Napoli 28 giugno 2001
COMUNICATO STAMPA
Un bossolo di proiettile per il ministro Scajola
La rete No Global ha inviato questa mattina una missiva al Ministro
Scajola con un bossolo di proiettile e una copia del Libro "Zona
Rossa" (ed. DeriveApprodi), che raccoglie oltre 70 testimonianze
sulle violenze e le brutalità delle forze dell'ordine di cui si sono
rese protagoniste interi reparti delle forze dell'ordine in occasione
del controglobal forum di Napoli del 17 marzo 2001.
L'invio del bossolo non vuol essere assolutamente un atto
d'intimidazione ma un invito a ragionare, dopo i gravi fatti di
Goteborg, sulla dotazione e l'uso delle armi da fuoco da parte della
polizia in servizio per questioni di ordine pubblico a Genova.
Questo pomeriggio Scajola incontrerà i delegati del Genoa Social
Forum; da parte nostra crediamo opportuno che il ministro prenda
posizione in modo chiaro sui tre punti irrinunciabili individuati dal
GSF, prima di avviare qualsiasi confronto col governo (sul confronto
politico rispediamo al mittente l'invito).
Il diritto a manifestare non può essrere oggetto di trattative;
Scajola & c. sanno da settimane che prima di tutto devono garantire:
1) frontiere aperte per permette alle delegazioni estrere di
raggiugnere Genova
(le frontiere vanno aperte non solo per le merci e i capitali, ma
anche per le persone e i manifestanti!!)
2) garantire l'arrivo a Genova dei mezzi di trasporto approntati
dalle realtà promotrici del controvertice di Genova, in primo luogo i
treni speciali da tutt'Italia e la nave Odiessea in partenza il 18
luglio dal porto di Napoli.
3) la cittadella dei manifestanti, in zona Marassi, per permettere
l'accoglienza e l'ospitalità delle migliaia di persone che
arriveranno a Genova e lo svolgimento del Public Forum e dei tavoli
di discussione del controvertice.
In attesa di un positivo riscontro su questi punti dall'incontro di
oggi pomeriggio alla Farnesina, noi con questa missiva vogliamo
evidenziare quest'altra questione a nostro avviso irrinunciabile
(fatta propria da tutto il Genoa Social Forum): nessuno strumento
atto ad uccidere sia presente nelle mani delle forze dell'ordine a
Genova.
Rete No Global
segue copia della missiva inviata al ministro
(per evitare interpretazioni affrettate,
leggere attentamente la missiva!!!)
Ill.mo ministro Scajola,
Le inviamo questo piccolo oggetto di cui lei conoscerà
sicuramente l'utilizzo e l'efficacia "mortale".
E' un bossolo di un proiettile, un piccolissimo oggetto di metallo
che evoca e simboleggia (e troppo spesso materializza) l'assassinio,
il più brutale dei crimini che un essere umano può compiere nei
confronti di un suo consimile.
Noi l'abbiamo raccolto durante la guerra nell' ex-Jugoslavia,
allorquando molti di noi si recarono - come volontari e osservatori
di pace - in quelle regioni martoriate dall'odio e dalla più grande
tragedia del genere umano: la guerra.
La guerra, le tante guerre che in questi anni hanno contrassegnato in
negativo la storia di questo pianeta, rappresentano il punto più alto
della follia e della barbarie umana; il bossolo che Le inviamo, come
tutti i bossoli che ogni giorno cadono a terra in ogni angolo del
mondo, è un simbolo anche concreto di questa barbarie, semplicemente
perché dietro questo bossolo ci potrebbe essere un bambino, una
donna, un uomo (serbo, croato, mussulmano che sia) assassinato, una
madre in lacrime, una comunità a lutto.
Il mondo cresce, la globalizzazione neoliberista continua a produrre
progresso e ricchezza (noi ci terremo a puntualizzare che la produce
per un gruppo sempre più ristretto di elitès), ma noi dobbiamo
continuare a fare i conti, ogni giorno sempre più, con questi
strumenti diabolici che possono cancellare con la forza il diritto
elementare alla vita.
E questo, che dovrebbe essere inammissibile per qualsiasi ragione al
mondo, dipende esclusivamente dalla discrezionalità di chi li detiene.
Per questo motivo noi siamo contrari alle armi, alle guerre, contro
cui ci siamo mobilitati negli anni passati, mentre le forze di
governo e anche quelle di opposizione facevano propri i
bombardamenti nei Balcani e legittimavano un nuovo concetto assurdo
di "guerra umanitaria". Una guerra non potrà mai essere umanitaria.
A questo punto Lei si chiederà perché proprio a Lei questo bossolo.
Le assicuriamo che non si tratta assolutamente di un atto
intimidatorio, come capirà dal tono della presente missiva.
