La Repubblica 23 giugno 2001
Parte la guerra informatica attacco di hacker al Comune Azione
"dimostrativa" dei sabotatori elettronici, si temono incursioni sul sistema G8
CLAUDIA FUSANI
ROMA - Si va dal boicottaggio dimostrativo a quello strutturale, dai bombardamenti
elettronici di sistemi telefonici e informatici fino a veri e propri atti terroristici,
come far saltare un traliccio o un ripetitore e quindi oscurare intere fette del G8. Le
informative dei servizi parlano chiaro. E da tempo: «Il comparto telecomunicazioni e
sistemi informatici è uno dei settori più esposti ad azioni dimostrative e terroristiche
da parte di hacker e gruppi anarchici». Si susseguono segnalazioni e annunci di «net
strike (il bombardamento informatico che fa andare in tilt siti e sistemi, ndr), disturbi
e interferenze alle comunicazioni operative fra le forze dell'ordine e incursioni più
serie che potrebbero coinvolgere centrali telefoniche, tralicci, ripetitori e linee di
comunicazione». C'è di mezzo l'organizzazione e la riuscita del vertice ma soprattutto
la sicurezza, visto che quasi tutto, dall'informazione super riservata a quella più
ordinaria, viaggerà in rete e via cavo.
Il primo atto dimostrativo si è già verificato. Dieci giorni fa qualcuno ha attaccato il
sito ufficiale del G8 del comune di Genova. O almeno hanno provato a far scomparire la
pagina web. «Era previsto un attacco che poi non ha avuto effetto perché è stato
intercettato e, diciamo così, dirottato» spiegano alla polizia delle Telecomunicazioni.
In realtà le strutture investigative, informate di possibili minaccce e allertate fin
dall'inizio dell'anno, stanno monitorando e proteggendo da mesi tutto quello che riguarda
il G8 e che ha a che fare con cavi, fibre ottiche, computer e reti informatiche. La
minaccia al sito del G8 ieri ha fatto comparire in più copie, all'interno di palazzo
Ducale che sarà la sede ufficiale del summit, l'appello del sindaco Pericu a tutti coloro
che stanno lavorando all'organizzazione del vertice: «Attenzione, controllate
attentamente le email che ricevete poiché in vista del G8 di luglio potrebbero
intensificarsi tentativi di sabotaggio dei computer».
Le informazioni dell'intelligence elencano più possibilità di attacco, dalle più banali
alla più sofisticate. Si va dall'operaio della compagnia telefonica con simpatie antiG8
che «potrebbe cercare di tranciare i cavi della telefonia» (ci provarono durante il
vertice di Davos ma sbagliarono obiettivo) agli annunci di netstrike: cioè milioni di
persone si potrebbero collegare nello stesso giorno contemporaneamente ai siti chiave del
G8 mandandoli in tilt. E' già successo a Napoli. Preoccupano però assai di più «i
possibili tentativi di intercettare le comunicazioni via radio delle forze dell'ordine»:
per renderle mute, per inserirsi e dare informazioni sbagliate, per ascoltare e
"rubare" ordini e disposizioni top secret. Un attacco di questo tipo, magari
proprio nelle ore dei cortei e delle manifestazioni quando la tensione per l'ordine
pubblico sarà massima, potrebbe avere conseguenze gravissime. I noglobal ci hanno già
provato, con qualche successo, a settembre scorso durante il summit della Banca Mondiale a
Praga. A Nizza gli hacker antiG8 hanno inventato un altro attacco: riuscirono ad entrare
nelle directory degli alberghi rubando nomi, cognomi e numeri di serie delle carte di
credito dei clienti, dai giornalisti ai diplomatici delle delegazioni dei paesi ospiti.
Anche gli alberghi di Genova sono stati messi in guardia e protetti. Così come sono già
presidiate centraline telefoniche, tralicci e ripetitori che potrebbero essere fatti
saltare in aria, una pratica antica e diffusa fra i gruppi anarchici soprattutto nell'alta
Toscana e in Liguria. Che effetto mediatico avrebbe per il popolo di Seattle, ad esempio,
interrompere la rete che alimenta il centro stampa con seimila giornalisti accreditati o
quella che consentirà le traduzioni simultanee e le comunicazioni fra i capi di stato e
delle delegazioni?
Fra analisti e investigatori è minore la preoccupazione per i sistemi di sicurezza
militari alimentati con più sistemi, via cavo o via satellite, e sempre rigorosamente
criptati. «Stanno arrivando le segnalazioni più disparate. Siamo consapevoli del fatto
che non esiste sistema che non possa essere attaccato» spiegano i poliziotti delle
telecomunicazioni, «ma per il G8 sono stati messi in campo i più sofisticati sistemi di
sicurezza e i migliori esperti del settore». Lo scambio di informazioni con gli apparati
dell'intelligence è continuo. Ma, si sa, gli hacker hanno già dimostrato di saperne
sempre una in più e prima di chi li combatte.
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