La Repubblica 1 luglio 2001 Prodi e PadoaSchioppa, invito al dialogo "Ascoltiamo quelli che non hanno voce" Il presidente della Commissione Ue: è questo il vero significato della globalizzazione MARCO MAROZZI CAMALDOLI - «Il vero, grande significato della globalizzazione è ascoltare la voce di coloro che non esistono». Romano Prodi racconta così lo spirito con cui, da presidente della Commissione europea, andrà al vertice genovese del G8. Lo fa fra i cardinali, i politici cattolici, i confronti intellettuali, i ritiri spirituali e le preghiere collettive dell'eremo di Camaldoli. Al suo fianco Tommaso Padoa Schioppa, l'italiano ai vertici della Banca centrale europea, tratteggia il «buon esempio», ma anche le debolezze, che l'Europa può dare verso una globalizzazione governata, umana. Un concetto che esplode con grande forza nel giorno in cui i vescovi liguri hanno inviato ai loro fedeli la lettera pastorale che dal G8 prende spunto. Un fronte - fra chi è considerato esso stesso potente - si sta formando per cercare di portare una parola diversa al raduno genovese dei ricchi del mondo. «E' necessario - dice Prodi - rendersi conto in modo totale anche dei problemi di coloro che non esistono, che non esistono neppure nella protesta. Il nostro compito è ascoltare questa voce e tradurla in politica». Prodi è quindi tornato a fare l'esempio di Goteborg, dove i singoli capitoli dell'agenda «non solo valevano la pena di essere letti, ma anche condivisi. Però - ha sottolineato - bisognerebbe fermarsi lì: il resto non è assolutamente ammissibile. Poi bisogna anche capire, che queste riunioni hanno una loro assoluta necessità». Ma se suo figlio volesse andare a Genova? «Là ci sarà di tutto, - è la risposta - ci saranno tantissimi che verranno a portare la parola di coloro che non sono ascoltati. Non avrei certo nulla da obiettare». No alla violenza, insiste, ma sì a un «dialogo diretto, prolungato, personale». Il presidente della Commissione narra la sua angoscia «per documenti dell'Europa che, come a Goteborg, potrebbero essere scritti da Greenpeace, ma che dai ragazzi in piazza vengono contestati». «La crisi della globalizzazione si risolve con più globalizzazione» gli risponde Padoa Schioppa, evocando un apparente paradosso: il problema della globalizzazione non è nella troppa forza delle istituzioni internazionali - di cui quelle europee sono un «buon esempio» - ma nello loro debolezza. E il gap innegabile con i cittadini si recupera solo, aggiunge, aumentando la democrazia di organismi che troppo spesso sembrano lontanissimi, quasi nemici. Tre i livelli quindi di risposta: prima di tutto - sostiene Padoa Schioppa - «rafforzare le istituzioni internazionali esistenti», «rendere più democratico il processo di decisione e riconoscere che vi può essere una pluralità dei livelli di governo e che la rinuncia dei governi nazionali un esercizio assoluto del potere non significa che i governi nazionali non abbiano più alcun potere». Si tratta di soluzioni sulle quali l'Europa ha già dato un buon esempio, diventando il luogo della possibile soluzione. «Questa è partita dall'economia che era stato il luogo originale del conflitto, proponendo un obiettivo apparentemente semplice e in realtà gigantesco: quello della libera circolazione dei beni, dei servizi, dei capitali e delle persone». |