La Stampa
Domenica 8 Luglio 2001

IL SEGRETARIO GENERALE DELLA FARNESINA «IL DESIDERIO DI DIALOGO È SEMPRE STATO FORTISSIMO»
La platea contro Vattani «Ma si è già fatto molto»

inviato a GENOVA
I fischi? Io non ho sentito nessun fischio». L’ambasciatore Umberto Vattani sorvola sulla protesta cattolica che ha subissato il suo discorso. Per tre volte ha tentato di disegnare, dal palcoscenico del Carlo Felice, il volto buono della globalizzazione: per tre volte una cospicua parte della platea gli ha fatto capire che non si può trattare con il diavolo. Il primo stop è quasi di preavviso. Scoppia quando il segretario generale della Farnesina parla dell’Italia uscita disastrata dalla guerra eppure giunta ad essere la sesta potenza economica mondiale. Il secondo s’abbatte quando indica nella globalizzazione il motore del processo evolutivo che ha consentito questo traguardi di prestigio. L’ultima salva spegne la citazione del tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità rimasto sinora sulla carta per l’ostruzionismo di alcuni Paesi tra i quali gli Usa.
Quando scende tra i cronisti l’ambasciatore mostra d’aver assorbito con disinvoltura la contestazione. Nessuna ferita?
«No, con le organizzazioni non governative sono da sempre in contatto e mi trovo perfettamente a mio agio». Poi, però, non rinuncia a una replica con le unghie appena nascoste nel velluto della diplomazia: «Comunque mi sembrerebbe utile che sull’interpretazione di alcuni fatti e di alcune parole, si fosse un un po’ più precisi».
Questa mattina le hanno consegnato il manifesto con le loro richieste da presentare ai potenti della Terra. Berlusconi, al quale lei lo darà, si renderà ambasciatore delle istanze dei cattolici facendole proprie?
«Ambasciatore, no. Come sempre accade ogni documento viene analizzato. Diciamo che molti punti di questo possono essere condivisi il presidente del Consiglio si renderà interprete di queste aspirazioni delle Organizzazioni non governative»
Le associazioni cattoliche vi accusano di fare, spesso, dichiarazioni spot. Che cosa risponde?
«Siamo i primi a non volerle. Da 27 anni l’Italia lavora in stretto contatto con l’Onu su questi temi. C’è un filo chiaro che lega l’agenda del G8 agli argomenti abitualmente presentati e discussi alle Nazioni Unite. Fatti concreti, anche se, sovente, non sono sufficientemente noti. Perchè si lavora anche se, poi, i media non ne parlano. Mi creda, il G8 ha una sua forte utilità. Nel recente passato è servito anche a costringere gli altri membri a fare di più».
Qualche esempio?
«Prendiamo la trasparenza nel mercato delle armi: il nostro è lo Stato che ha la legislazione più severa in questo campo e recentemente altri dell’Unione Europea hanno seguito l’esempio. Parliamo di Aids: siamo stati noi a spingere perchè venisse istituito questo grosso fondo che verrà lanciato a Genova e che riguarderà la salute di 36 milioni di persone, 23 dei quali solo in Africa. Pensi che la popolazione di questo continente sta regredendo ai livelli d’inizio ’900, come se 100 anni fossero passati invano».
Il cardinale Tettamanzi ha invocato non un G8, ma un G-tutti
«Certo, si discute di temi che non riguardano soltanto gli addetti ai lavori, ma toccano le coscienze. Dobbiamo renderci conto di quanto sia stato importante quest’anno, la mobilitazione e la sensibilizzazione che si estendono in Italia. Da noi il desiderio di dialogo e di confronto è sempre stato fortissimo».
Si critica sovente la lentezza con cui vengono messe in pratica le decisioni dei G8. E’ un rilievo fondato?
«Nel vertice di Okinawa ci fu la cancellazione del debito d’un solo paese, a Genova saranno molte di più. Ma bisogna tener conto che esistono precisi limiti e restrizioni: fra i 37 Stati più poveri del pianeta alcuni sono impegnati in conflitti e, quindi, secondo le regole Onu, il condono è impossibile».
Tra i punti sui quali esiste un maggiore dissenso con le organizzazioni cattoliche c’è la Tobin tax, l’imposta contro le speculazioni finanziarie. Il governo italiano e gli altri componenti del G8 non sembrano disposti a introdurla.
«Su questo argomento è in corso una riflessione molto estesa. Esistono anche iniziative diverse, come ad esempio quella dell’associazione New Umanity che propone l’istituzione di un fondo volontario. Anche il ministro Ruggiero ha messo in luce la complessità di questa materia ammettendo che le valutazioni sono ancora in una fase preliminare».