Mnaifesto 5 luglio 2001

"Dalla parte dei poveri"
Parla Gino Barsella, direttore di Nigrizia: stiamo con gli antig8
M. DE C. *

A Genova il 21 luglio ci sarà, insieme ai confratelli missionari e ai tanti fratelli del "popolo di Seattle". Gino Barsella è direttore di Nigrizia, rivista cattolica dei padri comboniani, fonte accreditata sulle problematiche dell'Africa, che schiera una task-force composta da migliaia di missionari-informatori, impegnati sul campo in tutto il continente. Fra loro c'è padre Alex Zanotelli (ex direttore proprio di Nigrizia), che vive in Kenya negli slum di Nairobi. Barsella vede il papa e la chiesa più vicina al "popolo di Seattle" che alle ragioni dei potenti del G8: il magistero parla chiaro nel condannare le storture del capitalismo globale. Ma nota pure un necessario pluralismo fra i cattolici e, al loro interno, fra gli stessi esponenti del mondo missionario. L'ultimo numero di Nigrizia ospita in copertina una vignetta di Vauro, pubblicata in contemporanea su altri tre periodici (Carta, Linus e Altreconomia, come si può notare sopra), come segno di collaborazione tra giornali diversi, ma comunque antiliberisti.

I cattolici sono divisi in pro e contro il "popolo di Seattle". Perché?

Perché i cattolici sono parte della società, ne rispecchiano divisioni e contraddizioni. Non è pensabile una uniformità di giudizio. Un pluralismo è fisiologico, ma occorre poi assumere una posizione unica sulle questioni fondamentali.

Quali sono le differenze principali fra i due fronti?

Dipende dal modo con cui ci si rapporta di fronte al sistema economico mondiale. I documenti del papa e la dottrina sociale della Chiesa, criticando il comunismo, non risparmiano la condanna al capitalismo. La dottrina sociale della Chiesa è più evoluta rispetto alla gerarchia, che spesso ha una visione più capitalista: il G8 è il forum del paesi che possono risolvere i problemi perché di fatto ne hanno i mezzi. E' un atteggiamento paternalistico rispetto ai problemi dei paesi poveri, che nasconde gli interessi del capitalismo globale occidentale. Il totem è il profitto, il mantenimento del potere politico ed economico, mentre ai poveri si riservano le briciole. Si propina l'elemosina al posto della solidarietà e dello sviluppo, in un sistema che si nutre della presenza dei poveri. Per questo oggi tanti cattolici che cercano di tradurre in pratica il magistero sociale aderiscono al "popolo di Seattle".

Come giudica l'iniziativa di Genova del 7 luglio?

"Smarcarsi" è un limite, perché si tende a dividere e indebolire il movimento, ma l'importante è muoversi, alzare la voce. La sensibilità e la presa di coscienza sui temi del "popolo di Seattle" sono sempre più diffuse a livello di diocesi, bollettini parrocchiali, movimenti ecclesiali. Le prese di posizione dei cardinali Piovanelli e Tettamanzi rafforzano il movimento. E' comunque un bene che tutte le associazioni del "Manifesto ai leader del G8" abbiano preso posizione, unite, su questi temi.

Cosa pensa del manifesto contro il "popolo di Seattle"? Fra i firmatari c'è il suo "collega" Pietro Gheddo...

Sembra sia stata lanciata una grande controffensiva culturale di delegittimazione del movimento. Della firma di Piero Gheddo non mi meraviglio. Gheddo si è sempre distinto dal mondo missionario: è un conservatore, parla addirittura di neocolonialismo.

Come commenta l'incontro fra Berlusconi e il papa?

E' stata una grande operazione di immagine, ma non è sufficiente per guadagnarsi la fiducia della gente e dei cattolici della base.
* Lettera 22