Manifesto 1 luglio 2001 Genova,
cambia la musica
Sì alle manifestazioni, aperte le austrade e
la stazione di Brignole. Ma le frontiere restano supercontrollate
L'ultimo incontro Il confronto tra il Gsf e il capo della polizia De Gennaro sblocca la
situazione in vista del G8. Attenuati i divieti nella zona gialla AUGUSTO BOSCHI - GENOVA
Soddisfatti su quasi tutta la linea. Il lungo incontro in prefettura di
ieri tra il capo della polizia Gianni De Gennaro e i rappresentanti del Genoa Social
Forum si è concluso con un importante passo in avanti: "Non è stata una
trattativa, ma un tavolo di lavoro", ha detto Vittorio Agnoletto all'uscita
dall'incontro; un tavolo dal quale sono arrivate rassicurazioni sul rispetto del diritto a
manifestare. Il primo problema riguardava la blindatura della città e la paventata
chiusura delle frontiere, provvedimento che avrebbe reso impossibile l'accesso al
capoluogo ligure e di fatto reso solo teorico il diritto di manifestazione. Le frontiere
resteranno aperte, ma le forze dell'ordine controlleranno i documenti di chi varcherà il
confine. Aperte anche stazioni ferroviarie e caselli autostradali, ma non tutti. Solo il
levante cittadino verrà destinato al popolo di Seattle, mentre il ponente resterà zona off
limits. Genova è una città che si sviluppa in lunghezza: da Nervi alla Foce, quindi
il centro storico, e poi il ponente, da Sampierdarena a Voltri. Il summit si terrà nel
cuore della città e le forze dell'ordine volevano evitare che il centro potesse trovarsi
circondato dai manifestanti, senza offrire nessuna via di fuga se non il mare. Tanto più
che la "European Vision", la nave da crociera dove alloggeranno tutti i grandi
più Prodi e meno Bush junior, e che sarà ormeggiata alla Stazione Marittima, per quanto
modernissima e dotata di tutte le più sofisticate tecnologie resta sempre una nave: per
muoverla non basta girare la chiavetta nel cruscotto e ingranare la prima, ma ci vogliono
almeno venti minuti prima che i motori siano a pressione e lo scafo di 251 metri possa
mollare gli ormeggi e allontanarsi dall'attracco. Ecco dunque la soluzione: mezza città
al Gsf, il resto bloccato. Per quello che riguarda i grandi cortei previsti nei
giorni del vertice, l'ultima parola spetterà al questore di Genova Colucci. Di certo c'è
che la manifestazione del 19 luglio partirà da una piazza del centro che però, per
motivi di sicurezza, non è ancora stata resa nota. Per quelli previsti il 20 e il 21,
invece, c'è da ridisegnare il tracciato: secondo le intenzioni del Gsf avrebbero
dovuto attraversare la città circondando la zona rossa, proprio ciò che la chiusura del
ponente cittadino impedirà di fare.
Molto importante è stata la ridefinizione della zona gialla: non tanto per i confini, che
in ogni caso saranno ritoccati, ma per l'addolcimento dei divieti. In zona gialla si
potrà, per esempio, effettuare volantinaggi mentre per altri tipi di iniziative di
protesta ci vorrà comunque il permesso della questura. Sembra poco, ma è abbastanza per
dire che la zona gialla, così come l'aveva disegnata il prefetto, non esiste più. Così
come è scongiurato il pericolo di vedere le mimetiche dei corpi speciali a difesa delle
piazze e dei varchi. L'esercito non sarà schierato nei carruggi e non si occuperà di
ordine pubblico.
Un altro tema sul piatto era quello dell'accoglienza: è stato assicurato che verranno
messe a disposizione scuole, palestre e stadi. Tranne quello di Marassi, il Ferraris. I
luoghi più adatti restano lo stadio Carlini, l'area dell'ex ospedale psichiatrico di
Quarto e il campo sportivo di villa Gentile a Sturla. Tutti nel levante e tutti facilmente
raggiungibili. Per un altro campo sportivo, quello del Lagaccio, in un quartiere a ridosso
della zona del porto, è stata autorizzata l'occupazione per i tre giorni di musica
no-global che inizieranno il 4 luglio. A inaugurare il festival è stata confermata la
presenza dei 99 Posse. E da domani arriveranno a Genova le prime delegazioni delle
organizzazioni non governative.
Sempre a proposito di accoglienza, è stata calorosa quella riservata agli appartenenti
del movimento neofascista Forza Nuova, che avevano scelto Genova e il 30 giugno per
celebrare il loro raduno. Una data densa di significati: la data dei moti del 1960 contro
il congresso dell'Msi che portarono alla caduta del governo Tambroni. Un centinaio di
teste rasate, polo nere e croci celtiche si sono date appuntamento in una pizzeria di via
De Gaspari nel quartiere "bene" di Albaro. Il questore aveva già proibito il
raduno e la manifestazione che avevano in programma, ma non si può impedire un convegno
"privato", e i seguaci di Roberto Fiore hanno usato questo escamotage per
riunirsi. Alle 16 sono scesi dai pullman ed entrati in pizzeria. Alle 17 il convegno era
già finito: all'arrivo dei ragazzi dei centri sociali le forze dell'ordine hanno
suggerito di "sveltire" i lavori e quindi, tra due ali di agenti della Digos i
neofascisti sono risaliti sui camion e, scortati dalla polizia, hanno preso la via
dell'autostrada.
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