Manifesto 4 luglio 2001

G8, offerta di pace
Il ministro Ruggiero apre sugli accordi di Kyoto, difende a spada tratta il Wto e chiede all'Ulivo di regalare una mozione "bipartisan" a Silvio Berlusconi. Il centrosinistra apprezza, e si divide. Contrari sia Rifondazione (che insiste sull'abolizione del vertice) che i Verdi. Notte di consultazioni, poi questa mattina il voto alla camera
" GIOVANNA PAJETTA

Sono lieto di esprimere l'accordo di fondo del governo italiano sul testo su Kyoto presentato dall'onorevole Calzolaio". Alle 21, a sorpresa, Renato Ruggiero prende la parola nell'aula semideserta di Montecitorio e tende la mano all'Ulivo. In modo netto sull'ambiente (anche se non dice se la Casa delle libertà voterà la mozione di Ds e Margherita), in modo più sfumata sull'azzeramento del debito dei paesi poveri e sul vertice del G8. Perché il ministro degli esteri pur sposando a chiare lettere l'ipotesi di una mozione bipartisan per il vertice di fine luglio a Genova, non rinuncia a mettere i puntini sulle "i". Soprattutto sul "suo" Wto, di cui rifiuta la "demonizzazione" e che definisce nientemeno che "l'unica organizzazione internazionale fondata sul diritto e non sui rapporti di forza". "Scusate lo sfogo - aggiunge l'ex direttore generale dell'organizzazione mondiale del commercio - Ma dire che il Wto tutela solo gli interessi dei ricchi è un'offesa verso i governi e i parlamenti dei paesi in via di sviluppo". Ma questo, per l'appunto, lo definisce lui stesso "uno sfogo", perché il punto che sta a cuore a Ruggiero è sottolineare che "sui temi discussi c'è una sostanziale convergenza tra la gran parte delle forze politiche". Quella che potrebbe essere sancita questa mattina, al momento del voto finale della camera, da una risoluzione comune. Quantomeno su due dei punti del dibattito, il vertice del G8 e gli accordi di Kyoto (la "tobin tax" era stata già giudicata "prematura" dal polista Falsitta).
Il gran regista dell'accordo del resto era stato, per tutta la giornata, proprio Ruggiero. Era stato lui ad esempio, a metà pomeriggio, a convocare il diessino Burlando ai banchi del governo. Per lodarne l'intervento e ufficializzare la proposta: inserire in una mozione comune, votata da maggioranza e opposizione, quelle richieste sulla riduzione del debito, il finanziamento dei farmaci anti Aids e l'abolizione delle barriere doganali per i prodotti dei paesi indebitati. Burlando aveva annuito felice. Ma in realtà il gesto del ministro degli esteri era solo l'ultimo atto. Già lunedì infatti dalla Cdl erano arrivano segnali, messaggi, inviti. Obiettivo, portare a Genova, al temibile vertice del G8 una risoluzione bipartisan. "Per favorire il prestigio dell'Italia", come dichiara pomposamente in aula il cdu Volontè, ma anche per garantire al governo che, comunque vadano quelle giornate di fine luglio, Silvio Berlusconi e i suoi ministri non si troveranno ad affrontare la prova da soli.
Per raggiungere quel risultato del resto Renato Ruggiero lavora duramente da settimane. Il testo che la maggioranza ha portato ieri nell'aula di Montecitorio, così come il lavorio per agganciare l'Ulivo, sono in gran parte farina del suo sacco. Compresa la parziale retromarcia sugli accordi di Kyoto e le belle parole con cui si sposa la lettera inviata da Kofi Annan ai capi di stato in partenza per Genova. Cigliegina sulla torta, i deputati del centrodestra chiedono al governo di "garantire la libertà di manifestazione, in modo pacifico e non violento, alle organizzazioni non governative durante i giorni del vertice".
Alla fine della giornata l'Ulivo decide di riunirsi per discutere se accettare la mano tesa del ministro degli esteri. Già nel pomeriggio del resto Giovanni Bianchi, della Margherita, e il diessino Renzo Innocenti avevano messo mano a una prima bozza di intesa. Ma il prezzo da pagare è salato. Perché il primo risultato dell'offerta bipartisan è la spaccatura del fronte dell'opposizione. Accanto al no, scontato, di Rifondazione (che insiste per chiedere l'abolizione tout court del G8), anche i Verdi insorgono contro l'accordo. "Un errore politico" protesta Paolo Cento, mentre Pecoraro Scanio dichiarava di "non credere" all'intesa. "Non ritengo - tagliava corto l'ex ministro delle politiche agricole - che ci siano le condizioni per una mozione unitaria". Forse non aveva tutti i torti, visto che in serata anche Burlando si fa più cauto. Dichiarando di apprezzare l'interento di Ruggiero, ma attaccando per la sua genericità la mozione della Cdl. E mentre gli sherpa dei due poli si apprestano a far la notte in bianco, i dirigenti dell'Ulivo dicono che bisogna aspettare questa mattina. Quando il ministro dell'ambiente Matteoli dovrà dire una parola definitiva sugli accordi di Kyoto e il sottosegretario Vegas risponderà alla richiesta di introdurre la "tobin tax".