La Stampa
Mercoledì 4 Luglio 2001

IL DIBATTITO A MONTECITORIO PER TROVARE LA CONVERGENZA SU UN TESTO COMUNE: OGGI CONCLUDE RUGGIERO
Mozione unitaria sul G8, no di Bertinotti
«Non possiamo pensarla come il governo»

ROMA
IN Parlamento l’idea era di presentare una bella mozione comune tra tutti i partiti, votata a destra e a sinistra, da sottoporre poi all’attenzione del «popolo di Seattle». Il secondo atto, come l’immaginava il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, era un calendario molto concreto, che arrivasse a promulgare rapidamente leggi su alcuni dei temi preferiti dal movimento anti-globalizzazione (dalla lotta all’Aids alla cancellazione del debito per i paesi poveri). Era questo anche l’auspicio del ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, che oggi concluderà il dibattito alla Camera e che non dispera di arrivare a una mozione «bipartisan» a sostegno della posizione italiana al G8. Ma sulla strada delle convergenze s’è messa di traverso Rifondazione comunista. E ora tutta la sinistra ha un gran mal di pancia.
Ha infatti un bel dire l’esponente del Biancofiore Luca Volontè che «è auspicabile una risoluzione comune della Camera». Volontè si sbraccia vistosamente durante l’intervento del rifondarolo Nichi Vendola per sottolineare che condivide anche lui certe preoccupazioni sui popoli africani flagellati dalla malaria. Oppure Elio Vito, capogruppo di Forza Italia: «E’ anche il nostro auspicio. Del resto il documento che abbiamo presentato mi sembra molto equilibrato». O Ignazio La Russa, presidente dei deputati di An: «Sono temi su cui occorre non dividersi. Si tratta di dare più forza agli interessi dell’Italia. Quando si tratta di rappresentare il nostro paese non c’è inciucio».
Ma intanto il capogruppo di Rifondazione, Franco Giordano, stoppa sul nascere ogni idillio: «Una mozione "bipartisan" sarebbe gravissima. Mi auguro che un accordo non ci sia perché renderebbe molto meno credibile l’immagine di opposizione al governo delle destre. Sul tema del governo del mondo sarebbe paradossale che destra e sinistra la pensassero allo stesso modo». Per sottolineare la sua posizione molto vicina all’ala più radicale del Genoa Social Forum, che nelle stesse ore sta vivendo al suo interno un dibattito simile tra moderati e non, Rifondazione ha riproposto in testa alla sua mozione la «cancellazione del vertice di Genova».
Su questa impostazione i Ds non ci stanno. L’intervento di Claudio Burlando è schietto («Io non credo che il vertice sia illegittimo») e dalle parti del Gsf sarebbe vissuto quasi come provocazione: «C’è da chiedersi quanto l’Africa si trovi in questa situazione non a causa della globalizzazione, ma in ragione del fatto che tale continente non è entrato affatto in un circuito di globalizzazione». Inutile dire che Burlando ha concluso auspicando la mozione «bipartisan» in tema di politica estera come già ne sono state votate diverse, ma a parti rovesciate, nella scorsa legislatura.
Tra una Rifondazione che si sgancia e un Ds che converge, però, si trovano in grandi difficoltà i Verdi e i vari ambientalisti che mantengono ottimi rapporti con il «popolo di Seattle». Così Paolo Cento accusa piuttosto «i ritardi di comprensione dell’Ulivo verso la forza dirompente in termini culturali e politici di questi movimenti. Sarebbe un errore politico la ricerca di unità con il centrodestra». Alfonso Pecoraro Scanio dice di «non credere» a una mozione unitaria «pur apprezzando alcuni passi avanti evidenziati dalla mozione di maggioranza». Ermete Realacci, esponente dei Democratici, ma soprattutto ex presidente di Legambiente, recalcitra: «La mozione della Cdl di principio non va bene. E’ troppo debole. Mi è piaciuta poco o quasi nulla. Non credo che si possa arrivare a un accordo». E poi ci sono pure i Comunisti italiani che si sentirebbero troppo stretti in un accordo con la Casa delle Libertà mentre Rifondazione dialoga liberamente con il movimento di Genova.
Alla fine, sono ben otto le mozioni che sono state presentate. Gli «sherpa» dei due schieramenti stanno lavorando alla mozione comune. Rifondazione però lega tutto, mozioni e scelta dei presidenti delle commissioni: «Rivendichiamo - conclude Franco Giordano - una delle presidenze che spettano alle opposizioni. L’Ulivo non faccia accordi con la maggioranza per tagliarci fuori. La logica bipolare non può e non deve mortificare il pluralismo».