Corriere della sera 29 giugno 2001

 
G8, l’accordo governo-contestatori è lontano

ROMA - Piccoli passi avanti sono stati fatti, ma l’accordo tra il governo e i contestatori del G8 appare ancora lontano. E questo nonostante per la prima volta sia stata organizzata, contemporaneamente alla riunione dei Grandi, una cena con i presidenti di alcuni Stati africani. Una mossa a sorpresa dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e del ministro degli Esteri Renato Ruggiero per rimarcare la volontà di affrontare con i diretti interessati i problemi dei paesi poveri e dimostrare che «non è il vertice dei paesi ricchi». E così a Genova dal 20 al 22 oltre agli «otto grandi» ci saranno, sia pure «in disparte», il presidente della Nigeria Obasanjo, della repubblica del Sud Africa Mbeki che è anche il leader dei paesi non allineati, del Mali Konarè, del Bangladesh Hasina, oltre al segretario generale delle Nazioni Unite, Annan. La loro presenza non basta comunque ad accontentare gli antiglobalizzatori. Sui punti chiave - zona gialla , polizia disarmata, accoglienza e arrivo in città - «la distanza è ancora grande». Lo dice chiaramente Vittorio Agnoletto, che guida la delegazione del Genoa Social Forum ricevuta alla Farnesina da Ruggiero e dal ministro dell’Interno Claudio Scajola. Un nuovo incontro tecnico con il capo della polizia è previsto per domani alla prefettura di Genova. «Sarà l’ultimo - avvertono gli antiglobalizzazione - e se non otterremo risultati decideremo che cosa fare. Purtroppo parliamo due linguaggi completamente diversi».
Un nuovo ultimatum, dunque, nel giorno in cui la rete No Global invia a Scajola il bossolo di un proiettile di Sarajevo. «Non si tratta di un atto intimidatorio - si sottolinea nella lettera che lo accompagna - ma un invito a ragionare, dopo i gravi fatti di Goteborg, sulla dotazione e l’uso delle armi da fuoco da parte della polizia». «Uno scherzo», minimizza il ministro, ma poi ribadisce che «le forze dell’ordine non possono scendere in piazza disarmate, anche se non useranno le armi per far rispettare l’ordine pubblico».


LA RIUNIONE - L’incontro alla Farnesina si apre con un documento di Ruggiero che dopo aver illustrato l’agenda dei lavori di Genova rivolge un appello agli interlocutori: «Siamo pronti ad ascoltare e a prendere in considerazione le vostre idee, come ad esempio quella di scegliere la via del dialogo con il Parlamento». I contestatori incassano la prima vittoria. «Discuteremo dei problemi legati alla globalizzazione - annuncia Agnoletto - con il presidente della Camera e con i capigruppo». Soddisfazione anche per la decisione del governo di affidare all’esercito il compito di vigilare esclusivamente su porto e aeroporto, «obiettivi sensibili». «Due ministri - esulta il Gsf - hanno sconfessato il vicepresidente del Consiglio che parlava di reparti speciali delle forze armate». Il ministro degli Esteri conferma la riunione che si terrà a Roma il 13 luglio, dove si parlerà di contenuti con nove personalità «che hanno una indiscussa autorità morale sui grandi problemi del mondo». Da parte loro gli antiglobalizzazione potranno forse contare sulla presenza del subcomandante Marcos, leader dell’esercito zapatista di liberazione nazionale del Chiapas.


IL CONTRASTO - Oltre alla zona gialla , i veri ostacoli riguardano le aree da destinare all’accoglienza dei manifestanti e l’accesso alla città. «Abbiamo avuto risposte ambigue - dichiara Agnoletto - così come ambigua è la posizione sulle frontiere. Vogliamo la libera circolazione e pretendiamo assicurazioni sui luoghi a noi destinati. Forse non vogliono capire che a Genova ci saranno oltre centomila persone. Non possono certo pensare di caricarci sui bus navetta e di farci stare lontano dal vertice. Anche la delimitazione dei confini è sbagliata: la zona gialla servirà soltanto a creare incidenti». Scajola spiega che quell’area si può restringere, assicura che i caselli autostradali saranno tutti aperti e ribadisce che si daranno disposizioni alle forze dell’ordine «affinché ci sia il massimo della visibilità alle manifestazioni del dissenso». Ma la condizione resta la stessa: i cortei dovranno essere pacifici..
Fiorenza Sarzanini