Manifesto 20 giugno 2001 Mille
sudisti sulla rotta di Genova
Un traghetto e due treni speciali: così andrà a Genova il "Sud ribelle". In
cinquemila, tra centri sociali, collettivi e disoccupati organizzati, per contestare il
vertice. Con qualche sorpresa ANGELO MASTRANDREA
" Fatti non foste a viver come bruti, ma a perseguir virtute e
conoscenza". Chissà se i mille neogaribaldini che percorreranno all'incontrario le
rotte degli unificatori d'Italia riusciranno a sbarcare nella Quarto da cui prese le mosse
l'avventura dell'"eroe dei due mondi", o se faranno la fine dei trecento di
Pisacane, "giovani e forti" ma costretti alla resa da un nemico troppo più
potente. Fatto sta che non difettano di coraggio e soprattutto di fantasia. Quella stessa
che ha permesso loro, attivisti meridionali della Rete No Global, di noleggiare una
nave, chiamarla "Odissea" e scrivere su una fiancata il verso dantesco di cui
sopra. In questo modo sperano di aggirare, più che le colonne d'Ercole, la potente
portaerei americana Enterprise, che oltre a ospitare il presidente Usa George W. Bush
ostruirà con la sua mole l'ingresso al porto di Genova, in occasione del G8 di luglio.
"Se ci bloccheranno, tenteremo di raggiungere la terraferma con i gommoni", dice
con incrollabile fiducia Alfonso, del centro sociale napoletano Officina 99. E
così, un po' masanielli e un po' garibaldini, e con tanto di camicie rosse, gli
antiglobalizzatori meridionali si apprestano a salpare per il controvertice genovese.
Da Officina al Network
Sono previsti in cinquemila da tutto il Sud, mille sulla "Odissea" e gli
altri quattromila su due treni speciali e diversi pullman, gli anti-G8 che partiranno alla
volta di Genova, da Napoli o forse da Palermo, dalla metà di luglio. In occasione delle
manifestazioni contro il Global forum di marzo, si sono organizzati nel Network per i
diritti globali. E, vista la riuscita delle iniziative, hanno deciso di proseguire
uniti in vista di Genova, ma non solo. "Per noi Genova sarà solo un trampolino di
lancio", dice ancora Alfonso. Perché al "Sud ribelle" (come si sono
denominati al termine di un'assemblea al centro sociale Gramna di Cosenza, lo
scorso 20 maggio) interessa insistere su problematiche specifiche, in primo luogo sul tema
della precarietà e del reddito. Dunque, a Genova richiederanno a voce alta il
"salario garantito", vecchio slogan ripetuto in ogni concerto dai 99 Posse, che
a Officina 99 sono nati dieci anni fa, quando il centro sociale di via Gianturco fu
occupato e loro, per consegnare alla storia l'evento, scrissero una canzone diventata un
vero e proprio inno: Curre curre guagliò. Dieci anni dopo, le lotte sociali a
Napoli e dintorni sono rimaste più o meno le stesse nonostante l'amministrazione
Bassolino, ma nel frattempo è esploso il fenomeno Seattle, la protesta si è globalizzata
e allargata ad altri temi, e così anche il movimento è diventato più composito.
Da qui una serie di iniziative comuni nel capoluogo campano ma non solo: la scorsa estate,
gli appuntamenti di "Adunata sediziosa" al Maschio Angioino di Napoli riscossero
così tanto successo fra i giovani quante polemiche per una stella multicolore scelta come
simbolo della manifestazione, considerata troppo simile a quella delle Brigate Rosse. Non
usò mezzi termini dal palco, nel rispedire al mittente le accuse, Zulu dei 99 Posse,
suscitando l'ovazione di migliaia di persone. Così, tra una manifestazione dei
disoccupati e una degli Lsu, qualche sfratto evitato e le agenzie per il lavoro interinale
prese di mira, arriviamo al No Global di marzo. Comincia bene, con una serie di iniziative
pacifiche e allo stesso tempo incisive, come quella di verniciare gli obiettivi delle
telecamere poste a sorveglianze delle zone proibite. O come quel sito beffa www.ocse.org
poi censurato perché ingannevole. Ma il 17 marzo un corteo di oltre 20 mila persone viene
violentemente caricato dalla polizia a piazza Municipio, i feriti sono decine, in
tantissimi finiscono senza motivo in Questura, dove vengono picchiati e insultati. Le
denunce raccolte diventano un libro bianco che finisce sul tavolo del ministro degli
interni Enzo Bianco e che ora diventerà un libro, "Zona rossa", edito da Derive
e approdi. Le brutalità della polizia finiscono anche nell'annuale rapporto di Amnesty
international sulle violazioni dei diritti umani nel mondo.
