La Repubblica 25 giugno 2001

"Ma quali guerrieri difendiamo il mondo"

Parla Agnoletto, leader del popolo antiglobalizzazione
l'intervista

CLAUDIA FUSANI


ROMA - «A chi ci accusa di essere superficiali e improvvisati, dei nostalgici idealisti che combattono il progresso, o dei fracassoni che vogliono solo menare le mani, diciamo che noi lavoriamo sulle nostre idee da quindici anni. E che la globalizzazione che contestiamo è solo quella neocolonialista americana. Un capitalismo che si sta mangiando tutto, anche le relazioni personali». Vittorio Agnoletto è reduce dall'incontro con Gianni De Gennaro, capo della Polizia
Parliamo della vostra piattaforma di richieste e proposte.
«La prima questione è la remissione del debito dei paesi poveri del Sud del mondo e un aiuto concreto per lo sviluppo di quei paesi. Noi chiediamo il rispetto degli accordi internazionali che prevedono che il 7,5 per mille del Pil di ogni paese sviluppato sia destinato alla cooperazione internazionale. Oggi l'Italia destina solo il 2 per mille».
Come garantire l'utilizzo di quei soldi in quei paesi?
«I finanziamenti non devono essere a pioggia. Servono commissioni bilaterali di cooperazione. I piani di sviluppo devono essere concordati e vincolati a scopi sociali per poi lasciare liberi i paesi di autodeterminarsi e di decidere il proprio sviluppo».
Il governo Berlusconi ha annunciato la cancellazione del debito per quello che riguarda l'Italia.
«Non ha un gran valore. La questione va decisa a livello di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale. Serve una decisione generale di azzeramento».
Parliamo di sanità, ad esempio i brevetti, la proprietà intellettuale dei farmaci.
«Chiediamo la revisione del regolamento sui brevetti e la riduzione del tempo che ne garantisce la proprietà intellettuale. Oggi chi scopre un farmaco è l'unico che lo può produrre per venti anni. Questo ha provocato situazioni drammatiche in Sudafrica per l'Aids dove aziende farmaceutiche locali non possono produrre i farmaci ai prezzi del mercato locale. Bisogna semplificare e ampliare i meccanismi dell'eccezione sanitaria: permettere cioè ai paesi poveri in stato di epidemia di produrre in loco senza rispettare i brevetti oppure di acquistarli da altri paesi poveri».
Le questioni economiche.
«Rifiutiamo la revisione degli accordi del Gatt che, nei fatti, oltre alla libera circolazione delle merci prevede anche quella dei servizi. Chiediamo l'abolizione dei paradisi fiscali e l'introduzione della Tobin tax (dal Premio Nobel James Tobin che l'ha ideata, ndr), cioè la tassazione su scala planetaria di tutte le transazioni finanziarie, operazioni che producono solo profitti e creano solo miseria. »
E l'ambiente?
«Vanno sottoscritti gli accordi di Kyoto. E chi inquina di più deve farsi carico di ridurre le cause dell'inquinamento e investire per diversificare le fonti di energia.»
Perché di tutto questo non può occuparsi il vertice degli otto paesi più industrializzati?
«Perché sono solo otto paesi, e i più ricchi. Rifiutiamo istituzioni internazionali non legittimate perché non elette democraticamente.» Chi può rispondere alla vostra piattaforma di richieste?
«Solol'Onu, se sarà abolito il diritto di veto dei Cinque Grandi».