La Repubblica 17 giugno 2001

"Questo è niente, vedrete a Genova"

Parla il capo delle "tute nere": siamo anarchicisocialisti
Il portavoce Aso Carmbrandt: "La nostra è una risposta alla violenza quotidiana dei padroni"


GOTEBORG - «Stattene indietro» ordina duro il piccoletto muscoloso che fa da staffetta fra la testa e la coda del corteo. Attenti, non del corteo di tutti, di quello solo loro, falange compatta, silenziosa, che non urla, non si agita, non fa festa, sembra solo pronta a scattare. Eccola l'armata degli uomini in nero, quelli delle pietre e della guerriglia, quelli che alle manifestazioni ci vanno per cercare, suscitare la battaglia. Il resto del corteo li attornia quasi con timore, a distanze imposte, come - in una comunanza rigidamente gerarchica - si fa con i leoni.
«Antifascismo, anticapitalismo, rivoluzione» urlano gli stendardi rossi, neri, azzurro sporco, quasi laceri, probabilmente voluti, che si portano dietro. Non li sventolano, li usano come transenne fra sé e gli altri, lance al momento delle scontro. Hanno il volto mascherato, fazzoletti, kefiah palestinesi, passamontagna, occhiali scuri, cappellucci, telefonini che lanciano messaggi fra staffette. Anche le ragazze, stessi pantaloni imbottiti, stessi anfibi. Esercito nero ed anarchico. «Siamo internazionalisti» ti concedono. Nel gruppo ci sono norvegesi, danesi, finlandesi, olandesi, tedeschi. Sono i duri, i guerriglieri. «Ah, italiano... Ci vediamo a Genova. Là verranno gli spagnoli... i baschi e i catalani, i francesi, i tedeschi. Saremo in tanti, qui è stato nulla, volevamo mostrare cosa è il capitalismo, il mondo dei padroni. Ci siamo proprio riusciti». Non minacciano, le occhiate sono ironiche, forse di disprezzo, le parole concesse come sassi. «Non so l'inglese» ti risponde in inglese il ragazzino che intravedi biondo fra tanto nero. «Parla con l'ufficio stampa» ti sibila la fanciulla in fondo. E dov'è? «Cercalo». Giocano, come gatti con il topo.
Guerriglia verbale?
«Cosa vuoi che ce ne importi di parlare con te?» si diverte uno un poco più anziano - avrà meno di 30 anni - che dice di chiamarsi Aso Carmbrandt e da cui ti spedisce una catena di S. Antonio di incazzati.
Va bene, ma a voi cosa importa?
«Se lo capisci, smascherare il capitalismo nelle sue infinite facce e combatterlo».
Anche con la violenza?
«La nostra è una risposta alla violenza quotidiana, continua dei padroni. Che cosa è questo vertice della Ue se non l'occasione per decidere nuove regole di dominio? Quelle del mondo globalizzato, del controllo ancora più alienato. Guarda l'euro, che vogliono far diventare il dollaro d'Europa: il potere del capitale finanziario, senza storia, senza popoli dietro. Guarda il Trattato di Schengen che dovrebbe permettere la libertà dei cittadini. Libertà di chi? Dei ricchi, non di quelli del sud del mondo. E sulle nostre bandiere noi scriviamo ‘Schengen=Razzismo', ‘Schengen crimine contro l'umanità'».
Come vi definite politicamente?
«Siamo anarchici, socialisti internazionalisti. Ma a unirci è la lotta, i centri sociali, quelli degli esclusi, di chi è contro, non l'ideologia come la vivete voi. La nostra solidarietà è quella di chi rifiuta questo schifo».
Come vi tenete in contatto?
«Internet esiste anche per noi. Ma non lo racconto a te».
(m.m.)