La Repubblica 27 giugno 2001

"Ecco le nostre condizioni: città aperta, polizia disarmata "

Il Genoa Social Forum: "Abbiamo diritto a manifestare"
Il leader antiglobalizzazione Vittorio Agnoletto chiede la cancellazione della "zona gialla"

CINZIA SASSO


MILANO - Alla mano tesa del governo il Genoa Social Forum risponde con un'apertura condizionata: «In qualità di portavoce di oltre 750 organizzazioni italiane e straniere spiega Vittorio Agnoletto dico innanzitutto meglio tardi che mai. Questo incontro è importante anche se arriva molto tardi e nei prossimi giorni ci sarà tanto da fare. Giovedì ci presenteremo con una delegazione molto più ristretta, anche perché nel frattempo siamo molto più uniti. Ribadiamo che è un tavolo di confronto, non di trattativa. Perché una cosa deve essere chiara: non possiamo trattare su diritti costituzionalmente garantiti».
Ora, le parole usate da questo medico milanese, presidente della Lega italiana per la lotta all'Aids, globetrotter degli incontri contro la globalizzazione, sono simili a quelle usate dal governo. Ma Agnoletto non si ferma alle parole e chiede che le aperture dei ministri Scajola e Ruggiero si traducano subito in qualcosa di concreto.
Nei fatti, dunque, la distanza rimane grande. Anche se il Gsf un passo importante l'ha fatto: il 20, in ogni zona della città dove si svolgeranno iniziative del Forum, lo stesso Forum organizzerà anche la sicurezza contro «qualunque tipo di provocazione». Non si usa la parola «servizio d'ordine», ma nessuna espressione assomiglia di più a questo impegno. D'altra parte il Gsf, che giovedì avrà in delegazione anche un rappresentante delle tute bianche, ribadisce con chiarezza quelle che sono le sue richieste di impegni: che le frontiere restino aperte; così le stazioni di Brignole e Principe; così i caselli autostradali. «Il 21 aspettiamo centomila persone dice Agnoletto non si può pensare a navette». Che la polizia non sia armata: «Chiediamo al governo di riflettere sui fatti di Goteborg: non vogliamo che nessuno rischi la vita»; che la zona gialla sia abolita. In ogni caso, annuncia Agnoletto, «noi non la rispetteremo». E spiega che la richiesta è venuta proprio dalle più pacifiste e non violente tra le associazioni del Gsf: «Averla inventata dice è come aver individuato un campo di battaglia; e noi la battaglia non la vogliamo. Le nostre azioni saranno pacifiche e non violente, ci impegniamo a non portare alcun danno alla città e invitiamo i genovesi a stare con noi per fare di Genova una città aperta».
Dunque, si torna a "bomba": «Il ministro Ruggiero ha detto di sperare in un documento congiunto con noi? «Ci interessa prosegue il portavoce ma subordiniamo quel confronto al rispetto dei diritti, a partire naturalmente da quello di manifestare». E poi: «I bluff non ci piacciono: vogliamo un tavolo di confronto, ma che sia globale e quindi duraturo». E propongono di avviarlo in sede istituzionale, dunque parlamentare, non governativa. Che le buone intenzioni del governo debbano essere accompagnate anche da atti concreti e non tradursi solo in propaganda, Agnoletto lo precisa con forza: «Il ministro dice di volere un confronto sull'Aids? Benissimo: faccia una cosa che il precedente governo non ha fatto, schieri l'Italia a fianco del Sudafrica e del Brasile. Sennò, che diavolo viene a parlare di confronto?».
Giovedì, giorno dell'incontro con i ministri, il Gsf presenterà il programma completo delle sue iniziative: dibattiti sul diritto alla salute, all'istruzione, all'acqua sì, anche all'acqua ; si parlerà del protocollo di Kyoto obiettivo minimo e del perché no alla proprietà dei brevetti farmaceutici. «Ma a tre settimane dice ancora Agnoletto non sappiamo ancora dire ai nostri ospiti che arrivano da tutto il mondo dove li invitiamo a discutere». Sulla cittadella della solidarietà a Marassi, nonostante le profferte di confronto, la risposta è ancora no. Mentre il Gsf si dice «non contrario a priori» a una prima accoglienza a Quarto e a Levante. «Qualunque incidente insiste Agnoletto sarebbe un colpo alle nostre proposte: noi non vogliamo scontri». Ma se i niet dovessero restare, il Gsf risponderà con le armi della disobbedienza civile e dunque le persone si attrezzeranno di conseguenza: «Cercheremo di fare il possibile perché le botte che si rischierà di prendere non lascino troppi segni». All'orizzonte, intanto, il popolo di Seattle (ma Agnoletto suggerisce: «Chiamateci popolo di Porto Alegre, noi siamo propositivi») vede Porto Alegre 2, dal 31 gennaio al 5 febbraio. E beffardamente applaude al prossimo vertice dell'Organizzazione mondiale per il commercio, il Wto: «I potenti hanno dovuto riparare in Qatar perché il mondo non li vuole. Non hanno alcun diritto a governare il mondo».