Manifesto 23 giugno 2001 G8,
i rapporti tra contestatori e governo si arenano sulla "zona rossa"
Il ministro Ruggiero ammette: dialogo difficile con gli anti-G8. Sfuma il tentativo del
governo di dividere i manifestanti in buoni e cattivi ANGELO MASTRANDREA
C' è un governo che, per bocca del ministro degli esteri Renato
Ruggiero, continua a cercare un dialogo che si fa sempre più difficile. E c'è un
centrodestra che, in alcune sue componenti non di governo, mostra sempre più apertamente
la sua ostilità a qualsiasi rapporto con il cosiddetto "popolo di Seattle". Al
punto che il sottosegretario alll'interno Carlo Taormina precisa che "la linea del
dialogo non deve essere scambiata per prove tecniche di consociativismo". Basti
guardare ad alcuni editoriali dei giornali vicini al centrodestra (in particolare Il
giornale e Libero), ma anche alle dichiarazioni di alcuni politici.
Comunque, anche l'ottimismo del ministro Ruggiero, profuso a piene mani nei giorni scorsi,
comincia a scemare. "Le cose non sono facili, e non mi illudo che lo siano", ha
detto ieri ai giornalisti, visto lo scetticismo del Genoa social forum sulla
effettiva ricerca di un dialogo e i dinieghi di alcune voci considerate
"autorevoli" sugli antiglobalizzatori (dal cantante Manu Chao al segretario del
Prc Fausto Bertinotti, ai Verdi) di voler fare da mediatori. Comunque, il ministro degli
esteri non ha escluso che, prima del G8, possa incontrare i contestatori. Ma bisognerà
vedere quali, perché, al di là delle dichiarazioni di facciata, finora non è stata data
alcuna risposta al Genoa social forum, che raggruppa ben 730 organizzazioni da
tutto il mondo e fin dal giorno dopo le elezioni chiede ufficialmente un incontro al nuovo
governo. Forse le due parti potrebbero vedersi la prossima settimana, ma una data certa
non è ancora stabilita.
Nel frattempo, è sfumato il tentativo di utilizzare come mediatori il Prc e i Verdi, i
partiti ritenuti più vicini agli antiglobalizzatori. Ma entrambi, alla richiesta del
presidente della commissione esteri della Camera Gustavo Selva (An) di collaborare con il
governo "per impedire che vengano violate comunque le zone del centro storico di cui
verrà disposta la chiusura", hanno rispedito al mittente la richiesta. Se per
Bertinotti, infatti, prima di tutto c'è il diritto a manifestare e per il responsabile
esteri del Prc Ramon Mantovani "Selva cerca di scaricare sulla sinistra delle
responsabilità che sono tutte del governo", per Paolo Cento dei Verdi il governo
deve dire esplicitamente se vuole garantire l'agibilità democratica di Genova. Secondo il
parlamentare, "la responsabilità dei disordini è di chi farnetica su strisce rosse
e infiltrazioni terroristiche, tentando di dividere i manifestanti tra buoni e
cattivi".
Ed è proprio su tali questioni che il dialogo si impantana. Gli antiglobalizzatori
infatti rifiutano qualsiasi distinzione tra "buoni e cattivi", e soprattutto non
ritengono legittima la blindatura della città in una "zona rossa" e in un'altra
"gialla". "La città è di tutti - ha detto ieri Norma Bertullaccelli,
maestra genovese del Gsf - Noi siamo pacifici, ma non riconosciamo nessuna zona
rossa e nessuna zona gialla. Per cui ciascuno di noi sarà libero di manifestare come
vorrà: alcuni faranno volantinaggio, altri potranno entrare, pacificamente, nella zona
rossa".
Se il dialogo langue, non altrettanto si può dire della misure poliziesche per far fronte
all'arrivo delle migliaia di contestatori. Ieri il consiglio dei ministri ha nominato
nella struttura di missione per il G8 il prefetto Ansoino Andreassi, vicedirettore
generale della pubblica sicurezza, in virtù dei suoi trascorsi nella lotta al terrorismo.
E' slittato ai prossimi giorni, invece, il vertice, che doveva svolgersi ieri, tra il
presidente del consiglio Silvio Berlusconi e i ministri Scajola e Ruggiero.
E' polemica, intanto, tra il sindacato di polizia Lisipo e la rete campana No Global,
che aveva espressamente chiesto il disarmo delle forze dell'ordine, alla luce di quanto
accaduto a Göteborg ma anche a Napoli lo scorso 17 marzo, alla manifestazione contro il
Global forum. Ma il Lisipo è tornato ad auspicare il "pugno di ferro" contro i
manifestanti, che per questo motivo si appellano alla "parte sana e democratica
presente all'interno delle forze dell'ordine" a schierarsi "contro quest'inutile
e preoccupante contrapposizione frontale, ma anche e soprattutto a disobbedire in piazza
nel caso in cui vengano impartiti ordini palesemente criminali |