Corriere della sera 9 luglio 2001
Il Papa: ascoltate il grido dei più deboli

Monito di Wojtyla al G8. «Serve un sussulto di moralità, quei Paesi chiedono ciò che è loro diritto»

CITTA’ DEL VATICANO - Il discorso è forte e senza equivoci: per Giovanni Paolo II i Grandi del G8 devono avere un «sussulto di moralità» e ascoltare «il grido di tanti Paesi poveri del mondo» perché si tratta di nazioni che «chiedono ciò che è loro sacrosanto diritto». E’ il segno chiaro e netto che il Papa ha nel cuore il no-global cattolico. Tanto che a distanza di un giorno dal raduno genovese di associazioni e movimenti con il cardinale Dionigi Tettamanzi, sceglie di affrontare l’argomento durante l’Angelus domenicale. E si propone come il massimo punto di riferimento di questa nuova battaglia cristiana di inizio millennio, attenta ai Paesi in via di sviluppo, alla pace e all’ambiente. Giovanni Paolo II desidera soprattutto manifestare la sua vicinanza ai giovani cattolici riuniti fino a ieri mattina a Genova.
E sceglie di rivolgersi a loro direttamente, ripetendo quanto disse durante la Giornata mondiale della Gioventù a Tor Vergata lo scorso agosto: «Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti». Una frase in cui c’è, in sintesi, il manifesto dei cattolici no-global presentato il giorno prima a Genova: la lotta alla povertà e alla fame, il diritto alla sanità e alla scolarizzazione, la difesa dell’ambiente.
Non solo. Il Papa sceglie di citare anche la recente lettera dei vescovi liguri sulla globalizzazione, giudicata da più parti come un «documento forte» e criticata per questo da quei cattolici (come don Gianni Baget Bozzo e una parte di Cl) contrari al raduno del cardinale Tettamanzi. Ma il discorso di Giovanni Paolo II non si ferma qui.
Perché ad un certo punto si trasforma in appello rivolto a chi governa le otto grandi nazioni che si incontreranno a Genova tra il 20 e il 22 luglio: «La fede non può lasciare il cristiano indifferente di fronte a questioni di rilevanza mondiale. Essa lo sprona ad interpellare, con spirito propositivo, i responsabili della politica e dell’economia, chiedendo che l’attuale processo di globalizzazione sia fortemente governato dalle ragioni del bene comune dei cittadini del mondo intero, sulla base delle irrinunciabili esigenze della giustizia e della solidarietà». E ancora: «E’ urgente risvegliare in tutti, a partire dai responsabili della cosa pubblica, un sussulto di nuova moralità di fronte ai gravi e talvolta drammatici problemi di ordine economico-finanziario, sanitario, sociale, culturale, ambientale e politico. I popoli più ricchi e tecnologicamente avanzati devono saper ascoltare il grido di tanti popoli poveri del mondo: essi chiedono semplicemente ciò che è loro sacrosanto diritto».
Ma pensando anche alle difficoltà che si dovranno incontrare nel capoluogo ligure fra una decina di giorni, alla fine il Papa si rivolge «alla Vergine Santissima, capace di infondere nel cuore di ciascuno sentimenti di pace e di solidarietà, così che l’incontro previsto possa maturare decisioni favorevoli al vero bene dell’intera umanità». Da oggi il Papa sarà in vacanza in Val d’Aosta, a Les Combes d’Introd, dove si fa sapere che, per «colpa» del G8, avrà un servizio di sicurezza più leggero: una quarantina di agenti in meno.
Ieri mattina a Genova si è concluso il raduno dei cattolici anti-globalizzazione con la consegna del loro manifesto al sindaco di Genova. Giuseppe Pericu, dopo aver ricevuto una t-shirt con la scritta «Tutti figli di un unico Padre, sei miliardi di fratelli», ha detto che solidarizza in tutto con i contenuti delle richieste avanzate ai Grandi del G8, compresa la Tobin tax, la tassazione sulle transazioni valutarie che pochi giorni fa è stata accantonata in Parlamento.
Roberto Zuccolini