Da "Umanità Nova" n.21 del 10 giugno 2001

G8: il club privato dei potenti

Il G8 raggruppa i paesi più ricchi e potenti del pianeta: Stati Uniti, Russia, Giappone, Regno Unito, Francia, Germania, Canada, Italia. Ultima arrivata è la Russia, integrata nel sistema di governo globale dopo il collasso dell'Unione Sovietica. Grande esclusa è la Cina, potenza nucleare (ma economicamente ancora debole), che pure siede nel Consiglio di sicurezza dell'Onu proprio in quanto potenza nucleare.

 

Questo club di ricchi-e-potenti è nato intorno alla metà degli anni '70 per compensare gli attriti fra politiche competitive e per attuare, al tempo stesso, una brusca sterzata verso la realizzazione di un governo informale della terra, scavalcando le istituzioni internazionali che, almeno in linea ipotetica, sarebbero competenti ad affrontare con cognizione di causa e con qualche pretesa di legittimità, i grandi problemi del mondo: le Nazioni Unite, innanzitutto, le agenzie ad esse collegate (tipo Unesco per i temi culturali, Organizzazione Mondiale per la Sanità, la Fao per i problemi agricoli, l'Acnur per i profughi ed i rifugiati, ecc.) e le convenzioni ad esse risalenti e da esse promosse (la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Trattato contro le mine anti-uomo e contro la tortura, la convenzione di Rio e il protocollo di Kyoto per i problemi ambientali, la Convenzione per i diritti dell'infanzia e per la non-discriminazione delle donne, ecc.).

 

Il Club dei G8, invece, si caratterizza come una sede privata di governi con pretese di dominio ma in totale assenza di minima legittimità dal punto di vista delle regole della democrazia rappresentativa. In verità, poco importa se non rappresentano istanze dei rispettivi popoli. Gli incontri del G8 sono funzionali a tessere una trama di dominio sull'intera superficie della terra, progettando politiche economiche, ambientali, militari di supremazia di pochi rispetto all'immensa maggioranza delle popolazioni.

 

Decenni di politiche varate dagli annuali vertici dei G8 (un tempo G7) hanno dato luogo al consolidamento di una piramide di gerarchie feroci sul pianeta: assistiamo infatti ad una corsa sfrenata e folle verso la cima della piramide, con una concentrazione di poteri in ogni campo nelle mani di pochi, spesso irresponsabili e miopi, ossia incapaci di andare al di là del perseguimento brutale del mero interesse personale ed immediato, per sé e per la propria élite di riferimento a livello di ciascuna delle 8 potenze.

 

Unitamente all'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che raggruppa i 29 principali paesi industrializzati), alle istituzioni finanziarie internazionali che dettano i ritmi dell'erogazione del denaro sulla terra (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca per i Regolamenti Internazionali), al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) che norma in maniera totale gli scambi di merci e servizi tra le nazioni, il G8 è l'organismo responsabile in via prioritaria delle strategie politiche che il club dei ricchi-e-potenti persegue su scala mondiale. Queste politiche hanno ulteriormente divaricato le disuguaglianze tra i popoli allargando la forbice della differenza tra un nord del pianeta, ricco, militarmente schiacciante, tecnologicamente avanzato, minoranza nel pianeta, ed un sud reso sempre più povero nonostante le principali e più importanti materie prime risiedano da quelle parti: petrolio, oro, materiali pregiati, materie prime per le tecnologie di punta.

 

Pur non avendo alcuna forma istituzionale, le politiche dei G8 concepiscono le strategie di rapina e di morte che stanno conducendo la terra sul ciglio di una catastrofe climatica e ambientale, di cui pagheranno le conseguenze le generazioni a venire. Nella sfrenata corsa verso l'arricchimento e l'accrescimento di potenza, anche tra le aree ricche del pianeta stanno allargandosi le sacche di miseria e di esclusione rispetto agli standard di privilegio delle ricchezze che sono espropriate da una élite sempre più minoritaria e sempre più egoisticamente protesa a tutelare se stessa e i propri intimi, quel nucleo di politici, imprenditori, manager e funzionari che accumulano ricchezze depredandole ai più per investirle in sicurezza, sia nei confronti interni (polizie private, restrizione dei margini del dissenso), sia nei confronti esterni (la fortezza europea difesa dalle norme Schengen, le politiche antimigratorie che incentivano la clandestinizzazione forzata e la criminalizzazione di ancora relativamente ristrette fette di popolazioni povere che mirano a sopravvivere con decoro lontano dalle proprie case, dato che in patria la povertà dilagante non consente loro che una sopravvivenza stentata).

