La Stampa
Domenica 8 Luglio 2001

Il G8 dei cattolici: governare la globalizzazione
I Papa Boys a Genova: scandaloso il divario Nord-Sud
Giacomo Galeazzi
inviato a GENOVA Per umanizzare lo sviluppo i Papa boys guardano il G8 negli occhi. Il Teatro Carlo Felice alla stregua del prato di Tor Vergata, le sessanta associazioni in marcia contro la «globalizzazione selvaggia» come tessere di un mosaico anomalo, solo in apparenza privo di contorni ben definiti. Slogan, cortei pacifici, veglie di preghiere, appelli firmati dai tanti movimenti d’ispirazione cristiana. Prima, al mattino, gruppi laicali, scout e giovani dell’Azione Cattolica arrivati da tutta Italia gremiscono l’incontro con il cardinale Tettamanzi. I tremila posti disponibili vengono bruciati in mezz’ora, per gli altri ci sono i gruppi di lavoro nelle quattro parrocchie destinate ai catto-contestatori e soprattutto il grande concerto nel Parco dell’Acquasola, un bagno di folla all’insegna di terzomondismo e spontaneismo. Visivamente più che il popolo di Seattle i manifestanti ricordano gli attivisti della non violenza, gli eredi di Capitini e Jemolo che ogni anno camminano da Perugia ad Assisi contro la proliferazione delle spese militari.
Il piano d’azione che l’associazionismo cattolico ha varato a Genova, però, è tanto perentorio ed ancorato all’attuale realtà socioeconomica quanto evanescenti e vagamente apocalittici sono gli scenari disegnati in Umbria dai pacifisti. «Colgo un filo rosso tra il Giubileo dei Giovani a Tor Vergata e questo incontro ? ha detto Tettamanzi ? anche qui non viene ribadito un criterio astratto, lontano, estraneo ai problemi della vita, ma un progetto concreto e incisivo. La globalizzazione è un processo storico e abbiamo la possibilità di viverlo da protagonisti a partire da quella dignità inviolabile della persona umana che è il cuore della dottrina sociale della Chiesa». I Papa-boys (che saranno salutati a mezzogiorno da Wojtyla durante l’Angelus, che qui sarà trasmesso in diretta), puntano l’indice contro il consumismo e l’egoismo dell’Occidente, con toni analoghi ai moniti wojtyliani al capitalismo sfrenato. Come ha insegnato loro il Pontefice, dal crollo del muro di Berlino ad oggi, occorre chiamare le cose con il loro nome. Ora, infatti, il nemico è più sfuggente e indecifrabile dell’ateismo sovietico. Nel «manifesto» indirizzato ai leaders del G8 che sarà consegnato alle autoritè questa mattina vengono condannati apertamente lo scudo spaziale e i rinvii dei protocolli di Kyoto. Le associazioni denunciano i rischi della globalizzazione e, nella lotta alla povertà, individuano la centralità della remissione del debito estero e della regolamentazione del commercio internazionale. Chiedono gravi sanzioni contro i paradisi fiscali e le speculazioni valutarie planetarie.
E’ proprio la concretezza il dato nuovo della «due giorni» ligure, quasi una parola d’ordine trasmessa da Tettamanzi, ascoltato interprete della linea dialogante della Curia. «Ragazzi, per garantire i diritti dei deboli, entrate in politica, su tutti fronti ? ha detto ieri il cardinale al Carlo Felice - il volontariato è importante ma non basta. La solidarietà di cui date prova è molto, però da sola non riuscirà a sconfiggere la povertà». Nel pomeriggio sale sul grande palco allestito per il concerto rock-etnico Ernesto Olivero, candidato al Nobel per la pace, fondatore dell’«Arsenale della Pace» di Torino che da decenni aiuta in tutto il mondo milioni di persone. Personaggio-chiave della protesta anti-globalizzazione, Olivero, amico personale di Wojtyla, ha chiesto di parlare al G8 e incontrerà tra pochi giorni Berlusconi per ufficializzare la richiesta, caldeggiata anche da Tettamanzi che ieri l’ha salutato come portavoce del disagio in virtù della quotidiana condivisione dei problemi giovanili. «Oggi i veri poveri sono i giovani ? spiega il padre del Sermig ? abbiamo appena terminato un’indagine su 300 mila ragazzi. I dati sono sconfortanti: il 98% dichiara di non avere fiducia in alcuna istituzione, l’85% di avere paura del domani. Risultati, confermati da un successivo studio condotto dall’università di Torino, che delineano lo storico fallimento di un’intera classe politica. Voglio chiedere a Bush e agli altri potenti di aprire i loro cuori perché occorre un nuovo Rinascimento per aiutare i giovani ad esprimere le loro potenzialità». Lo stile ricercato dalle «tute bianche cattoliche» è privo di clamore, fatto di inviti discreti rivolti alla coscienza dei singoli e di gesti simbolici. Con la benedizione della Cei, che ha invitato a devolvere l’equivalente di una giornata di lavoro (il 20 luglio) a favore del Terzo Mondo. «Viviamo tra i popoli impoveriti del Sud del mondo ? accusano le congregazioni religiose ? siamo testimoni di come gli aggiustamenti strutturali imposti dal Fondo monetario internazionale abbiano disumanizzato decine di paesi. Seguendo l’insegnamento e il richiamo del Papa ci raccogliamo in preghiera nel santuario di Boccadasse affinché venga scacciato dal G8 il demonio dell’egoismo».
L’obiettivo è far riscoprire nella coscienza individuale i segni della condivisione. Seguendo l’antico filone del pauperismo d’ispirazione cristiana, poi, i movimenti richiamano gli abitanti dell’Occidente opulento ad una vita più sobria ed austera, rispettosa della dimensione sociale della proprietà privata, poiché la sfida della globalizzazione, a loro giudizio, si configura come problema etico di ciascuno. Non è solo una battaglia epocale da combattere alla «periferia» del mondo, ma una clamorosa opportunità per progettare in Italia nuove modalità di aggregazione sociale e riscoprire l’impegno politico. Governare la globalizzazione, anche per riscoprire la propria identità di credenti.