consentiremo di farlo anche al G8 di Genova». Questo ha detto il nuovo ministro dell’Interno prima di vedere in televisione i violenti scontri di piazza scoppiati a Göteborg. È dunque bene ricordare che a Imperia, alla sua prima uscita pubblica, l’azzurro Claudio Scajola non aveva escluso l’eventualità concreta di dover ricorrere alla linea dura in caso di provocazioni e di attacchi alle forze di polizia: «Dobbiamo sempre avere in mente che da una manifestazione possono nascere momenti particolari capaci di turbare il clima, già precario nel caso di Genova, e quindi di creare delle difficoltà». Conclusione del responsabile del Viminale: «Valuteremo sempre nel superiore interesse del cittadino, della comunità e dello Stato per stabilire ciò che può essere autorizzato e ciò che non può essere autorizzato». Dopo aver affrontato il suo primo impegno internazionale, un incontro in Spagna con i ministri dell’Interno dei Paesi del bacino occidentale del Mediterraneo, Scajola è tornato a occuparsi a tempo pieno dei preparativi del mastodontico apparato di sicurezza previsto per il G8: 30 mila uomini e uno stanziamento di 60 miliardi. Uno sforzo rilevante che molti, però, giudicano ancora insufficiente: dal «governatore» della Liguria Sandro Biasotti («Sono preoccupato da un anno e per questo avevo proposto di chiudere la regione e la città ai contestatori») a Giovanni Aliquò che dirige l’Associazione nazionale dei funzionari di polizia («È necessario dotare i poliziotti di materiali protettivi e armamenti per l’ordine pubblico moderni ed efficaci»). Invece il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, è tornato a ribadire che la città «è perfettamente adeguata e in grado di ospitare l’evento».
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza conferma che i preparativi per blindare il vertice (con la chiusura di porto, aeroporto e stazioni prevista per l’appuntamento di luglio) vanno avanti: sarebbero già pronti i nuovi mezzi dotati di idranti che verranno utilizzati nell’eventualità che i carruggi diventino focolai di guerriglia. Mentre si sta ancora valutando la possibilità di impiegare i reparti a cavallo: queste unità, al di là dell’efficienza dimostrata a Göteborg, comportano infatti una logistica complessa. Altro interrogativo è rappresentato dai veicoli «Vtc», le autoblindo utilizzate all’interno degli aeroporti che sono capaci di fermare una ruspa, e dall’utilizzo ancora non definito delle bande chiodate ai varchi d’ingresso della «zona rossa».
Lacrimogeni non efficaci, manganelli troppo morbidi, proiettili di gomma inadeguati: secondo i sindacati di polizia sono soprattutto questi i materiali divenuti obsoleti se confrontati con le nuove tecniche sperimentate dai manifestanti da Seattle in poi. «C’è poi da valutare lo stato d’animo dei reparti mobili», osserva il segretario del Sap, Filippo Saltamartini. Che spiega: «Dopo gli scontri avvenuti a Napoli, una circolare del Dipartimento della Pubblica sicurezza limita l’uso dei normali mezzi previsti per mantenere l’ordine pubblico. Bene, chiederemo al ministro di far revocare quella nota». Ma dal dipartimento arriva la conferma che con quella circolare è stata solo ribadita la necessità di un «uso responsabile e corretto dei mezzi di coazione fisica». Un richiamo che si era reso necessario all’inizio della primavera, in occasione di pesanti incidenti avvenuti negli stadi, e che è sempre valido. Anche per il G8 di Genova.

Dino Martirano