Mnaifesto 17 giugno 2001 Questo
vertice non s'ha da fare. Anzi sì
Dopo i fatti di Göteborg, a rischio il G8 di
Genova. Berlusconi accusa il centrosinistra. Appello del Genoa social forum
ANGELO MASTRANDREA - FRANCESCO PATERNO'
L'eco dei colpi di pistola sparati dalla polizia svedese sui manifestanti
di Goteborg è rimbalzata con violenza sulla politica italiana e sugli organizzatori delle
contromanifestazioni genovesi. E' sul capoluogo ligure, in cui si svolgerà il prossimo
vertice dei G8, infatti, che è puntata l'attenzione del cosiddetto "popolo di
Seattle" ("ma sarebbe meglio chiamarlo popolo di Porto Alegre", precisa
Vittorio Agnoletto del Genoa social forum, a marcare la capacità propositiva del
movimento). Per tutta la giornata, da Goteborg si sono susseguite notizie contrastanti
sulle sorti dei feriti, in particolare di quel ragazzo in fin di vita e a più riprese
dato per morto.
La drammatica escalation del conflitto ha lasciato interdetti in molti, politici e
organizzatori del contro-G8. Provocando reazioni contrastanti nel mondo della politica e
la dura presa di posizione degli antiglobalizzatori. Da Goteborg, il presidente del
consiglio Silvio Berlusconi ha ribadito di essere "molto preoccupato" per quello
che potrà accadere a Genova. Al punto che, appena rientrato a Roma, in serata ha
incontrato il ministro degli interni Claudio Scajola, che ha sotto mano da qualche giorno
il piano di sicurezza elaborato per blindare la città di Genova e assicurare lo
svolgimento del vertice. Di fronte alle richieste di annullare o spostare l'appuntamento
Berlusconi sostiene che, a questo punto, "c'è poco da cambiare" rispetto al
programma e che, prima della riunione, si recherà nel capoluogo ligure per un
sopralluogo, così come fece nel 1994 a Napoli per un'altra riunione del G8. "E'
chiaro - ha detto il Cavaliere - che meriti e responsabilità di quello che accadrà a
Genova andranno attribuiti ai precedenti governi".
Sugli scontri di Goteborg, Berlusconi ha detto che "non c'è solo un popolo di
manifestanti, c'è pure un popolo di teppisti". Poi, a far intendere con chiarezza da
che parte sta, ha pasolinianamente difeso l'operato della polizia, composta di
"padri, figli e mariti contro i quali si rivolgono le violenze, nelle forze
dell'ordine perché devono guadagnarsi la vita". Più attento e dialogante era stato
nella mattinata il ministro degi esteri Renato Ruggiero, secondo cui è necessario
"stabilire una linea di comunicazione" con chi manifesta. "Le esigenze del
popolo di Seattle - ha detto il ministro - sono, almeno nella maggior parte, molto
giuste". Le parole di Ruggiero hanno fatto il paio con quelle del primo ministro
francese Lionel Jospin, secondo cui "bisogna distinguere totalmente tra chi
pacificamente esprime critiche e chi usa violenza". Tanto più, dice il leader
socialista francese, che "queste violenze non ci impediscono di lavorare ma
colpiscono solo la gente normale".
"Continuando a dire che Genova non è una città adatta, Berlusconi sta preparando il
terreno a una militarizzazione totale. Cioé, il divieto totale a manifestare e lo
spostamento del G8 in un'altra città", dice Agnoletto. E il Genoa social forum
lancia un triplice appello: al governo perché conceda l'agibilità della città, al
movimento perché manifesti in maniera non violenta e ai genovesi affinché non lascino
deserta la città e scendano in piazza anche loro. "La situazione è indubbiamente
preoccupante - sostiene Alberto Zoratti della Rete di Lilliput - Le forze
dell'ordine dovrebbero mantenere la calma, ma quello che è accaduto tre giorni fa contro
gli operai dell'Ilva dimostra il contrario". Ma a chiudere la porta in faccia a
qualsiasi dialogo, secondo le Tute bianche genovesi e milanesi, ci hanno già pensato quei
colpi di pistola esplosi a Goteborg. "Berlusconi, invece di chiedere incontri, ci
conceda quello che chiediamo da sei mesi, cioé gli spazi per il Public forum e le
autorizzazioni per i cortei. Ma soprattutto ci garantisca che le forze dell'ordine non
spareranno", dice Matteo Jade del centro sociale Zapata di Genova. "Se le
cose stanno così, con la polizia autorizzata a sparare, a Genova non devono proprio
venire. E, se saranno armati e chiuderanno le frontiere, sarà peggio", continua. A
chiedere la sospensione del vertice - con altre argomentazioni - è anche il segretario di
Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, secondo il quale "il vertice del G8 diventa
una minaccia anche alla convivenza civile. L'Europa rischia di essere ricacciata indietro
di un secolo, quando la polizia e gli eserciti sparavano sugli operai". Dunque c'è
una sola cosa da fare: "Spostare il G8 di Genova e convocare al suo posto l'assemblea
generale delle Nazioni unite".
La proposta è però respinta dal centrosinistra. Se per Piero Fassino (Ds) "Genova
è una città in grado di ospitare in modo sicuro e sereno questo vertice", il
coordinatore dei Ds Pietro Folena - seguito a ruota dal capogruppo alla Camera dello Sdi
Ugo Intini - definisce "irresponsabili e allarmistiche" le affermazioni del
presidente del consiglio. Secondo la verde Grazia Francescato, invece, la proposta di far
slittare il vertice "non ha alcun senso". Poi la Francescato invita a non
identificare solo con i problemi di ordine pubblico i summit internazionali: "In
prima pagina ci finisce solo la violenza. Ma è violenza anche quella delle grandi
multinazionali che distruggono intere popolazioni, ma di cui nessuno parla".
Comunque, nonostante i fatti di Goteborg la mobilitazione in vista di Genova non si ferma.
Gli anarchici contro il G8 confermano la loro presenza nel capoluogo ligure:
"La repressione non può fermare la nostra volontà di manifestare", annunciano.
Ieri a Napoli, inoltre, è stata costituita la locale sezione di Attac. E oggi a
Genova si sono dati appuntamento i Cobas per pareparare lo sciopero nazionale del 20
luglio. Dove? Naturalmente a Genova.
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