Corriere della sera 9 luglio 2001
L’INTERVENTO

«Aids, la società civile ci aiuti a sconfiggerlo con il fondo globale»

Soltanto l’anno scorso l’Aids ha ucciso oltre tre milioni di persone nel mondo. Oltre cinque milioni hanno contratto il virus Hiv, di cui quasi quattro milioni in Africa. L’epidemia si propaga a un ritmo allarmante anche nell’Europa dell’Est e nel Sud e Sudest Asiatico. Nei Caraibi è diventata la principale causa di morte al di sotto dei 45 anni. Non possiamo più considerare l’Aids un problema di salute: è una questione di sviluppo globale, che minaccia di annullare i progressi raggiunti negli ultimi 50 anni. Ed è una questione di sicurezza internazionale: come tale, necessita di risorse mediche «da guerra» e di strategie rigorose. Si è creato un ampio consenso - tra le agenzie Onu, altri istituti internazionali e i donatori - attorno all’idea di un fondo fiduciario globale in grado di offrire sovvenzioni per il trattamento dell’Aids e di altre malattie infettive. E’ l’unica strada per disporre degli strumenti, anche finanziari, necessari a vincere questa lotta. Auspico e confido che gli Stati, le fondazioni benefiche, la società civile, il settore privato rispondano con generosità alla sfida. I fondi sinora destinati a contrastare l’epidemia non sono assolutamente sufficienti. L’anno scorso, il supporto complessivo per la lotta all’Aids nei Paesi in via di sviluppo era al di sotto del miliardo di dollari, meno di un terzo rispetto a quanto servirebbe alla sola Africa.
Sono inoltre indispensabili imponenti riduzioni nel costo dei farmaci. Al prezzo di 400-500 dollari l’anno sono oggi più accessibili di quando ne costavano 10.000, ma restano fuori portata per gran parte della popolazione infetta nei Paesi in via di sviluppo dove il reddito pro capite non raggiunge i 500 dollari l’anno e dove i governi spendono meno di 5 dollari a persona per la salute. Nel mondo meno avanzato l’attuale investimento nella lotta al virus Hiv si aggira sul miliardo e mezzo di dollari annuo. Sarebbero necessari 9 miliardi di dollari l’anno per i prossimi cinque anni.
La Banca Mondiale, in collaborazione con gli Stati africani, ha lanciato il Multi-Country Hiv/Aids Program (Map) per l’Africa: è un programma speciale, tra più Paesi, che l’anno scorso ha raccolto 500 milioni di dollari per aiutare dieci Paesi africani a progredire nella prevenzione e nella cura. Il Map mette a disposizione delle comunità e delle organizzazioni integrate nella società civile risorse significative, che hanno permesso di sviluppare alcuni tra gli interventi più innovativi anti-Aids. Per l’anno prossimo abbiamo pianificato un finanziamento di altri 500 milioni di dollari con il quale raggiungere altri 15 Paesi africani. Inoltre la Banca ha inaugurato un nuovo fondo di 150 milioni di dollari per la lotta all’Aids nei Caraibi e uno di altri 40 in Bangladesh. Questi stanziamenti riflettono la promessa che formulai lo scorso anno che nessun programma di lotta all’Aids sarebbe stato fermato per mancanza di risorse. Confermo quell’impegno. Ma nessuno da solo - né la Banca, né le agenzie di donatori, né gli Stati, né le organizzazioni non governative o il settore privato - sarà in grado di fornire il supporto necessario.
Vi è un altro elemento essenziale: la leadership. In troppi Paesi l’Aids, il sesso, la violenza sessuale, i preservativi sono temi che raramente vengono affrontati. Un numero sempre maggiore di leader comincia ora a rompere il silenzio. Ne servono altri. I Paesi ricchi devono dare l’esempio offrendo aiuto a chi non ha paura di parlare. Collettivamente abbiamo le risorse, e sicuramente tutti sappiamo quanto sia urgente impiegarle. Quello che spesso manca è la volontà politica.
Impegniamoci con il G-7 e il sistema delle Nazioni Unite a costituire un fondo globale. Invitiamo la società civile a prendere parte a questa campagna. Il suo contributo potrebbe essere enorme: il suo ruolo è stato infatti cruciale in tutti quei Paesi che hanno contrastato l’Aids con successo. Armiamoci e mostriamo che insieme non siamo impotenti: diamo una svolta alla nostra lotta globale all’Aids.

*Presidente della Banca Mondiale