 

Gli effetti delle politiche di squilibrio mondiale provengono dall'esproprio della politica da parte di isolate élite nazionali e transnazionali, di cui le mega-corporation rappresentano interessi economici e finanziari, mentre il G8 ne rappresenta la voce politica per definizione. L'occupazione della politica partecipativa da parte di élite statuali, alleate strettamente con i detentori dei capitali mondiali integrati (ricchezza prodotta realmente e ricchezza creata virtualmente, ossia economia reale ed economia finanziaria), ha portato gli stati a delegare al mercato l'agenda economica, ponendo regole di trasferimento dei poteri dai parlamenti alle élite imprenditoriali, soprattutto finanziaria appunto, anche se queste regole decise dai governi sono tutelate dalle norme di stato e dalla potenza militare e poliziesca che in ultima istanza garantisce il predominio delle élite.

 

Ciò ha portato ad un effetto illusorio sull'indebolimento degli stati rispetto ai mercati, ma ciò che si inabissa in realtà è una catena democratica che fa emergere pienamente la sua finzione funzionale al perpetuarsi delle gerarchie di dominio politico; quel che entra in fibrillazione è l'immagine alternativa di una politica come piena partecipazione dei cittadini alla decisione relativa ai problemi del territorio ove essa vive. Ebbene, l'estensione del potere su scala globale, espropriato proprio dalla concentrazione dei poteri forti in organismi abissalmente lontani dalla vita quotidiana di ciascuno di noi esseri mortali, e simbolicamente in festa quando celebrano i propri riti come i vertici dei G8, rende strategicamente superflua la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica, incentivando una dimensione della politica come trattamento tecnico di problemi tecnici, laddove le scelte di priorità sui grandi problemi del pianeta comportano ipotesi squisitamente politiche: inquinamento sì - inquinamento no, ad esempio, non è una opzione tecnica, ma la scelta su una forma di vita, quindi politica per eccellenza.

 

La disaffezione e il timore di una politica considerata come affare di pochi, spesso e volentieri corruttibili e corrotti, viene perpetuata attraverso l'estraniazione di un linguaggio politico rarefatto e lontano mille miglia dalla vita di ciascuno; i riti elettorali rafforzano il disimpegno non tanto verso la vita delle istituzioni ormai bunkerizzate per evitare di essere prese d'assalto dai ribelli di ogni settore in crisi, quanto verso la politica come impegno civile, come passione, come partecipazione dal basso alla risoluzione dei problemi quotidiani sul territorio. La globalizzazione promossa dalle politiche di club informali quali il G8 sradica la politica dal territorio per porla su un livello megadistante sul quale apparentemente il comune mortale nulla può incidere per far mutare indirizzo ad un mondo impazzito e criminogeno.

 

In effetti, il G8 promuove crimini globali grazie alle politiche di sfruttamento e di accaparramento delle ricchezze del pianeta. La fame, la siccità, la povertà, lo sterminio di specie animali, vegetali e umane (il XX secolo è stato il secolo dei genocidi: armeni, ebrei, curdi, tibetani, timoresi, tutsi), le guerre ed i conflitti anomali e umanitari che insanguinano terre a noi vicine e lontane, le pandemie come l'Aids che mietono vittime curabili a patto di non mettere il profitto delle imprese farmaceutiche al di sopra del valore di una vita umana salvata dalla malattia: questa è la globalizzazione criminale perseguita dalle élite politiche ed economico-finanziarie, rappresentate nei vertici del Wto, del G8, delle istituzioni internazionali.

Commissione globalaffairs della Federazione Anarchica Italiana
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