Corriere della sera 5 luglio 2001
IL CASO Annullati tutti gli eventi mondani Gli imprenditori: adesso chi paga?

E si spacca anche il pool di cuochi che dovrà preparare i pranzi dei Grandi

DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA - L’ultima beffa del G8 della paura: cancella un evento, cancellane un altro, e il business è andato a carte quarantotto.
Incarichi sfumati, lavoro, quattrini persi, danni. Dal popolo del mugugno si alza, sommessa, una domanda: chi paga? I più incavolati di tutti dicono siano i titolari del grand hotel Portofino Kulm, cinque stelle sul promontorio del Tigullio. Praticamente pronto, dopo i vari ritocchi (pareti abbattute, suite allargate) indicati dalla Struttura di missione, così da accogliere degnamente i grandi del mondo.
L’albergo era stato prescelto come sede del G7 degli Esteri, fissato nei giorni precedenti il G8 di Genova. Di più: sia il «Portofino» che il «Cenobio dei dogi» di Camogli (stessa proprietà) erano in pole position per ospitare le esigenti delegazioni Usa. Tutto annullato: i ministri degli Esteri si incontreranno a Roma, gli americani andranno altrove. Fine della storia.
Fine? E’ solo l’inizio. «Chi non ha onorato gli impegni, si assuma gli oneri»: questo il succo della lettera indirizzata a Franco Orio, presidente di «Portofino Coast» (consorzio degli albergatori della Costa, da Recco a Moneglia), che tiene i rapporti con i funzionari della Farnesina. Altre missive, c’è da scommetterlo, sono in arrivo.
Fervono, sott’acqua, le consultazioni con i legali di fiducia. Orio commenta, laconico: «Siamo sconcertati e arrabbiati».
Capitolo secondo: stop a grandi e piccoli eventi collaterali del Vertice. Mix di iniziative culturali, benefiche e mondane che dovevano far da cornice al G8. Con l’obiettivo di rilanciare nel mondo l’immagine di Genova. Dallo spettacolo al «Carlo Felice», agli intrattenimenti per le first ladies (giro ai Parchi di Nervi, pranzo a bordo della «Vespucci», sfilata di moda) fino alla mostra «Bambini nel mondo» al Palazzo della Borsa. Morale della favola: i progetti sono saltati, gli sponsor non daranno più una lira, chi ci ha messo la faccia e non solo quella, avrà, a quanto pare, al massimo un piccolo rimborso spese. Il ministro plenipotenziario per l’organizzazione del vertice, Vinci Giacchi, tace. Si sbilancia invece Susy De Martini, incaricata di seguire questo specifico settore: «Sono dispiaciuta e imbarazzata. Chi ha lavorato su preciso mandato della Struttura di Missione dovrebbe essere risarcito».
Prendiamo la serata «clou» del Carlo Felice: il maestro Salvatore Accardo al violino di Paganini, le musiche di Verdi...Già stanziati 700 milioni da Erg e Marconi in tandem. Che, di fronte al colpo di spugna, ovviamente fanno marcia indietro. E adesso? Uno dei gabbati è Vincenzo Spera, organizzatore di eventi musicali. «Stendiamo un velo pietoso - confida -. Opero in questa città, e non so quanto mi giovi alzare la voce». Poi, si lascia andare: «Io posso anche rimetterci, ma, se qualcuno dei personaggi ingaggiati dovesse reclamare i danni, non potrei fingere di nulla. Insomma, una qualche azione di rivalsa sarebbe d’obbligo».
Dulcis in fundo, si spacca il fronte dei cuochi del G8. Secondo gli accordi presi, 16 ristoratori liguri «stellati», ognuno cucinando un piatto, avrebbero preparato i quattro pranzi ufficiali del Vertice.
Alla pari, con lo scopo di esaltare l’alta gastronomia regionale. In questi giorni, la bagarre. «Per forza - tuona Raffaele Balzano, titolare de "La Bitta" di Genova - Il prefetto Di Giovine si è messo in testa di privilegiare uno di noi, il suo caro amico dell’Antica Osteria del Bai, dandogli in pratica l’esclusiva della cena di venerdì 20, quella con il presidente della Repubblica. Uno scandalo, un’ingiustizia. Noi ci opporremo». Conclusione: una «minacciosa» delegazione di cuochi è attesa oggi in Prefettura.
Marisa Fumagalli