Arriviamo così alla vigilia di Genova, dove il Network per i diritti globali sarà
presente con proprie iniziative e richieste, pur aderendo al Genoa social forum e
avendo in mente di proporre che tutti si svestano delle proprie divise. La parola al
portavoce Francesco Caruso: "Noi arriveremo a Genova con le camicie rosse, ma ci
piacerebbe superare ogni divisione: per cui siamo pronti a togliercele, se pure le Tute
bianche e gli altri faranno altrettanto. Forse andrebbero bene per tutti le magliette a
strisce". Nel frattempo, i centri sociali napoletani spesso vengono inseriti tra i
più "cattivi". "Forse perché rifiutiamo il concetto di disobbedienza
civile - continua Francesco - per noi disoccupati, Lsu, precari la disobbedienza non può
che essere incivile". Ma ciò non vuole dire che debba essere violenta, tutt'altro. A
volte, basta un po' di fantasia, come dimostra la trovata "garibaldina".
La mobilitazione del "Sud ribelle" comincia sabato prossimo a Policoro (Matera),
vicino alla centrale della Trisaia, al centro, negli anni scorsi, di alcuni scandali
nucleari. Da lì partirà una carovana di incontri che toccherà Cosenza, Catanzaro,
Crotone, Messina, Catania, Palermo Bari e infine, il 7 luglio, Napoli. In ogni tappa si
discuterà di temi che riguardano le realtà interessate, seguirà concerto di
autofinanziamento dei 24 Grana (ci sono da pagare 60 milioni per il noleggio della nave).
I biglietti per la nave si possono richiedere al Laboratorio occupato Ska di Napoli
(c/c postale 27004837, intestato a Sirio Lubreto, causale sottoscrizione No Global).
I ribelli del Sud
Qualche anno fa, probabilmente non sarebbe stato così facile a Napoli costituire,
tutti insieme, un'associazione come Attac. E forse nemmeno organizzarsi tutti
insieme per andare a Genova. "Ma dopo l'esperienza del No global, con quei treni che
arrivavano da tutto il Sud, abbiamo capito che si poteva continuare", dice Francesco.
E così, la Rete per i diritti globali oggi raggruppa non solo le aree
dell'antagonismo più radicali, ma anche organizzazioni come Mani tese e le
botteghe del commercio equo e solidale (degnamente rappresentate nel capoluogo partenopeo
dalla cooperativa 'O pappece). Ci sono poi i disoccupati organizzati, in primo
luogo quelli di Acerra e Palermo, i sindacati di base e Rifondazione comunista. Ma anche i
collettivi studenteschi, il Dipartimento di lotte sociali dell'Orientale di Napoli, il
collettivo femminista Streghe rosse di Taranto, Filo rosso di Cosenza e il Laboratorio
Area 51 di Messina. Infine i centri sociali, dall'Auro di Catania a quelli
campani: di Officina 99 (primo spazio occupato in Campania, insieme all'ormai
defunto Tienament) abbiamo già detto. Restano lo Ska, occupato dai
movimenti studenteschi nel '94 e da allora divenuto importante punto di riferimento a
Napoli per la sua posizione centrale, a un passo dalla centralissima piazza del Gesù e
dalla facoltà di Architettura; lo studentato occupato Tnt e l'originale Damm,
caso più unico che raro di centro sociale intitolato a un calciatore, Diego Armando
Maradona; e ancora, il Depistaggio di Benevento, Tempo rosso di Pignataro
maggiore (Caserta), l'ex Canapificio di Caserta e il "vecchio" Asilo
politico di Salerno, quasi coetaneo di Officina.
Infine, una menzione speciale per don Vitaliano della Sala,
"sacerdote-contestatore", in questi giorni scorrazzante in lungo e in largo per
centri sociali, con l'intento di "fare di tutto per evitare la violenza nei giorni di
Genova". Nonostante le "ammonizioni" vaticane, lui a Genova ci andrà, alla
garibaldina o comunque sia.
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