E' piuttosto un invito a riflettere su quello che è successo a
Goteborg durante lo svolgimento del vertice dell'Unione Europea di
poche settimane fa.
In tale occasione altri bossoli sono caduti in terra, altri esseri
umani hanno rischiato di perdere la vita.
Ma nella moderna e civile Svezia non era in corso nessuna guerra:
c'erano semplicemente decine di migliaia di giovani e meno giovani
che manifestavano e protestavano contro la globalizzazione
neoliberista.
La polizia ha scelto di aprire il fuoco sui manifestanti: per la
prima volta, dopo decine di anni, nella moderna e civile Europa le
forze dell'ordine attentano alla vita di un manifestante.
Per quanta tensione ci fosse in quel frangente, per quanto radicali
fossero le forme di lotte in quel momento adottate dai manifestanti,
nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di sparare e di uccidere.
Gli spari di Goteborg rappresentano un' evidente e pericolossissima
discontinuità, un campanello d'allarme su cui non possiamo
soprassedere. In anni nemmeno troppo remoti abbiamo visto con quale
drammatica rapidità si è innestata una perversa spirale di violenza
che ha conformato il rapporto istituzioni e movimenti nell'ottica
della sistematica repressione.
Oggi, a fronte di un movimento anti-globalizzazione che cresce ogni
giorno sempre più, che raccoglie sempre più consensi nella società,
ci potrebbe essere - come nel passato c'è stato per altri movimenti -
la tentazione di fermare la sua crescita espansiva con il terrore e
con il sangue.
Noi l'abbiamo provato sulla nostra pelle, a Napoli il 17 marzo al
termine del contro global forum, allorquando in piazza Municipio
alcuni reparti della celere scelsero di compiere un pestaggio
indiscriminato e di massa nei confronti delle migliaia di
manifestanti presenti quel giorno in piazza, senza lasciar loro
alcuna via d'uscita e di deflusso.
Centinaia di feriti, un inchiesta della magistratura e del ministero
ancora in corso, che speriamo Lei si attivi per portarla a termine,
per individuare i responsabili e i "mandanti" di quel mezzogiorno di
fuoco.
A tal proposito Le abbiamo inviato anche una copia del Libro bianco
sui fatti di Napoli, con oltre 70 testimonianze sulla brutalità e la
violenza poliziesca, che speriamo abbia modo e tempo di leggere
attentamente.
Ma i feriti di Napoli, per quanto numerosi e gravi, sono poca cosa
rispetto a Goteborg: la nostra preoccupazione è che Napoli, Goteborg,
ma anche Praga, Nizza, segnano con evidenza il tentativo sia di
brandire con più sistematicità la carota (e qui gli sforzi per il
dialogo del ministro Ruggiero, che con determinazione rimandiamo al
mittente), ma anche di utilizzare con più forza il bastone.
La nostra preoccupazione è che il prossimo passaggio, a questo punto,
possa essere l'assassinio, un cadavere che sia da monito per questo
movimento, un morto con cui "desertificare" il consenso e le simpatie
che in questi anni con tenacia siamo riusciti a costruire intorno
alle nostre battaglie.
A Genova questo non dovrà succedere.
Per questo motivo Le chiediamo di schierare le forze dell'ordine
senza le munizioni delle loro armi, adottando l'esempio lungimirante
del Questore di Reggio Calabria, che durante i moti del 1970 scelse
questa strategia, per evitare degenerazioni incontrollabili.
I 18.000 uomini in divisa schierati in quei giorni, avranno a
disposizione elicotteri, manganelli, idranti, scudi, lacrimogeni,
insomma tutto il necessario per fronteggiare eventuali problemi
d'ordine pubblico: ma i proiettili non servono - e possono diventare
pericolosi - soprattutto nelle mani dei tanti giovani in divisa che
da settimane subiscono, come del resto tutti gli italiani, una sorta
di terrorismo psicologico nei confronti di questa calata di "barbari"
(come troppo spesso viene dipinto il cosiddetto popolo di Seatle) che
arriverà per il G8 a Genova.
E' una richiesta legittima, a nostro avviso, nella speranza di non
dover raccogliere altri bossoli per le strade di Genova.
Le chiediamo ufficialmente, quindi che ogni strumento atto ad
uccidere non sia a disposizione delle forze dell'ordine schierate il
19, 20, 21 luglio a Genova.
A nostro avviso, il segnale più efficace che il governo italiano può
a dare ai manifestanti, al fine di stemperare le tensioni a cui
invece sta contribuendo in modo formidabile ad alimentare, è proprio
quello di garantire che in piazza non ci siano armi capaci di
uccidere.
Non vogliamo un'altra Napoli ne tantomeno un'altra Goteborg.
Speriamo che Lei convenga.
Con osservanza
- Francesco Caruso-
Portavoce della Rete No Global
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