Manifesto 7 luglio 2001 Missionari
antiG8
Un "manifesto" per la cancellazione
del debito
MARIANO BOTTACCIO
250.000 religiose e religiosi di oltre 100 congregazioni missionarie
prendono posizione sul vertice del G8. Africa-Europe Faith & Justice Network (Aefjn,
un coordinamento di 50 grandi congregazioni missionarie), la Commissione giustizia pace
integrità del creato dell'Unione dei superiori e superiore generali, il "Gruppo
sul debito internazionale" del Sedos (un organismo che riunisce parecchie
congregazioni missionarie) hanno diffuso un "Manifesto-appello interreligioso ai
G8" in cui si chiede la cancellazione dell'intero debito contratto dai paesi poveri,
compreso quello nei confronti della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale.
Nella lettera che accompagna il "manifesto" si afferma che proprio il continuo
lavoro svolto dai missionari nel Sud del mondo gli ha consentito di essere "testimoni
di come il debito e specialmente gli aggiustamenti strutturali imposti dal Fmi abbiano
disumanizzato e affamato le popolazioni tra cui lavoriamo".
Inoltre, si chiede ai G8 di coinvolgere la società civile "nella creazione di
procedure trasparenti e meccanismi autonomi e indipendenti di arbitrato per le situazioni
di crisi, in cui sia i governi creditori sia i paesi indebitati siano equamente
rappresentati", e di "creare un codice di comportamento che assicuri, tra chi
presta e gli stati che ricevono, trasparenza, equa ripartizione della responsabilità e
controllo del procedimento del prestito per evitare crisi future". Tale codice
andrebbe elaborato da "creditori pubblici e privati, rappresentanti dei governi,
specialisti della materia e rappresentanti della società civile". Infine, si domanda
di "stipulare accordi commerciali e internazionali che siano a vantaggio dei paesi
impoveriti".
Il 20 e 21 luglio i promotori del "manifesto" si troveranno a Genova, nella
chiesa di S. Antonio di Boccadasse, per un incontro di preghiera e digiuno. All'iniziativa
parteciperanno come animatori cattolici, protestanti, anglicani, buddhisti e baha'i.
"Il digiuno - spiega suor Patrizia Pasini, coordinatrice dell'Antenna italiana di Aefjn
- ha il triplice senso dell'autocritica del nostro stile di vita, della sofferta
solidarietà nei confronti degli 800 milioni di persone che non possono mangiare,
vestirsi, curarsi, e della fortissima critica verso i G8, che potrebbero debellare la
povertà ma non lo fanno". La preghiera, invece, "è il grido del povero che va
verso Dio, interpellando la nostra vita e chiedendo a Dio perdono e conversione".
I religiosi condividono pienamente il documento elaborato dal Genoa social forum
ma, ciononostante, non lo hanno firmato. "Alcune organizzazioni - afferma Pasini -
hanno manifestato un linguaggio e intenzioni in cui non crediamo: tutta questa enfasi, ad
esempio, sulla zona rossa e la necessità di superarla. Noi vogliamo arrivare al risultato
che non ci sia più il G8, ma cambiando le regole e aprendo canali per la società
civile".
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