Corriere della sera 4 luglio
ROMA - Durante il dibattito della Camera sul G8 di Genova ...

ROMA - Durante il dibattito della Camera sul G8 di Genova che dovrà concludersi oggi con le votazioni, il ministro degli Esteri Renato Ruggiero ieri ha chiamato vicino a sé il deputato dei Ds Claudio Burlando. L’intervento che hai pronunciato e la mozione che hai presentato, gli ha detto in sostanza, permette di scrivere una risoluzione comune della maggioranza di centro-destra e dell’opposizione di centro-sinistra. Poi gli ha domandato: siete d’accordo a farlo? Burlando lo era, ma la risposta definitiva della sua coalizione è rimasta affidata a un negoziato tra i due schieramenti destinato a concludersi stamattina. Fino alla notte, la direzione di marcia è stata quella verso un documento comune, favorevole alla riduzione del debito dei Paesi più poveri e allo stanziamento di risorse del mondo ricco contro l’Aids. La stesura di un testo «bipartisan», tuttavia, ha incontrato, oltre al prevedibile rifiuto di Rifondazione comunista, un’indisponibilità dei Verdi e, nella Margherita, la diffidenza di Ermete Realacci. Burlando ha fatto presente una difficoltà: nella mozione del centro-destra non c’erano riferimenti all’abolizione delle barriere doganali per i prodotti dei Paesi che vivono nella miseria e alla necessità di rimedi per abbassare i prezzi delle medicine antiaids brevettate dalle grandi case farmaceutiche. Non va escluso che il parto della risoluzione comune possa esserne danneggiato, o che un’adesione arrivi dall’Ulivo tranne qualche pezzo.
«Mi auguro rappresenti l’inizio di un dialogo più intenso con i Paesi in via di sviluppo», ha detto Carlo Azeglio Ciampi del vertice fissato a Genova tra il 20 e il 22 luglio. Non basta cancellare il debito degli Stati più poveri, ha sostenuto, bisogna anche «stanziare somme per adeguati aiuti». Sulle linee generali, i due schieramenti possono trovare un’intesa. Il Quirinale preferisce che sia raggiunta. Differenze di impostazione, comunque, ne esistono, e sarà dettata da ragioni di politica interna la scelta su se evidenziarle o meno.
Lo stesso Ruggiero, che in serata ha garantito innanzitutto all’aula di notare «una sostanziale convergenza fra le forze politiche», ha piantato alcuni paletti. Da una parte ha apprezzato la mozione del ds Calzolaio per la ratifica del protocollo di Kyoto sul clima, ha confermato la linea dei precedenti governi sulla cancellazione italiana del debito. Dall’altra parte, ha definito inaccettabili tre richieste dei Verdi: rinuncia totale dei crediti dalla Banca mondiale, eliminazione del debito per i Paesi a medio reddito, un arbitrato al posto del negoziato in materia. Citando il Costa Rica, che ha vinto un contenzioso contro gli Stati Uniti sul mercato tessile, Ruggiero ha contestato la tesi che l’Organizzazione mondiale per il commercio, della quale è stato direttore generale, sia al servizio dei ricchi.
Il voto, oggi, è una prova importante per il governo, che pur disponendo della maggioranza ha interesse a trattare con gli altri sette Paesi più sviluppati sulla base di un mandato condiviso dall’opposizione. Esame delicato anche per l’Ulivo, arrivato un po’ in ordine sparso, interessato a non regalare troppi appoggi all’avversario e però a non isolarsi, sconfessando peraltro la preparazione del vertice gestita da Amato. Lo sherpa di Berlusconi Francesco Olivieri è lo stesso che consigliava D’Alema e il suo successore.
Ieri il Cavaliere, al telefono, ha ricevuto da Putin i complimenti per l’ingresso a Palazzo Chigi e ha fissato con il presidente russo un incontro a Genova sugli «eccellenti rapporti» bilaterali. Il G8, insomma, sta per cominciare. Ma il passaggio di oggi resta di rilievo.
Maurizio Caprara