La Stampa
Intesa fra i Poli sul G8, con il no di ottanta ulivisti
Ruggiero: c’è un consenso ampio, i contestatori ne tengano conto
Amedeo La Mattina
ROMA Il voto della Camera sul G8 consegna a Berlusconi un buon viatico per Genova e fotografa la prima clamorosa spaccatura dell’Ulivo, un modo diverso di intendere l’opposizione al governo.
Prima una lunga e inutile trattativa per concordare un documento comune, poi la decisione: ogni schieramento vota la propria mozione ma si astiene su quella presentata dagli altri. L’Ulivo ha abolito il riferimento alla Tobin tax (tassazione delle transazioni finanziarie internazionali), la Casa delle libertà il riferimento all’energia nucleare. Così sono passate le mozioni - per la verità molto simili - della maggioranza e dell’opposizione, bocciata invece quella di Rifondazione comunista che negava la stessa legittimità del G8 a discutere dei problemi dei Paesi poveri.
L’accordo è stato definito «bipartisan», nonostante ben 80 parlamentari dell’Ulivo, e di tutti i gruppi, abbiano votato contro le indicazioni dei propri capigruppo. In ogni caso, per il ministro degli Esteri Ruggiero il governo «va più forte a Genova sia nei confronti degli altri Capi di Stato e sia dei manifestanti». E ciò avviene dopo un’aspra e difficile campagna elettorale, ma al primo importante appuntamento parlamentare si è riusciti a trovare «la più ampia convergenza possibile». Certo, ha aggiunto Ruggiero, resta il rammarico per non aver raggiunto «la piena unanimità» con un documento comune: «E’, comunque, un progresso ed un segno nella giusta direzione. Il dato di fatto è questo: esiste una grande unità delle forze politiche italiane sui temi del G8, che lo stesso Genoa Social Forum non potrà non riconoscere».
Sì, la politica estera deve essere «condivisa», ha osservato Violante, ma così non la pensano quegli 80 deputati che hanno votato "no", vedendo nell’astensione reciproca un primo atto di un’opposizione morbida e «inciucista» al governo Berlusconi. Quaranta i diessini dissidenti. Mussi ha contestato che si sia trattato di un voto bipartisan, come invece ha detto Violante. Sembrava che l’ex capogruppo dei Ds volesse prendere le distanze da Violante e riproporre le divisioni della Quercia in vista del congresso. Poi lo stesso Mussi ha precisato di avere sbagliato a votare contro la mozione della maggioranza. Lo stesso errore che ha commesso l’ex ministro Turco. Tutti gli altri hanno invece voluto marcare una posizione di netta contrapposizione: non si doveva cedere sulla Tobin tax. Alfiero Grandi, esponente della sinistra Ds, è stato il più esplicito: «È stato un chiaro segnale al mio partito e all'Ulivo che accordi trasversali non si fanno. La mozione della maggioranza ha dei punti inaccettabili e, dopo quello che il Polo ha fatto nella precedente legislatura contro di noi, è bene che la distinzione tra maggioranza e minoranza sia netta. Per altro, la Casa delle libertà ha sempre sostenuto che se a Genova va male è colpa dell'Ulivo mentre se va bene è merito loro».
Su questa linea tutti i Verdi, il Pdci, la sinistra interna dei Ds, molti veltroniani, diversi dalemiani, venti deputati della Margherita, compreso Paolo Gentiloni, il braccio destro di Rutelli. Già Rutelli. L’ex candidato premier dell’Ulivo ha definito «complessivamente positivo» il voto della Camera e ha spiegato la spaccatura dell’Ulivo in un modo che suona come un rimprovero ai capigruppo Violante e Castagnetti: «Se sui documenti si lavora per tempo, o si trova una chiara convergenza o si trova una chiara divergenza. I documenti si potevano preparare meglio».
La difesa di Violante è stata tutta puntata sul senso di responsabilità che l’opposizione deve dimostrare quando è in discussione la politica estera del Paese. «Il G8 è uno dei grandi avvenimenti del mondo. Siamo stati noi dell'Ulivo a porre il dibattito in aula, e alla fine si è convenuto, da parte dell'assemblea, sulle nostre posizioni. E’ importante - ha aggiunto Violante - che il governo si presenti con una posizione unitaria sulla scena internazionale. La politica estera deve essere condivisa». Molto polemico con questa posizione il capogruppo del Prc Giordano per il quale «è veramente incredibile che su temi di così grande rilevanza come il governo del mondo e la globalizzazione, Berlusconi e l'Ulivo abbiano punti in comune. In questa maniera si rende sempre meno credibile l'opposizione alle destre».