Manifesto 24 giugno 2001 La
piazzata di D'Amato
BRUNO PERINI - INVIATO A S. MARGHERITA
" Con il popolo di Seattle non si tratta". "Dietro i
movimenti di piazza si nasconde una cultura antindustriale, antisviluppo,
antiglobalizzazione, antitutto... I casinisti della globalizzazione non portano da nessuna
parte... la demagogia semplicistica della piazza non aiuta la creazione di nuove regole...
con la piazza non si discute". Punto e basta. Parola di Antonio D'Amato. In assenza
di Silvio Berlusconi - che però da Portofino dice "sì al dialogo con parti sociali
e opposizione" - il presidente della Confindustria fa la parte del leone e perché
non ci siano dubbi sulla strada che devono intraprendere gli animal spirits del
capitalismo italiano ristabilisce l'ordine violato dai giovani industriali con la
relazione di Edoardo Garrone.
Ossessionato dalla "piazza", simile a un ottuso padrone delle ferriere degli
anni '50, molto più a destra di Ruggiero, dannoso anche per Silvio Berlusconi, il
presidente della Confindustria, dal podio di Santa Margherita, lancia una sfida insidiosa
e irresponsabile al popolo di Seattle.
Quando qualcuno gli fa notare che il ministro degli esteri sta mettendo "in
piazza" tutta la sua esperienza diplomatica per intessere un dialogo che attenui i
conflitti, lui risponde: "Fatti suoi". Ad Antonio, commentano i suoi amici più
perfidi, la piazza non piace, il presidente sta bene soltanto nella piazzetta di Capri.
Il convegno, iniziato con uno strappo, finisce dunque con una porta in faccia. Edoardo
Garrone, "il petroliere di Seattle", l'altro ieri aveva tentato un'operazione
disperata: spiegare ai suoi colleghi imprenditori giovani e meno giovani che il governo
della globalizzazione non si può realizzare in modo autocentrico o, peggio, tenendo come
unico parametro l'impresa o il Pil; e che i danni di uno sviluppo irrazionale del capitale
su scala mondiale ricadrebbero prima o poi anche sul mondo delle imprese. Non un progetto
rivoluzionario, quello del "petroliere di Seattle", ma un tentativo di aprire
uno spiraglio nel mondo industriale.
Antonio D'Amato, ieri, all'inizio delle sue conclusioni, liscia il pelo ai suoi
giovanotti, ringraziandoli per aver posto le questioni del giorno: "Come ex
presidente dei giovani industriali mi sono venuti i brividi, vi ringrazio per aver posto i
temi che rappresentano la vera frontiera della nostra epoca. Come presidente posso dirvi
che questo è il vostro ruolo ma che non sono d'accordo con tutte le vostre tesi". E
qui iniziano gli schiaffoni: "Noi dobbiamo dire alla bambina fotografata da Salgado
che le risposte non verranno dai movimenti di Seattle né dalle manifestazioni violente.
Saranno necessarie risposte responsabili e indipendenti da quello che avviene nella
piazza. E' vero, assistiamo a una crescente divaricazione tra paesi ricchi e poveri ma
l'unica soluzione è l'integrazione globale. I movimenti strumentalizzano questa
situazione e sono strumentalmente dalla parte dei paesi poveri. Usciamo dalle false
ideologie". D'Amato non raccoglie neppure la "cultura del limite" e si
limita a dire che va discussa, aggiungendo in modo ossessivo che "la globalizzazione
non si può risolvere con la risposta di piazza". Nelle sue conclusioni lo sconsolato
Garrone ha ricordato al suo presidente che le imprese non vivono in una torre d'avorio e
che fanno parte della società civile. Ma il presidente della Confindustria è sordo e
alla fine del convegno, nel corso di una conferenza stampa ribadisce la sua linea di
scontro: accusa i movimenti di essere portatori di un "ideologia manichea",
insiste nel dire che il G8 e i governi devono "prescindere dalle piazze" e che
"non si può dialogare con chi fa violenza".
Se sul terreno della globalizzazione Antonio D'Amato è a destra di Renato Ruggiero, a
proposito delle pensioni si colloca senza alcun dubbio a destra del ministro Roberto
Maroni. Il ministro del lavoro esclude che l'argomento pensioni entri nel Dpef? E cosa ne
pensa il presidente della Confindustria? Semplice: il tema delle pensioni ci deve entrare.
Il ministro prima o poi si convincerà della bontà di questa tesi. "Il Dpef - spiega
il capo degli industriali - è lo strumento per programmare la politica economica nei
prossimi tre anni e quindi dovrà tenere conto dei possibili impatti di una riforma come
quella delle pensioni".
Quando in conferenza stampa un giornalista chiede a D'Amato dell'assenza di Silvio
Berlusconi al convegno dei giovani industriali, il leone si trasforma in un agnello:
"Ci dispiace che il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, non sia intervenuto
ma lo capiamo. In questo momento è molto impegnato ad affrontare questioni e problemi di
governo". Come quello di "capire l'entità del buco nei conti pubblici", fa
sapere Silvio da Portofino. A Santa Margherita tutti sanno che le cose non stanno affatto
così: che il presidente del consiglio ieri ha tranquillamente dormito nella sua lussuosa
villa ligure e in serata è ripartito per Roma. Ed è probabile che non si sia fatto
vedere al convegno per non sbilanciarsi troppo proprio sull'appuntamento di Genova, dove
si giocherà una parte importante della sua credibilità.
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