Manifesto 23 giugno 2001

La Exxon in guerra
Indonesia, la società accusata di complicità con i militari in assassinii

EMANUELE GIORDANA *

Connivenza, favoreggiamento ma anche un vero e proprio aiuto diretto ai militari indonesiani. Aiuto che si materializzava nella fornitura di strumenti per scavare fosse comuni o costruire casematte dove venivano allestite camere di tortura. Sono queste le accuse, sostanziate da testimonianze locali, contenute nella denuncia che una organizzazione non governativa ha depositato presso un tribunale di Washington, chiamando in causa la filiale in Indonesia della Exxon. La denuncia porta la firma dell'International labor rights fund (Ilrf), un'organizzazione di monitoraggio dei diritti umani che ha deciso di fare da tramite per undici contadini dell'Aceh, la regione settentrionale dell'isola di Sumatra, dov'è forte da anni un movimento secessionista.
La ExxonMobil è uno dei colossi dell'estrazione di petrolio e gas naturale e ha a Sumatra alcuni dei pozzi più importanti dell'intero sudest asiatico, in una zona del mondo - l'area Asia-pacifico - che fornisce alla Exxon circa il 13% dell'intera sua produzione di greggio e gas naturale. A Sumatra estrae oltre un miliardo di metri cubi al giorno ma, dall'inizio di marzo, ha chiuso i pozzi motivando la decisone con lo stato di tensione che grava sull'isola indonesiana, proprio per via della guerra infinita tra i secessionisti e Jakarta.
Adesso però la denuncia aggiunge un nuovo capitolo alla vicenda della guerra nell'Aceh e rivela la possibilità di un'ingerenza forte e "sporca" della compagnia internazionale negli affari interni del paese. Secondo i suoi accusatori, la Exxon avrebbe dato un aiuto sia diretto che indiretto ai militari indonesiani, conosciuti per un passato spregiudicato nelle zone dell'arcipelo ritenute a rischio, da Timor, all'Iria Jaya e nella stessa Sumatra. Avrebbe cioè aiutato i militari nei loro progetti di sequestro, venuti alla luce già alcuni anni fa con la scoperta di enormi fosse comuni. Avrebbe inoltre garantito i mezzi ai soldati per costruire luoghi di tortura, anticamera della sparizione nelle fosse di centinaia di cadaveri. E' la prima volta che la Exxon viene coinvolta in una denuncia tanto grave e che la Compagnia (ieri i suoi dirigenti hanno incontrato la vicepresidente Megawati) ha immediatamente smentito. Ma c'è di più: almeno indirettamente, la Exxon sarebbe corresponsabile di assassini, torture e stupri perpetrati dalle forze di sicurezza di Jakarta, note per il pugno pesante nei confronti dei sospetti sostenitori della guerriglia o anche solo dei residenti locali.
Fece scalpore, un anno fa, il primo processo contro un gruppo di soldati per una strage a sangue freddo avvenuta tempo prima a Sumatra. Ma, nonostante indicasse una svolta, impressa dalla nuova gestione del neo presidente Wahid, venne fortemente criticata perché, nonostante le condanne, nessun ufficiale venne trascinato alla sbarra. Il clima di impunità nel quale i militari indonesiani sono vissuti sino alla caduta di Suharto, sembrava terminato con l'arrivo al potere di Wahid, il ritiro di gran parte delle forze di sicurezza dall'isola, le scoperte delle prime fosse comuni e i processi contro i militari. Nel contempo Wahid aveva avviato negoziati di pace con i secessionisti, promosso una maggior autonomia e garantito persino un'apertura alle leggi islamiche, in una regione dove l'Islam radicale ha finito per accompagnare, in secoli di lotta per l'indipendenza, le suggestioni autonomiste.
Questo processo però si è ultimamente incagliato: il presidente è in disgrazia e sotto inchiesta; i militari hanno ripreso a sparare e mordono il freno per tornare all'epoca del pugno di ferro. Ed è in questo quadro che si è arrivati alla chiusura dei pozzi. La perdita è notevole e, a farne le spese, è soprattutto la Pertamina, l'agenzia di stato del petrolio che lavora il greggio estratto dalle compagnie straniere. Si stima che ogni mese l'Indonesia perda un centinaio di milioni di dollari.
La denuncia rischia adesso di aprire un nuovo capitolo sulla guerra di bassa intensità condotta da Jakarta a Sumatra. L'avvocato Terry Lawyer, citato dalla Bbc, ha detto che la "Exxon Mobil conosceva bene i metodi brutali con cui l'esercito tratta le minoranze". La sua responsabilità però dovrà essere provata e, prima di tutto, sarà necessario, che il tribunale ritenga sufficienti le prove addotte per aprire l'inchiesta.
*Lettera 22