Il Manifesto 20 giugno 2001 Genova, il G8 non salpa
IN ALTO MARE Il Viminale afferma che il summit non sarà trasferito su una nave e ci sarà
libertà di manifestare, ma non dice dove. Le associazioni chiedono l'abolizione della
zona gialla C. ROS. - ROMA
Manifestare a Genova in occcasione del G8 si potrà, ma solo nelle zone
(quali?) "consentite". Le prime granitiche certezze arrivate ieri dal Viminale
non aiutano a dissipare le nebbie sul porto di Genova, che sarà il cuore blindato del G8.
L'incontro tra il ministro degli interni Claudio Scajola e i rappresentanti di comune,
provincia e regione non ha infatti detto una parola definitiva su niente. Salvo confermare
che il G8 si svolgerà nel capoluogo ligure e nelle sedi previste - dunque non su nave ma
a palazzo Ducale -; che sarà garantita la piena libertà di manifestazione"; che
"saranno viceversa contrastata con rigore le intemperanze dei violenti e di quanti
riterranno di far ricorso a comportamenti illeciti" e che lo spiegamento di forze
dell'ordine e militare sarà imponente.
La minaccia islamica
A maggior ragione dopo l'ulitma notizia che arriva dalla Russia. Evgheny Murov, capo
della sicurezza del presidente Valdimir Putin, ieri ha infatti lanciato l'allarme
sull'incolumità del presidente degli Stati uniti George W. Bush: "Bin Laden minaccia
il presidente americano, ma sappiamo cos'è il terrorismo internazionale e tutte le unità
di guardie del corpo coinvolte sono preparate", ha detto Murov all'agenzia Itar-tass
rivelando che alcuni suoi uomini sono già volati a Genova per i sopralluoghi del caso.
Bin Laden è considerato dagli Stati uniti il belzebù del terrorismo antioccidentale di
matrice islamica, sia per gli attentati riconducibili a lui sia per gli altri. Comunque la
minaccia del saudita - ora riparato in Afghanistan e legato anche agli indipendentisti
ceceni - è un alibi buono a consentire ogni manovra di sicurezza nel corso dello
svolgimento del G8. Anche il trasferimento in nave nel summit: idea messa alla berlina da
una parte della stampa europea (la Suddeutsch zeitung) ed esclusa ieri anche dal
ministro Scajola, ma che probabilmente resterà sempre in serbo nel cassetto come
soluzione dell'ultimora, sia di comodo che di necessità.
Consegnate ai servizi occidentali la prevenzione e ai militari la vigilanza sugli
"obiettivi sensibili" (e ce ne saranno), resta ancora tutto da scrivere per il
governo italiano il capitolo che riguarda il rapporto con il Genoa social forum. Il
ministro degli esteri Renato Ruggiero ieri ha ripetuto il ritornello dell'"apertura
al dialogo" che il premier Silvio Berlusconi ha fatto imparare a memoria a tutta la
maggioranza. A partire da debito dei paesi poveri, passando per la all'Aids e lo sviluppo
della scolarizzazione, ci sono problemi che "uniscono la gente che crede nei vertici
come uno dei motori per un mondo migliore e i manifestanti", ha detto il ministro.
"Le manifestanzioni sono uno stimolo perché rafforzano la volontà di andare avanti
velocemente, ma non ci deve essere violenza", ha proseguito il responsabile della
Farnesina informando di essere già da ieri all'opera per avviare il dialogo con il popolo
di Seattle.
Di convocazioni per adesso il Genoa social forum dice di non averne ricevute. Chi
si è incontrato sono invece il ministro degli interni Scajola e i responsabili delle
ammnistrazioni locali: il sindaco di genova Giuseppe Pericu, la presidente della provincia
Marta Vincenzi e il presidente della regione Sandro Biasotti. Un incontro che per la prima
volta ha detto che a Genova sarà possibile manifestare; la preventiva ordinanza
prefettizia disponeva infatti il divieto assoluto. Senonché il Viminale non ha fatto luce
sulle zone dove sarà possibile manifestare. La perimetrazione della zona a disco verde
dovrebbe essere fatta dalle autorità locali. Ma a questo proposito la richiesta del Genoa
social forum è chiarissima: eliminare la cosiddetta zona gialla, una vasta striscia
che divide in due la città. Questa è stata tra l'altro una delle richieste avanzate dal
movimento nel corso dell'incontro di ieri con il vertice dei Ds: "Chiediamo che sia
abolita la zona gialla - spiega Alfio Nicotra a nome del Gsf - Perché è una zona ad alto
rischio, dal momento che è stata concepita come un divieto a manifestare pur essendo di
libero accesso. Questo è il modo peggiore di predisporre la sicurezza e l'ordine
pubblico, perché vogliamo tutti manifestare e lo vogliamo fare il più possibile vicino a
dove si svolge il vertice, rischiamo di essere messi in condizioni tali da divenire
illegali". E che una soluzione "ambigua" possa rivelarsi una cura peggiore
del male è l'opinione espresse anche dal vertice diessino.
Bare del malaugurio
Intanto fa discutere il piano di emergenza elaborato dalla regione e che prevederebbe,
oltre un locale refrigerato di 500 metri quadri da adibire a obitorio, anche 200 body
bag: i sacchi da morto che si vedono nei film sul Vietnam. "Roba da matti",
commenta il segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti. "Una trovata alla Bunuel -
aggiunge l'udeurrino Enzo Carra - un filone nero che non fa parte della tradizione
italiana". "Una follia incredibile", tuona il verde Alfonso Pecoraro
Scanio. "Siamo proprio all'evocazione della tragedia più nefasta - sbotta Franco
Giordano del Prc - Non si può drasticamente mettere in conto una tale eventualità".
Ma il sacerdote azzurro Gianni Baget Bozzo lo fa: "L'ho sentito dire. E' una
richiesta logica. Si valuta la possibilità di intervenire anche con le armi dei fronte
alle bande di criminali violenti". Teologicamente scorretto.
|