Corriere della sera 5 luglio 2001
Accantonato e poi bocciato l’emendamento sulla Tobin tax, la tassa sui movimenti speculativi di capitali

La Camera vota il compromesso sul G8

Astensioni incrociate sui documenti dei due Poli, ma nel centrosinistra in ottanta dicono no

ROMA - Più che nel raggiungere un’intesa bipartisan tra centro-destra e centro-sinistra, la difficoltà è stata nel rendere monopartisan l’Ulivo. Benché siano falliti i tentativi di scrivere una risoluzione comune di maggioranza e opposizione, due giorni di dibattito alla Camera sul G8 di Genova hanno prodotto una cornice adatta a impegnare il governo su obiettivi generali, condivisi da entrambi, in favore della riduzione del debito dei Paesi più poveri e per la lotta a malattie come l’Aids. Nel quadro collocato dentro quella cornice, rappresentata dall’approvazione di una mozione della Casa delle libertà e di due dello schieramento avversario, si è confermata l’esistenza di divergenze fra i vari settori dell’Ulivo. Poco meno di 80 deputati di quest’ultimo si sono rifiutati di astenersi sul documento della maggioranza, accusato di vaghezza. Invece di ricambiare il centro-destra con la stessa astensione riservata dalla maggioranza alle due mozioni di centro-sinistra, hanno votato contro. I risultati non sono stati ribaltati. Ne è derivato un segno eloquente sul clima che contrassegna l’inizio della legislatura. «L’obiettivo massimo non lo abbiamo raggiunto», ha ammesso il ministro degli Esteri Renato Ruggiero riferendosi al traguardo di un documento comune. Però, ha osservato, si è ottenuta lo stesso «la creazione di una base molto ampia di consenso» tra le forze politiche. Considerato che «il Paese ha appena finito una campagna elettorale difficile», ha constatato, quanto è accaduto «è comunque un progresso» con il quale il governo «va a Genova più forte».
Al di là dei contrasti inevitabili nelle dichiarazioni finali dei vari protagonisti, il dibattito è apparso in effetti uno dei più composti, ragionati e meno nervosi delle ultime legislature. Lo hanno ravvisato tanto il ministro di An Altero Matteoli quanto deputati dell’opposizione. Ruggiero ha giocato la parte del conciliatore che non rinuncia a pronunciare dei «no». Alla fine, la sua disponibilità al dialogo è stata riconosciuta anche da chi, come il verde Marco Boato, sosteneva alcune delle posizioni più criticate dal ministro.
E’ stata una partita a scacchi con più giocatori. Accettata da Ruggiero tranne su un punto, la mozione che aveva come primo firmatario il ds Claudio Burlando, e che propone di eliminare le barriere doganali per i prodotti dei Paesi più poveri, è stata accolta con 238 sì, 254 astensioni e 11 no.
Il ministro degli Esteri aveva invitato l’Ulivo a togliere dal testo la richiesta di far agire l’Italia a favore dell’introduzione a livello internazionale della «Tobin tax», una tassa dello 0,1% sui movimenti speculativi di capitali tra diversi Paesi. Nonostante i Comunisti italiani volessero mantenerlo, l’obiettivo della Tobin tax è stato accantonato per rimanere in un’altra mozione, poi bocciata con soli 21 voti di differenza. Ma per bilanciare la rinuncia a quel punto i Comunisti italiani, i verdi, contrari a un’intesa con il centro-destra, e una grossa fetta dei Ds si sono rifiutati di astenersi sulla mozione della Casa delle libertà su cancellazione del debito e necessità di regole per la globalizzazione (alla quale, su sollecitazione ds, era stato tolto un paragrafo suscettibile di essere interpretato come sostegno alla linea Bush sul protocollo di Kyoto).
Conclusione: il testo firmato per primo da Elio Vito, di Forza Italia, è passato con 273 sì e 132 astensioni, ma anche 90 «no» che non venivano soltanto da nove di Rifondazione e dai sei verdi presenti. Approvato il documento del ds Calzolaio è altri in difesa del protocollo di Kyoto per limitare le emissioni inquinanti. Respinte le mozioni di verdi e bertinottiani, anche se, in certe parti, le prime sono state appoggiate da settori dell’Ulivo, aiutato da Rifondazione su Tobin tax e ambiente.
«E’ andata bene: è passato pure il punto del mio testo che condanna le società off shore, come quelle di Berlusconi», ha commentato Burlando, dalemiano. In realtà, malgrado il voto non abbia avuto un’unica regia, è la linea di ds come lui che non volevano contrapporsi frontalmente al governo ad essersi trovata sottoposta a un’offensiva di ulivisti e sinistra ds. Il vantaggio, per Berlusconi, è di avvicinarsi al G8 del 20 luglio potendo dire di non aver chiuso le porte al dialogo.
Maurizio Caprara