Manifesto 29 giugno 2001

"Prima vittoria"
Spiragli di dialogo dopo l'incontro di ieri a Roma tra i ministri Ruggiero e Scajola e il Genoa social forum. Nessuna trattativa sui contenuti, ancora aperta la questione dell'accoglienza. Domani a colloquio con De Gennaro
CINZIA GUBBINI - ROMA

Uno a zero per il Genoa social forum, ma la palla torna al centro. Tutti i particolari tecnici del controvertice di luglio si discuteranno domani, quando i rappresentanti del Gsf incontreranno a Genova il prefetto della città, il questore e il capo della polizia. Ma l'incontro di ieri alla Farnesina tra il ministro degli esteri Ruggiero, quello degli interni Scajola e sette rappresentanti del Genoa social forum non è da dimenticare. "Oggi abbiamo raggiunto due grandi vittorie - ha dichiarato all'uscita il portavoce del Gsf, Vittorio Agnoletto - prima di tutto il governo ha riconosciuto il diritto a manifestare nei giorni del G8, in secondo luogo ha dovuto riconoscere che un confronto con noi è indispensabile". D'altra parte i due ministri si sono guardati bene dal fare concessioni esplicite, e dietro l'angolo c'è il rischio che il governo tenti di trascinare la discussione per giorni, impedendo di fatto l'organizzazione del controvertice. Che non si risolve nelle manifestazioni: ieri Agnoletto aveva sottobraccio la bozza del Public Forum, evento centrale del controvertice, a cui parteciperanno importanti personalità nazionali e internazionali per approfondire i temi della lotta alla globalizzazione selvaggia. "Quello di sabato è l'incontro ultimativo - ha sottolineato Agnoletto - non ci faremo trascinare in una trattativa".
Intanto, ieri, altra "vittoria" da non sottovalutare, è stata ufficialmente smentita la notizia sull'utilizzo dell'esercito diffusa dal neopresidente del Consiglio, Gianfranco Fini: "Sarà presente un piccolo contingente dell'esercito, ma non avrà compiti di ordine pubblico - ha spiegato l'impassibile Scajola, assestando un bello schiaffo in faccia a Fini - l'esercito avrà solo compiti di tutela degli obiettivi sensibili all'aeroporto e dove si trovano le navi".
Ma cosa si sono detti per un'ora l'ex direttore del Wto, l'ex sindaco di Imperia e sette qualificati esponenti del movimento di base? L'iniziale imbarazzo provocato dall'iniziativa della Rete no global (un bossolo raccolto a Sarajevo spedito al ministro Scajola, per stigmatizzare la violenza) è stato rotto agevolmente. Il Gsf ha specificato che si trattava di un'iniziativa autonoma della Rete no global, e che comunque il messaggio era chiaramente simbolico, come spiegava la lettera allegata. Da parte sua Scajola ha stemperato i toni scherzando: "preferisco i figli dei fiori ai figli dei bossoli". Dopodiché si è entrati nel vivo, e tra le ambiguità del caso è venuta fuori qualche novità. La prima riguarda la "zona gialla", nessuno ha detto che verrà cancellata, ma Scajola ha ammesso: "fino alla settimana scorsa poteva avere un senso, perché non sapevamo dove sarebbero state dislocate le delgazioni ufficiali. Ora lo sappiamo, e la zona gialla non è certo un mito". E' ormai sicuro, inoltre, che il grosso dell'accoglienza e il Public Forum verranno approntati a Levante, anche se lo stadio Marassi probabilmente non sarà concesso. Sembra, poi, sostanzialmente superato il problema delle autostrade: il casello dell'autostrada di Levante dovrebbe essere eliminato. Ma i problemi restano. Innazitutto il governo sarebbe orientato a far rimanere chiuse le due stazioni ferroviarie principali, Principe e Brignole, lasciando aperta soltanto Nervi. "Organizzeremo un trasporto di bus-navetta", ha proposto Scajola. "Da pazzi - ha replicato Agnoletto - significherebbe spostare centinaia di persone con i pullmini, ce ne vorrebbero migliaia". L'altro punto da chiarire è quello delle frontiere, che per il Gsf devono essere inequivocabilmente aperte. Il governo, invece, intende riservarsi il diritto di "fare controlli". Insomma, molte questioni soltanto apparentemente tecniche sono ancora da definire. Fondamentale, quindi, l'incontro di domani per capire se il diritto a manifestare è riconosciuto soltanto di principio o anche nei fatti.
Ovviamente anche ieri Ruggiero non ha mancato di sottolineare che quello di Genova "sarà un G8 aperto", nella cui agenda sono iscritti gli stessi temi del movimento, dalla riduzione del debito alla lotta all'Aids. Durissimo Agnoletto: "Parliamo due linguaggi totalmente differenti - ha dichiarato - c'è una distanza incommensurabile tra chi vuole globalizzare i diritti umani e chi pensa sia importante globalizzare i mercati e i profitti. Se dei contenuti del vertice del G8 si deve parlare - ha proseguito - vogliamo un confronto in sede istituzionale, e quindi con i capigruppo e i presidenti delle camere. Ci sembra l'unica sede consona". Basterà tanta chiarezza ad arrestare gli stucchevoli ammiccamenti del ministro? Intanto ieri se n'è fatto il pieno. Ruggiero ha annunciato che al vertice del G8 potranno partecipare anche alcuni capi di stato africani e "personalità di indiscussa autorità morale", ma in "sessioni diverse". I nomi sono stati concordati con Berlusconi e Ciampi, si tratta di: Nelson Mandela, Sadako Ogata, Coretta King, Abdul Saater Edhi, Luciano Mendes, Amartya Sen, Mary Robinson, Rigoberta Menchù e Martti Ahtissari.