La Repubblica 18 giugno 2001

"Blocchiamo i nuovi hooligan Genova non sarà un'altra Goteborg"

Parla il ministro dell'Interno tedesco Otto Schily: estendere all'ala violenta di Seattle le misure antiultras, l'intervista

ANDREA TARQUINI


BERLINO - Dobbiamo fermarli a ogni costo, a Genova e ovunque. Se necessario anche reintroducendo provvisoriamente i controlli alle frontiere. Lo dice Otto Schily, ministro dell'Interno, uomochiave del governo del cancelliere Schroeder nell'intervista esclusiva a Repubblica.
Ministro Schily, Lei ha proposto una riunione straordinaria dei titolari degli Interni europei. Quanto è seria la minaccia?
«Quello che è successo a Goteborg è da prendere estremamente sul serio. Elementi criminali organizzati sono entrati in azione con un piano preciso, hanno provocato violenze e causato gravissimi danni. Alcuni partecipanti al vertice sono stati costretti a lasciare per sicurezza gli alberghi in cui erano alloggiati. Nel mondo civile ciò è inaccettabile. Dobbiamo, primi fra tutti noi ministri dell'Interno europei, accordarci per contromisure più energiche».
Anche in vista di Genova?
«Sì, specialmente in vista del G8 a Genova. Abbiamo dovuto già affrontare questa sfida in Giappone, poi a Nizza. E'imperativo scegliere una linea dura contro gli ultrà violenti anche in nome dei diritti dei manifestanti pacifici».
Che cosa si aspetta in vista del G8 dal suo nuovo collega italiano?
«Guardi, quello che il mio collega italiano deve e dovrà fare in vista di Genova lo sa lui da solo meglio di me. Nostro dovere è appoggiare con ogni mezzo gli sforzi per la sicurezza di ogni paese che ospiti una grande conferenza internazionale. Tra ministri dell'Interno europei dobbiamo accordarci su misure per strappare di mano a questi violenti le armi improprie, per impedire loro di minacciare l'ordine pubblico. Si può pensare a limitazioni della libertà di viaggio in Europa, scambi d'informazioni tra polizie e ministeri. Concordando misure di sicurezza con i miei colleghi olandese e belga, siamo riusciti a evitare che i campionati europei di calcio in Olanda e Belgio si trasformassero in arena libera per gli hooligans. Abbiamo salvato quel bell'evento sportivo, allo stesso modo si può salvare Genova e qualsiasi altro grande vertice».
E' un esame per il governo Berlusconi?
«Ogni governo deve porsi la questione di come garantire l'ordine, anche rispetto al governo precedente. Il problema si pose a Napoli, o a Trieste».
Come si può al meglio isolare i violenti dai dimostranti pacifici?
«Bisogna identificare meglio e prima le persone da ritenere potenziali organizzatori delle violenze o potenziali partecipanti alla guerriglia urbana. Su questo in Germania stiamo lavorando; bisogna scambiarsi bene le informazioni in merito a livello europeo, trovare modi per impedire loro di muoversi liberamente, accordarci su meccanismi di controllo adeguati. Si può anche pensare alla reintroduzione limitata e temporanea ad hoc di controlli alla frontiera tra paesi aderenti all'accordo di Schengen (ndr: i paesi europei tra cui attualmente si viaggia senza controlli al confine)».
Come evitare che gli ultrà coinvolgano un intero corteo nella guerriglia urbana?
«Gli estremisti usano ovviamente lo scudo protettivo di una grande dimostrazione, dal cui interno cercano di lanciare le loro violenze. E' vitale che i dimostranti pacifici si comportino in modo da non prestarsi a questo gioco. Chi vuole far sentire una pacifica voce di protesta, dovrà far sì che questa violenza criminale non comprometta le loro dimostrazioni. Goteborg è stato un caso di criminalità aperta».
Quanto è allarmante che la polizia di un paese democratico e tollerante come la Svezia si veda costretta a sparare?
«Molto: mostra a quale livello è giunta la violenza degli ultrà».
Chi sono gli estremisti? E' vero che molti sono tedeschi?
«Non ne ho prove, ma c'erano anche tedeschi tra di loro a Goteborg. Indagheremo su ogni singolo caso. In maggioranza sono estremisti di sinistra, ma ci sono anche voci secondo cui alcuni ultrà di destra si sarebbero mischiati alla guerriglia urbana. Per puro piacere della violenza e della provocazione».
Il ‘movimento di Seattle' è ancora legittimo dopo Goteborg o no?
«Abbiamo un bisogno di dialogo con chi ha paura della globalizzazione. Ma se quel movimento si compromette con la violenza perde la sua legittimità. Non ha senso devastare quartieri interi: che rapporto ha questa violenza con critiche politiche?»
Teme che a Genova parte del movimento cerchi di legittimarsi scendendo in piazza anche contro Berlusconi e il nuovo governo?
«Non vedo questo pericolo. Ma un calcolo del genere sarebbe molto folle e delirante».
Le autorità italiane devono negoziare con i dimostranti non violenti già adesso?
«Lo si è già fatto: prima di Trieste come prima di Goteborg. Ma non si può neanche rischiare di aprire così spazi ai violenti. Bisogna essere estremamente vigili: tanto più pericolosa si mostra la violenza, tanto meno abbiamo bisogno di trattare con la parte pacifica della protesta. I non violenti devono saperlo».