Manifesto 6 luglio 2001

Opposizione come dice lui
Violante striglia i Ds: troppi voti in libertà nel patto sul G8
A. CO.

"E' buona norma, quando la presidenza o il direttivo del gruppo prendono una decisione, rispettarla. Poi, se non si è d'accordo, si avanzano le debite critiche. Non è buon costume, invece, arrivare in aula e fare l'opposto di quello che è stato stabilito". All'indomani di un esordio parlamentare disastroso, Luciano Violante fatica a frenare l'irritazione. Il tono è pacato, ma è incendiario il contenuto del breve discorso che l'ex presidente della camera rivolge al suo gruppo.
Al momento del voto sul G8, le defezioni nell'Ulivo sono state 80, metà delle quali nelle file della Quercia. Le voci di transatlantico dicono che le cose avrebbero potuto andare peggio, parlano di "pianisti" che hanno votato al posto degli assenti facendoli astenere sulla mozione del governo anche quando era nota l'intenzione di votare contro, in dissenso con la decisione del gruppo. Metà dei dissenzienti si giustifica invocando l'errore, e tra questi ci sono quasi tutti i nomi eccellenti: gli ex ministri Bersani e Livia Turco, l'ex capogruppo Mussi, che però non manca di segnalare il suo dissenso dalla scelta di arrivare a una soluzione bi-partisan, quell'astensione incrociata che ha permesso l'approvazione sia delle mozione della maggioranza che di quella del centrosinistra.
I dissenzienti, come Alfiero Grandi, rispondono accusando il capogruppo di aver deciso per l'astensione senza convocare l'assemblea del gruppo. "Con la votazione di tre mozioni in corso - si difende Violante - non sarebbe stato possibile chiedere un'interruzione per convocare il gruppo". Non aggiunge che a rendere impossibile la riunione del gruppo era stata invece la faticosa trattativa con gli altri gruppi della coalizione, pochissimo convinti dall'idea della soluzione bi-partisan.
Il vero nodo della questione è nei due modi diversi di intendere l'opposizione che hanno inziato a fronteggiarsi nell'Ulivo. Violante lo dice al termine del suo intervento: "Noi vogliamo fare un'opposizione che abbia come riferimento l'interesse del paese. Ci saranno dei momenti di coincidenza tra l'interesse del paese e una opposizione frontale, ma ce ne saranno altri in cui si arriverà a soluzioni diverse". Una formula molto diversa da quell'opposizione intransigente a cui pensano molti esponenti dell'Ulivo e della Quercia.
La spina più acuminata, per Violante, è però rappresentata da quel coro unanime che parla di resa sulla Tobin Tax, la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali che la maggioranza aveva chiesto di ritirare dalla mozione Burlando. "Non è vero che la abbiamo stralciata - spiega la presidenza del gruppo - è stata votata separatamente dal resto della mozione, e battuta, perché questo aveva chiesto il governo in base al regolamento".