Il Nuovo 25 giugno 2001
 

G8: anche la polizia protesta

 

Le forze dell'ordine saranno stivate in luoghi inospitali, una doccia ogni trenta persone. E il coordinamento coi carabinieri non ci sarà. La rabbia dei sindacati degli agenti.

di Gianni Cipriani

 

ROMA - Secondo i piani, per sorvegliare il G8 è previsto l’impiego di migliaia di poliziotti, carabinieri e anche militari. Un vero e proprio “esercito” che ha creato una vera e propria emergenza logistica, lungi dall’essere risolta. Al momento, se non interveranno nuove soluzioni, gli agenti saranno poco meno che ammassati in locali, traghetti ed ex magazzini, in alcuni casi potendo disporre – in pieno luglio – di non più di una doccia ogni 30 persone. Inutile dire che un po’ di malumore esiste. Anzi, molto malumore.

“Certo saranno giorni impegnativi – spiega Claudio Giardullo, segretario generale del Silp-Cgil, uno dei sindacati di polizia – siamo chiamati ad un impegno straordinario, sia da un punto di vista operativo che logistico. Speriamo che la situazione che ci troveremo di fronte alla fine sia meno preoccupante di altre che abbiamo dovuto affrontare in passato”.

Ma come ci si sta preparando?
"Diciamo che, al momento, siamo assolutamente insoddisfatti per l’aspetto logistico. L’abbiamo anche sottolineato nel tavolo di confronto con l’amministrazione che si è aperto da qualche settimana. Certo, si è aperto in ritardo. Ma possiamo discutere delle condizioni di sicurezza degli operatori e dei mezzi tecnici che saranno a nostra disposizione.

E del fatto che, in alcuni casi, farsi una doccia sarà quasi un’impresa?
"E infatti, Lo ripeto, la situazione è del tutto insoddisfacente. C’è molto malumore tra gli agenti. Noi stessi abbiamo verificato di persona alcune situazioni, non abbiamo sottovalutato questo aspetto: pensi che alcuni di noi sono anche andati a Cipro a verificare la condizione dei traghetti che nei giorni del G8 dovranno essere portati a Genova per ospitare i nostri agenti. Non solo: nel complesso che è stato allestito vicino alla Fiera, il rapporto tra spazio disponibile e numero di persone che dovranno essere alloggiate è tale che, per l’eccessiva densità, le condizioni di vivibilità saranno davvero precarie. Altri malumori stanno venendo da agenti che sono già a Genova, che dovevano essere aggregati solamente per 15 giorni e che invece continuano a rimanere lì in una situazione difficile".

La logistica è insoddisfacente. Inoltre da giorni si parla del G8 evocando i rischi di guerra, di terrorismo, di assalti. Non c’è il rischio che dopo aver subito questo “bombardamento” i poliziotti possano arrivare all’appuntamento poco sereni, con il rischio di seguire più gli impulsi che il raziocinio?
"Il rischio c’è, non c’è dubbio. Non c’è alcuna volontà di sottovalutarlo. Certo, alcuni segnali sul pericolo terrorismo sono reali. Ma dobbiamo evitare assolutamente di far arrivare a Genova i poliziotti con una, chiamiamola così, sindrome di accerchiamento, come persone chiamate a dover fronteggiare una vera e propria guerra. Senza sottovalutare nulla, sappiamo che così non è. Per questo alcuni allarmismi eccessivi possono solamente far aumentare lo stress degli uomini delle forze di polizia".

Ma siete preparati? Il numero di uomini impiegati è adeguato al tipo di evento?
"Sì, siamo preparati. Anzi, rispetto al passato c’è una maggiore preparazione preventiva. Ma qualcosa mi lascia perplesso".

Cosa?
"Il coordinamento. In occasione del G8 è stato deciso di controllare tutto da una sala operativa unica. Ma i carabinieri utilizzeranno la loro. Certo, è fuori dubbio che faranno il massimo. Però dopo tanti discorsi sulla necessità del coordinamento, dopo aver sostenuto che una visione unitaria aiuta ad individuare meglio  i problemi e a risolverli più celermente, mi sembra che il G8 sia un’occasione mancata".

Se si può fare una previsione: per le forze di polizia che tipo di esperienza sarà alla fine Genova?
"Da un punto di vista tecnico, l’occasione per misurarci con una problematica nuova e anche sperimentare nuovi mezzi. C’è la necessità di poter dialogare con la controparte e poi siamo chiamati ad un impegno di ordine pubblico che, però, è inserito in un contesto a rischio terrorismo. Faremo esperienza".