Manifesto 23 giugno 2001 Il
petroliere di Seattle
Il presidente dei giovani industriali boccia
gli Usa e si fa "sociale"
BRUNO PERINI - INVIATO A SANTA MARGHERITA LIGURE
"Ma chi sta parlando, Fausto Bertinotti?". A Santa Margherita
la battuta è inevitabile dopo i primi passaggi della relazione di Edoardo Garrone, il
presidente dei giovani industriali, definito dai più perfidi, alla fine della sua
esposizione, "il petroliere di Seattle". In una giornata che si preannunciava
dormiente, in attesa del presidente del consiglio che dovrebbe parlare oggi, Garrone è
riuscito a scuotere la platea e la stampa con un discorso inatteso e ammiccante verso il
"popolo di Seattle". Un'analisi sulla globalizzazione, sulle sue conseguenze,
sulle risposte da dare, per evitare "uno sviluppo trascinante e caotico dell'economia
mondiale", a tratti molto più radicale di quelle fatte da esponenti e intellettuali
del centro sinistra. Non si capisce se sia un gioco delle parti, per equilibrare la
politica del governo Berlusconi che è stato tirato per la giacchetta dall'Europa per non
rompere con i firmatari del documento di Kyoto, o una provocazione per scuotere la
Confindustria e la sua politica filogovernativa in materia di ambiente e globalizzazione.
Resta il fatto che a un mese dal G8 il "popolo di Seattle" può vantarsi di aver
imposto i suoi temi a un pezzo di Confindustria.
"Esiste un problema di risorse da mobilitare per sostenere economicamente la
governance globale", sostiene il vice presidente del gruppo petrolifero Erg.
"A questo proposito avanziamo due proposte, tra loro complementari: la prima è di
finanziare una maggiore spesa pubblica, inclusi i flussi di aiuto allo sviluppo, tassando
alcune transazioni internazionali. La seconda è una tassa mondiale sul consumo di
combustibili che producono gas ad effetto serra. Un'aliquota dello 0,5% sarebbe
sufficiente a generare un flusso di risorse pari al doppio del bilancio annuale di tutte
le agenzie delle Nazioni unite".
Parlando dello sviluppo economico e degli accordi di Kyoto, il presidente dei giovani
industriali ha una parola anche per gli amici statunitensi: "Gli americani consumano
più del doppio di noi in termini di barili di petrolio procapite all'anno. Inquinano
oltre il 40% più di noi, anche quando si rapporta la quantità di emissioni al Pil. La
loro inefficienza energetica contribuisce ad innalzare i prezzi del petrolio che noi,
così, paghiamo più caro... La retromarcia su Kyoto svela il piano energetico di Bush,
che mira a rafforzare gli Usa in un settore davvero strategico. Per noi europei è un
campanello d'allarme".
A proposito del governo della globalizzazione, Edoardo Garrone si spinge fino alla
"politica del limite", "alla clausola sociale" e allo "sviluppo
armonico". E alla fine del suo discorso dà consigli a Silvio Berlusconi in
previsione del G8 a Genova. "Per noi lo sviluppo armonico ha già un suo indicatore:
è l'indice Isu, (indice dello sviluppo umano), calcolato dall'Onu, che tiene conto, oltre
che del Pil pro capite, anche delle condizioni sanitarie, del livello di alfabetizzazione
e di istruzione. E' un indice che va messo al centro delle politiche di sviluppo".
"Noi - dice ancora Garrone - siamo pronti a fare la nostra parte. Ci aspettiamo che
il presidente del consiglio si batta per aprire i mercati del Nord del mondo ai prodotti
dei paesi più poveri, incentivare il flusso degli investimenti verso quei paesi,
organizzare e finanziare la diffusione di tecnologia nel sud del mondo, stimolare la
nascita di scuole, istituti di ricerca, ospedali nei paesi più poveri". Alla
proposta finale di Garrone di "dialogare e discutere con il popolo di Seattle",
replica indirettamente il direttore di Limes, Lucio Caracciolo: "Attenzione,
non basta promuovere incontri. Quando ci sediamo al tavolo dobbiamo essere in grado di
dare qualcosa in cambio".
|