La Repubblica 9 luglio 2001

Don Vitaliano, prete da corteo "Saremo agnelli in mezzo ai lupi"

Sta con le Tute bianche e cita Tommaso D'Aquino per giustificare la disobbedienza
il personaggio

CLAUDIA FUSANI


ROMA - «Quando una legge è ingiusta, disobbedire è un dovere. Lo diceva San Tommaso D'Aquino. É la sintesi di un documento firmato da Luca Casarini, leader delle Tute Bianche, don Riboldi, vescovo di Acerra, un pastore protestante ed io». Lui è il prete barricadero di Avellino, don Vitaliano della Sala, la tonaca nera delle tute bianche.
Don Vitaliano, qual è la legge ingiusta a cui disobbedire?
«Il G8 che è illegale visto che è un organismo non eletto democraticamente e dove pochi credono di poter decidere il destino di tutti. Ingiusti sono questo mercato globalizzante, il debito dei paesi poveri e la zona rossa, simbolo di tutte le zone rosse del mondo che includono pochi ed escludono i più».
In nome di San Tommaso d'Aquino, a Genova sarà disobbedienza?
«Cercheremo di impedire il vertice e romperemo quella zona rossa. Violarne una per violarle tutte. Senza usare violenza».
Don Vitaliano, in un'omelia lei ha parlato di agnelli fra i lupi.
«I lupi del G8 e gli agnelli che sono le mille anime del movimento antiglobalizzazione. Gli agnelli sono miti ma, come diceva don Primo Mazzolari, la voce dei miti non è sempre la più mite e le loro barricate non sono sempre le prime a cadere».
Sarà a Genova a capo delle Tute bianche e a fianco di Casarini?
«Ancora non lo so. Dopo tante marce il mio vescovo, l'abate di Montevergine, mi ha vietato di partecipare ad ogni manifestazione».
Disobbedirà anche in questo caso?
«Non so, rischio la sospensione. Proverò a convincere il vescovo».
Non dovrebbe avere difficoltà visto che questa volta, per una volta, lei non è in rotta col Vaticano.
«Finalmente, e sottolineo finalmente, sono scesi in campo vescovi e cardinali. Noi cattolici siamo tanti e ovunque nei gangli importanti del mondo occidentale: se vogliamo veramente riordinare questo mondo disordinato, lo possiamo fare».
Qualcuno definisce sterile la rabbia e la voglia di ribellarsi del popolo no global.
«É una rabbia positiva, se governata con l'intelligenza. É la rabbia di quanti, giovani e meno giovani, hanno capito che questo mondo non conosce vie di mezzo: l'individuo, un intero paese, una categoria di persone, o sei dentro, o sei fuori. E se sei fuori, rischi di restarci per sempre. Questa è la rabbia del cosiddetto popolo di Seattle, una rabbia che condivido».
Teme che i temi dell'antiglobalizzazione, archiviata Genova, finiranno in un angolo?
«Da questo punto di vista il Genoa social forum e tutte le sigle che gli ruotano intorno hanno già vinto: i temi dell'antiglobalizzazione non usciranno più dall'agenda politica internazionale».
A Genova ci saranno i temuti incidenti?
«Temo qualche gruppo anarchico ma soprattutto la reazione degli uomini in divisa. In questo periodo c'è qualcuno che ha soffiato troppo sul fuoco».