La Stampa
Mercoledì 6 Giugno 2001

CONTROVERTICE LE TUTE BIANCHE PREPARANO LA RESISTENZA PASSIVA
«Sarà disobbedienza pacifica»
I duri: «Pronti a invadere la zona proibita»

GENOVA
QUELLA che fino a ieri qualcuno considerava «la tronfia supponenza virile dei giovani maschi che mettono in scena il vecchio gioco della guerra come in un film di Kurosawa» non c’è più: annegata in un abbraccio tra Luca Casarini, leader delle Tute Bianche e Carlo Schenone, anima moderata del «Genoa Social Forum» che, solo qualche giorno fa, voleva escludere dall’organizzazione Anti G8 gli interpreti più aggressivi della protesta.
Tutto più tranquillo - e forse un po’ più ipocrita - sotto il cielo di Genova: i dissidi si sono ricomposti, e la contestazione che riunisce 522 sigle marcia compatta sotto la bandiera della disobbedienza civile. Vittorio Agnoletto, portavoce di questa galassia ribelle, legge il documento: «Ribadiamo il carattere pacifico e non violento delle manifestazioni e delle azioni che promuoveremo durante il G8. E solennemente dichiariamo: scegliamo d’agire nel pieno rispetto delle città, scegliamo di non compiere attacchi contro alcuna persona, anche se in divisa». Traduzione: «Ci ribelleremo nei modi e nei luoghi che riterremo opportuni senza praticare l’uso della forza, ma non per questo rinunceremo ai tentativi d’invadere la zona proibita mettendo in gioco i nostri corpi».
Sì, perchè come dice Agnoletto, «i manifestanti potranno scegliere a quale tipo di contestazione aderire». È contento, Casarini? Ci sarà gloria anche per le Tute Bianche. «Felice: le mediazioni hanno portato ad una scelta importante, tutti d’accordo sulla disobbedienza civile, dai cattolici ai comunisti, dagli ambientalisti ai centri sociali. E contento anche perchè si è discusso di cose concrete, non su chi è più rivoluzionario». Programma e mappa della «pacifica» rivolta che si inizierà il 15 luglio e terminerà il 22, prevede accanto agli incontri, ai dibattiti e alle tavole rotonde del controvertice al Public Forum, due momenti-clou: il sit-in ai margini della Città Proibita, il 20, ed il mastodontico corteo che, il 21, dovrebbe riversare in città oltre 100 mila persone. Eccoci a quello che sino all’altro giorno era chiamato assedio e che oggi è definito «accerchiamento». Chi ci aiuta nella ricostruzione parte proprio dai sit-in: «Saranno determinanti. Le persone che si stenderanno per terra e si rifiuteranno di muoversi impegneranno le forze dell’ordine con la loro resistenza passiva: contemporaneamente ci sarà chi cercherà di abbattere i cavalli di frisia che cingeranno la zona rossa».
Ma non s’è detto, nessun attacco alle cose? «Beh, per cose s’intendono negozi, vetrine, non le recinzioni». Dietro il «muro», però, ci saranno gli agenti antisommossa.... «Noi non siamo violenti, ma neppure scemi: ci difenderemo dalla violenza altrui». Pronti ad indossare caschi, pneumatici di camion, paraspalle ed imbottiture di sughero, il solito armamentario delle Tute Bianche. Ma forse avranno qualcosa: si parla d’uno stock di maschere antigas in arrivo... «Beh, non sarà mica un atto di forza proteggersi dai lacrimogeni. E poi, vogliamo o no provare a bloccare il summit?». Quanti sarete nel tentativo? «Arriveremo a diecimila»: Tute Bianche, gruppi tedeschi e baschi, ma anche Giovani Comunisti e centri sociali molto risoluti aderenti al Network per i diritti globali come l’Askatasuna di Torino, lo Ska e l’Officina 99 di Napoli. In una sorta di provocazione mordi e fuggi si cimenteranno, inoltre, circa trenta gruppi di 15-20 persone ciascuno, collegati con fischetti, trombe, messaggeri in bicicletta. Tra i coordinatori, Carlo Schenone: «Anche noi proveremo a superare la barriera proibita». Ma cercheranno anche di boicottare il summit, «a monte», bloccando per esempio negli alberghi gli addetti alle traduzioni. Negli stessi momenti, lungo il perimetro della città off-limits, si svolgeranno le «piazze tematiche»: incontri sui argomenti relativi all’ambiente, l’immigrazione e la salute. Ancora Agnoletto: «Rivolgiamo a tutti i genovesi l’invito a scendere in strada. Sono loro a subire la violazione del proprio territorio a causa della scelta di far svolgere il vertice nel pieno centro della città. Si uniscano a noi nel dire agli Otto che sono usurpatori».