Corriere della sera 1 luglio 2001
Le trattative parallele per isolare i «duri»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - L’ultima mano della partita era stata affidata a lui. Il capo della polizia Gianni De Gennaro ha portato a casa il risultato, ma questo non vuol dire che sia finita. Anzi, la parte più difficile comincia adesso. Il fronte dei contestatori non è compatto, l’ala dura non si accontenta certo di poter entrare nella zona gialla o di essere relegata tra Marassi e Levante. Il vero terreno di scontro resta la zona rossa, l’area protetta. Per questo è stato attivato un canale riservato che consenta di avviare un dialogo parallelo con i gruppi più estremi. Un piano di discussione che mette nel conto incidenti o lanci di bottiglie e sampietrini.
Nessuno si illude che il G8 fili liscio senza scontri di piazza. Ma è necessario circoscrivere i luoghi a rischio, tenerli sotto controllo cercando di conoscere in anticipo gli obiettivi dei manifestanti sostenitori della resistenza passiva e quelli degli «sfasciavetrine». E’ con loro che il Viminale sta trattando adesso. Vuole riuscire a prevedere le loro mosse e in cambio è disposto a concedere la visibilità che chiedono per esprimere il proprio dissenso. Soltanto così i reparti speciali delle forze dell’ordine saranno in grado di concentrarsi sui «cani sciolti», su coloro che verranno a Genova per scatenare la guerriglia urbana: autonomi e anarchici italiani e stranieri con i quali viene considerato impossibile dialogare. «Saranno oltre 3.000 - assicurano le ultime informative - e molti saranno armati».
Sono loro il vero pericolo, l’incognita di un vertice che metterà l’Italia sotto i riflettori del mondo. E dunque vanno isolati, guardati a vista per tutta la durata della riunione dei Grandi. Un risultato che si può raggiungere soltanto avendo la certezza che gli altri contestatori non oltrepassino i limiti consentiti. «Non si può sbagliare», ha avvertito Silvio Berlusconi e il ministro dell’Interno ha spianato la strada politica per arrivare a un accordo con il Gsf. La riunione convocata tre giorni fa alla Farnesina, quando Scajola e il suo collega degli Esteri Renato Ruggiero hanno incontrato per oltre due ore i rappresentanti del Genoa Social Forum, serviva a mettere a fuoco i nodi della trattativa. A De Gennaro è stato affidato il compito di scioglierli tecnicamente, concedendo il massimo possibile pur di tenere buona la stragrande maggioranza dei contestatori. Per questo prima di arrivare in prefettura il capo della polizia ieri ha avuto un lungo incontro con il sindaco di Genova Giuseppe Pericu. Hanno analizzato le richieste dei manifestanti, hanno individuato i luoghi che si potevano concedere senza correre troppi rischi.
Il primo cittadino ha reso disponibili scuole, palestre e campi sportivi. La questura aveva già fatto sapere che l’autorizzazione ad usare le aree e gli spazi che si trovano a Marassi non avrebbe provocato problemi. Nonostante la presenza del carcere e la vicinanza con i palazzi riservati agli incontri del G8, la zona è infatti quella più idonea al deflusso delle persone, in caso di incidenti: a poche centinaia di metri c’è il casello autostradale di Genova est, la stazione di Brignole - che resterà aperta - è a due passi.
Quando è arrivato in prefettura De Gennaro era dunque sicuro di avere ampi margini di trattativa. Sapeva di poter accontentare le richieste del portavoce del Gsf Vittorio Agnoletto, e dei rappresentanti delle altre organizzazioni che aderiscono al sodalizio. Del resto l’obiettivo del capo della polizia era soltanto uno: evitare la rottura, chiudere la partita con i moderati e concentrarsi sugli altri. L’abolizione della zona gialla, esclusa la parte di Ponente, è stata la mossa che ha spiazzato la controparte. Il Genoa Social Forum l’aveva posta come «condizione irrinunciabile» per siglare l’accordo. Quando ha saputo che la richiesta sarebbe stata accolta ha assicurato che la trattativa poteva dirsi conclusa. Restano da definire i dettagli tecnici sul percorso dei cortei, ma a questo provvederanno il prefetto e il questore di Genova.
Adesso i vertici della polizia di prevenzione devono pensare agli altri e hanno già individuato gli interlocutori. Uno è certamente Luca Casarini, il leader delle Tute Bianche che in questi giorni ha preso più volte le distanze rispetto al dialogo avviato con il governo. E poi ci sono i centri sociali maggiormente impegnati nella lotta contro la globalizzazione, i movimenti estremisti del popolo di Seattle che qualche settimana fa a Napoli sono riusciti a scatenare la piazza. Il canale con loro è attivato, ora si aspettano i risultati.
Fiorenza Sarzanini