Corriere della sera 1 luglio 2001
LETTERA ALLA TUTA BIANCA

Caro Casarini, vorrei darle qualche consiglio

In questi ultimi giorni ho ascoltato e letto molte opinioni illustri sulla dannata questione organizzativa del prossimo Global Forum di Genova e sono rimasto a dir poco sconcertato: si è detto tutto e il contrario di tutto. Dichiarazioni di guerra da un lato, posizioni pacifiste dall’altro, richieste di finanziamenti per protestare, allarmi di ogni genere dagli 007 degli Stati invitati. Fino a qui, però, niente di particolare, perché in questo Paese tutto si è sempre svolto così. Le grandi contestazioni, pur essendo state legittime nei contenuti, sono purtroppo passate alla storia per aver prodotto quasi esclusivamente immagini violente, che hanno oscurato i reali motivi politici, sociali e culturali dai quali invece sono state alimentate. Non voglio provocare ulteriori polemiche inutili, ma il mio ruolo istituzionale di presidente di una Regione diventata ormai un importante contenitore economico e politico, mi obbliga a una riflessione: tutto quello che ruota attorno al G8 è veramente reale o si tratta di informazione manipolata? Quanto il sommerso supera ciò che di evidente ci viene illustrato? L’enfatizzazione del cosiddetto popolo di Seattle quanto è positiva, se per molti aderenti è solo un pretesto per dare sfogo a repressioni che nulla hanno a che vedere con le reali intenzioni di chi pacificamente intende opporsi al nuovo sistema economico? Tra loro vi sono persone che per onestà intellettuale dovrebbero rispondere serenamente a tali quesiti. Persone che si lanciano alla conquista del consenso attraverso plateali dichiarazioni di guerra, e che in un Paese più attento a certi particolari, sarebbero già state perseguite penalmente (non perseguitate!). Penso a Luca Casarini, padovano come me, leader dei Centri Sociali del Nord-Est.
Non è affatto vero che la polizia impedisce ai contestatori più radicali, come lui, di manifestare e che per questo debba essere contrastata come fosse il nemico assoluto. Chi lo pensa si sbaglia e ne è consapevole.
Chi non ha il legittimo sospetto che i potenti della new economy siano poco partecipi dello sfruttamento o del fallimento qualitativo industriale, che siano più interessati a creare apparenti condizioni di falso benessere, a squilibrare i più deboli per renderli innocui, favorendo così una netta e visibile distinzione sociale? Ecco perché proprio coloro che, come Casarini, si ritengono a torto unici depositari di tali pensieri, dovrebbero riflettere su quanto le esternazioni hollywoodiane finiranno con il fare comodo proprio a quelli che siederanno al tavolo di Genova. Mentre nel vertice si discuterà e si approveranno decisioni strategiche nella più totale tranquillità, la stampa mondiale commenterà le imprese degli autorevoli condottieri che guidano le truppe verso l’illusa conquista del Palazzo Ducale. A causa del clamore, voluto e suscitato, noi forse non sapremo mai cosa realmente succederà in quella riunione.
Vorrei mandare un messaggio al mio concittadino Luca Casarini e agli altri leader della protesta. Pensateci bene! Vale più una pacifica protesta che una scarica di randellate. Sarete in tanti e questa è già una vittoria. Non tutti, in quei momenti di tensione, saranno lucidamente in grado di fermarsi nei limiti consentiti e purtroppo, a subirne le conseguenze saranno sempre loro, i più deboli e la gente comune, quelli a cui proprio voi dite di voler dare il messaggio di garanzia individuale rispetto al «villaggio globale» contro il quale vi opponete.
* Presidente della Regione Veneto