Corriere della sera 7 giugno 2001
Viaggio tra le parrocchie e i centri sociali, i giovani del volontariato e gli universitari che preparano la protesta

I gruppi romani contro la globalizzazione

Cattolici e antagonisti uniti dallo slogan: «Il mondo ha un governo abusivo»

Partiranno in migliaia, verso Genova. Difficile prevedere un numero preciso. Ma sui romani che a metà luglio faranno parte del «popolo di Seattle» una certezza c’è: appartengono a realtà molto diverse tra loro, dai centri sociali al volontariato cattolico, dai religiosi di molte congregazioni passando per ambientalisti e studenti, non solo universitari. Si muoveranno da ogni zona della capitale: dal centro sociale Forte Prenestino come da molte parrocchie (una a Cinecittà), dalla Sapienza ai collettivi territoriali dei Cobas. E poi i partiti politici: Rifondazione e Verdi. Associazioni come l’Arci, o le reti, come il Network per i diritti globali, Lilliput. C’è anche un gruppo di laureandi in fisica della Sapienza, e poi operai, ricercatori, studenti, pensionati. Da Roma verso Genova, per dire tante cose che tutte insieme ne fanno una: «Un altro mondo è possibile», come recita lo slogan più diffuso.


SCONTRI E NON VIOLENZA - Le televisioni, in occasioni simili (recentemente Praga, Davos, Napoli) spesso scelgono fotogrammi di scontri e violenza, caschi bianchi contro quelli blu, bastoni e manganelli, da montare nei servizi. Eppure questo popolo si professa non violento. Come Fabio Bianchi, impiegato di 35 anni, sposato: «Faccio parte dell’associazione Solidarietà con l’America Latina, un gruppo di amici che nel tempo libero si dedica ad aiutare popolazioni in difficoltà. Siamo una onlus (un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale) e come la nostra sono molte, quelle che sfileranno a Genova. Io andrò con i miei amici, ragazzi che vengono dalle parrocchie, dall’università. Ho sempre fatto volontariato, e credo sia doveroso andare a Genova». Quando gli chiedi perché, capisci quanto sia eterogeneo, il popolo di Seattle: «Non è scritto nel Vangelo, di schierarsi dalla parte dei poveri, dei deboli? È questo il segreto del movimento: non gli schieramenti, o la fede politica. Ma l’idea di far parte di una giusta causa, di schierarsi con i più deboli».


PREGHIERA E PROTESTA - Antenna Italiana è un’associazione di congregazioni religiose con sede a Roma: ha spedito un messaggio per proporre «preghiera e digiuno» nella chiesa genovese di S.Antonio a Boccadasse: «Da alcuni anni - si legge - Giovanni Paolo II e quasi tutte le congregazioni religiose fanno pressione affinché il debito estero dei paesi poveri venga cancellato...la nostra pressione al G8 sarà fatta di preghiera e digiuno». Cambiano i toni, ma il concetto no: Eva, giovane ed esile, capelli castani raccolti, del centro sociale Forte Prenestino. «Il mondo ha un governo abusivo - dice - che è quello delle multinazionali e dei pochi potenti asserviti. Stanno cercando di criminalizzarci, ma siamo non violenti, come armi usiamo solo fantasia e ironia». Eppure ci sono queste scene di scontri con la polizia, nella memoria di tutti. «Anche a Genova troveremo quartieri militarizzati, zone rosse, barriere invalicabili». Lo sostiene anche il deputato verde Paolo Cento: «Questi ragazzi sono la faccia pulita del mondo, e non sono legati a una sola bandiera. Dal volontariato cattolico agli ambientalisti, dagli studenti ai ragazzi dei centri sociali. Noi verdi sfileremo per difendere gli accordi di Kyoto. Questo è un movimento non violento e l’unica sopraffazione è quella dei potenti sul resto del mondo».


DALL’UNIVERSITÀ - Il rappresentante dei collettivi della Sapienza, Danilo Corradi: «Il popolo di Seattle, anche a Roma, sta crescendo in modo esponenziale - spiega - perché tutti, adesso, si stanno accorgendo dello strapotere delle multinazionali. Anche quello che è accaduto con Mucca Pazza ha contribuito a far crescere la consapevolezza». Ci saranno anche suore e preti, quelli che fanno parte delle commissioni Giustizia e Pace di molte congregazioni e che, come racconta Patrizia Morgante del Cipax, il centro interconfessionale per la pace, «da sempre si battono per la salvaguardia del creato». Del Cipax, invece, che si occupa del dialogo tra associazioni ecumeneniche di impegno pacifista, Morganti dice che «a Genova, la rete Lilliput organizzerà un sit-in ai margini della zona rossa, per far capire che siamo lì con la voglia di cambiare il mondo». Con questa speranza partiranno da ogni zona di Roma, a luglio. Anche dai collettivi dei Cobas, sparsi un po’ ovunque, in città: «Il lavoro è già cominciato - spiega Franco, del collettivo di Primavalle - perché stiamo distribuendo volantini ai cittadini per spiegare le nostre ragioni. Non andiamo a fare la guerra, a Genova, e vogliamo si sappia. Ci difenderemo, certo, faremo resistenza: siamo pronti a lottare per le nostre idee». Per difenderne una che ne contiene tante: «Un altro mondo è possibile».
Alessandro Capponi