Renato Rizzo
inviato a GENOVA
La trattativa è saltata praticamente prima ancora di incominciare. «L’esercito
dei sognatori» s’è bruscamente svegliato in un caldo pomeriggio di rabbia: dopo due
ore e mezzo di discussione il portavoce del Genoa Social Forum ed i 13 rappresentanti dei
movimenti antagonisti che l’accompagnavano si sono alzati dal tavolo al primo piano
della Questura. Erano le 18. Ad uno ad uno hanno salutato il capo della polizia, Gianni De
Gennaro, giunto da Roma per ascoltare le loro richieste: «Grazie, prendiamo atto che lei
non può darci nessuna risposta». Incontrarsi e dirsi addio.
O, almeno un arrivederci a non si sa bene quando «mentre il tempo - come spiegano gli
Anti G8 - incombe e al Vertice mancano tre settimane». Alla delusione e all’«indignazione»
degli uomini e delle donne in rivolta, fa da eco la lettura che di questo appuntamento dà
il responsabile delle forze dell’ordine: «Assolutamente costruttivo dal nostro punto
di vista», dice De Gennaro, chiarendo che altro non si poteva pretendere da «un tavolo
tecnico e non politico». Ma è stato proprio questo, per il Genoa Social Forum, il motivo
principe d’un fallimento.
Ecco il portavoce, Vittorio Agnoletto. Il volto più terreo del suo abito color cachi,
la voce che freme, l’ex candidato di Rifondazione Comunista sillaba: «Siamo stati
obbligati ad interrompere l’incontro per l’impossibilità di ottenere risposte
sui punti da noi posti all’attenzione del governo». Chiedevano l’abolizione
della Zona gialla, l’immenso cuscinetto che separa la città aperta da quella
Proibita; pretendevano l’apertura di frontiere, stazioni e porti per consentire l’arrivo
dei contestatori da ogni parte d’Italia e del mondo; si aspettavano ospitalità in
campi di calcio e strutture scolastiche.
Dopo il colloquio di ieri, al quale hanno partecipato anche il vicecapo della polizia,
Andreassi, ed il questore di Genova, Colucci, gli è rimasta in pugno soltanto «la
disponibilità di De Gennaro a collaborare, a stimolare e a seguire questi temi. Ma
prendiamo anche atto che tutti i problemi sono sospesi». Responsabile dello stallo, «il
governo. Oggi è il 24 giugno e nessuno dei divieti imposti dal prefetto è stato rimosso.
Pensate che la nostra richiesta di discutere con il Viminale risale all’8 febbraio».
Non c’è stato secondo il popolo della protesta, nessun interesse al dialogo:
«Volevamo parlare di politica - dice, in sostanza il portavoce del Genoa Social Forum -,
ci hanno volutamente fatto incontrare con un tecnico che può solo dimostrarci la sua
generica attenzione su vicende di principio».
E ora? Agnoletto ed il suo stato maggiore guardano ai pezzi d’un tavolo rotto, ma
lasciano uno spiraglio per aprirne un altro: «Se questo dovrà accadere sarà, però,
soltanto con il ministro dell’Interno. Comunque ancora aspettiamo che Scajola ci
comunichi una data». Gianni De Gennaro incontrando i giornalisti fruga nelle due ore e
mezzo di dialogo appena concluse e attenua i drastici giudizi espressi dai suoi
interlocutori: «E’ vero, questo era un incontro di carattere tecnico, non di
trattativa: comunque una serie di risposte, alcune anche concrete, sono state fornite.
Altre sono state rinviate ad altri tavoli in cui definire i dettagli organizzativi».
Il tutto, ovviamente, sotto l’ombrello dei diritti imprescindibili fissati dal
governo e che riguardano: «la sicurezza dei cittadini di Genova, la sicurezza dei
manifestanti, quello del Vertice e delle delegazioni straniere ospiti del nostro Paese».
Ma quali sono queste risposte «concrete» che la delegazione del Genoa Social Forum non
avrebbe saputo cogliere? Il capo della polizia non le rivela, ma a disegnarle arrivano le
indiscrezioni. Innanzitutto il governo non starebbe pensando a nessun blocco delle
frontiere, semmai ad un’interpretazione restrittiva del trattato di Schengen sulla
libera circolazione di persone e merci: non chiusura dei confini, ma più controlli e,
semmai, l’allontanamento degli indesiderabili.
Quanto all’accoglienza, si sa che oggi De Gennaro avrà un colloquio riservato con
il sindaco di Genova, Pericu, e la presidente della Provincia, Marta Vincenzi, proprio per
affrontare questo argomento sotto l’aspetto sicurezza. E i cortei? Quali percorsi
saranno consentiti ai manifestanti che vorranno sfilare il 19, 20 e 21 luglio? Il nodo,
dicono «voci» vicine al vertice della polizia, potrà essere affrontato «solo dopo che
il Genoa Social Forum ne avrà discusso a livello politico. Comunque, una cosa è ben
chiara: i contestatori sanno che nessuno può o vuole impedire alla gente di raggiungere
la città in quei giorni».
(25 giugno 2001) |