Corriere della sera 24 giugno 2001
De Gennaro a Genova per trattare con i contestatori

G8, oggi il capo della polizia in città. Berlusconi: salvaguarderemo chi protesta, ma non chi vuole la guerriglia

ROMA - Parola d’ordine: trattativa. Difficile, senza dubbio, ma «necessaria». Per il G8 il governo ha imboccato questa strada con le aperture del ministro degli Esteri Renato Ruggiero e ora si trova al passaggio più complicato: oggi a Genova il capo della polizia Gianni De Gennaro si vedrà con il portavoce del Genoa Social Forum, Vittorio Agnoletto, e sarà il primo contatto diretto tra le istituzioni e il popolo di Seattle. Ma le «tute bianche» fanno sapere di non avere ancora deciso se parteciperanno all’incontro, segno che il confronto si preannuncia delicatissimo. Una conferma viene anche da ciò che pensa al riguardo Silvio Berlusconi: «Non si possono stravolgere le finalità che sono alla base del G8. La verità è che i Paesi più fortunati vogliono occuparsi anche di quelli meno fortunati. Oggi invece sembra che ci siano otto signori potenti che in una torre d'avorio si riuniscono per decidere il destino degli altri. Non è assolutamente così». A ogni modo «devono essere salvaguardate non solo le forze dell'ordine, ma anche gli anti-G8 che a Genova esprimeranno la loro protesta in maniera legittima» e «ci si dovrà guardare da chi cercherà di approfittare della situazione per dare sfogo ad atti di guerriglia». Il presidente del Consiglio aggiunge anche che effettuerà un sopralluogo a Genova, ma solo alla fine della prossima settimana, quando saranno finiti i lavori alla stazione marittima.
Il Viminale si muove cercando di non irritare la sensibilità degli «anti-giottini» tanto che, in una nota ufficiale, precisa che «la missione» di De Gennaro, «è quella di assicurare il più sereno svolgimento dei lavori del summit consentendo l’espressione di ogni forma di dissenso pacificamente espresso, ma al tempo stesso contrastando ogni forma di violenza».
Da Bologna, dove si svolge la prima assemblea nazionale di Attac, associazione che raggruppa parte della protesta anti-globalizzazione, Vittorio Agnoletto lancia un preciso avvertimento: «Noi poniamo un problema politico, non di ordine pubblico. Se ci chiamano solo per ratificare le decisioni del governo, l’incontro non durerà più di trenta secondi». Insomma, il portavoce del Genoa Social Forum tiene duro: «Non accettiamo l’esistenza di zone "gialle" e "rosse" e chiediamo di non chiudere la frontiera di Ventimiglia».
Ecco le condizioni del popolo di Seattle. Punti che fanno capire quanto sarà difficile trovare un’intesa, anche perché gli «antigiottini», con le loro diverse anime, si dividono sull’opportunità del dialogo con il governo. Unanime invece la richiesta ai ferrovieri di annullare lo sciopero in programma dal 13 al 15 luglio, «altrimenti tutto sarà più difficile per chi vorrà raggiungere il Forum». Cioè gli incontri fissati a Genova dai contestatori alla vigilia del G8. E proprio il luogo di raduno dei vari gruppi, associazioni e «tute bianche», sarà un altro punto delicato della trattativa: «Vogliamo Marassi, zona che oltre a essere centrale è anche la più attrezzata per l’accoglienza». E tanto per ribadire che il dialogo non sarà una passeggiata Agnoletto risponde con durezza al ministro degli Esteri Ruggiero: «Non basta usare le stesse parole per concludere che vogliamo le stesse cose: le differenze restano abissali su temi come l’Aids e le multinazionali».
Roberto Zuccolini